A fronte di un ritardo di due anni per l’approvazione definitiva del regolamento europeo sulla protezione dei dati, il 4° Privacy Day Forum organizzato da Federprivacy, registra una presenza di oltre 550 addetti ai lavori intervenuti da tutta Italia nella città della torre pendente per
orientarsi in vista dei prossimi sviluppi normativi, con l’entrata in vigore di nuove regole che varranno per tutti i 28 Stati membri UE.
La questione della protezione dei dati personali e delle frodi telematiche è tutt’altro che un fattore di poco conto e mentre l’iter della normativa alterna fasi di accelerazione a momenti di incertezza, il progresso della tecnologia, il veicolo più potente della trasmissione di dati personali, avanza senza tregua, rischiando di lasciare un vuoto troppo grande da colmare e di cui i colossi del web possono approfittare utilizzando a loro piacimento le informazioni personali degli utenti.
I “cyber criminali” inoltre, possono trarre enormi vantaggi dal fatto che, in assenza di regole rigide e applicate, le Imprese tendono a trascurare l’adozione di misure di sicurezza, diventando spesso inconsapevolmente vulnerabili ad attacchi di hacker senza scrupoli, a maggior danno del cittadino, vittima diretta della frode digitale.
Dopo il benvenuto dell’Ing. Ottavio Zirilli, direttore del CNR di Pisa che ospita l’evento, l’apertura dei lavori è stata affidata all’Avv. Rosario Imperiali che ha sottolineato l’urgenza di vedere a breve nuove regole in materia di data protection, ricordando che “occorre un nuovo patto, che richiede una iniezione etica”.
In rappresentanza del Garante della protezione dei dati personali, è intervenuta la Prof.ssa Licia Califano, membro del Collegio guidato da Antonello Soro, che riflettendo sul difficile equilibrio tra apertura alle nuove tecnologie e la tutela dell’interessato, ha annunciato l’imminenza del nuovo regolamento europeo: “La sua approvazione rivoluzionerà l’intero settore del data protection così come finora l’abbiamo conosciuto: sia per quanto riguarda l’impatto che esso avrà sugli ordinamenti nazionali, sul piano dell’adeguamento normativo, sia rispetto ai grandi stakeholders mondiali nell’ambito dell’applicazione territoriale”.
A riscatto della “Rete” però, la Prof.ssa Califano ha ricordato come lo sviluppo di nuove tecnologie abbia rafforzato nella collettività la convinzione che la circolazione delle informazioni sia sinonimo di progresso.
Per fare l’esempio più significativo, la Rete è ormai parte fondamentale nella vita del cittadino, ne rappresenta uno spazio di libertà, un’occasione per partecipare a dibattiti che animano la società civile e una fonte di informazione e di formazione importante e costante. La mission di chi opera per la tutela degli utenti è ricordare – se non imporre – a tutti gli operatori che – come da raccomandazione n. 6/2014 del Consiglio d’Europa – “il riconoscimento di diritti e doveri non debba subire eccezioni nel mondo della Rete”.
Lo scenario Italiano dove la privacy è stata per anni percepita quasi esclusivamente come una burocrazia noiosa, offre secondo Alessandro Acquisti – Professore di Economia della privacy all’Heinz College della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania – molte riflessioni sulle quali meditare.
Grazie a una ricerca condotta negli Usa, avvalendosi di un software di riconoscimento facciale basato sui dati di Facebook, egli ha infatti ridefinito le convinzioni abituali intorno al senso comune della privacy, arrivando a dimostrare come gli uffici del personale siano influenzati nelle loro decisioni dalle informazioni e dalle immagini nei profili facebook dei candidati.
L’alto ufficiale Rapetto, intervenuto al Forum in veste di professore e di esperto, non nasconde una sincera preoccupazione sul futuro della sfera personale dei cittadini e delle aziende: “Le carenze culturali e organizzative, insieme alla lentezza della produzione normativa che non riesce a tenere il passo con l’evoluzione tecnologica, sono una ferita difficile da rimarginare: le violazioni della riservatezza crescono in misura esponenziale e la diffusione irrefrenabile di dispositivi mobili incrementa la vulnerabilità senza che aumenti minimamente la sensibilità individuale o collettiva”.
Altro intervento di spessore quello del dottor Francesco Pizzetti, Presidente del Garante nello scorso settennato, che ha fatto una panoramica sulla figura del data protection officer (il c.d. privacy officer), ruolo fondamentale per il trattamento dei dati personali e che può essere ricoperto solo da veri esperti della materia, avendo l’arduo compito di garantire l’adozione delle misure di sicurezza e l’applicazione esatta delle future regole dettate dal Regolamento Europeo. Un professionista che deve poter operare in piena autonomia e indipendenza e che dovrà quindi possedere alte competenze così come richiesto dalle stesse regole che saranno dettate da Bruxelles.
La chiosa del Presidente di Feder Privacy, Nicola Bernardi, ha infine posto l’accento sul messaggio lanciato dai maggiori esperti di settore e dai rappresentanti delle Istituzioni: “Questa edizione del Privacy Day Forum al CNR ha segnato un significativo salto di qualità, sia per la prestigiosa collaborazione con l’Area della Ricerca, sia perché finalmente siamo riusciti a lanciare un messaggio importante, cioè che la privacy non è burocrazia, ma un diritto fondamentale del cittadino, e la normativa in materia serve per tutelarlo e non deve essere considerata come un fastidioso onere che comporta costi superflui, ma un valore aggiunto a protezione di dati che sono veri e propri asset.”