Si parla di elettroshock domani sera al Centro Poliedro di Pontedera. L’occasione è la presentazione del libro Elettroshock. La storia delle terapie elettroconvulsive e di chi le ha vissute a cura del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud (Edizioni Sensibili Alle Foglie)
“Negli ultimi anni è aumentato in Italia l’uso dell’elettroshock per i pazienti psichiatrici, ad oggi in Italia i presidi sanitari che praticano l’elettroshock sono 91 tra cliniche pubbliche e private; dieci anni fa erano 9. Nel 2008, un gruppo di psichiatri convinti sostenitori dei benefici della TEC rivolsero una petizione al Ministero della Salute affinché si aprisse «almeno» un istituto per la somministrazione dell’elettroshock per ogni milione di abitanti. Visto che le strutture che oggi eseguono la TEC sono novantuno, ora esiste un presidio attrezzato per effettuarla per ogni 500.000 abitanti. Ovvero il doppio dell’obiettivo che voleva essere raggiunto.
All’interno delle strutture sanitarie vengano fatte campagne di screening preventivi finalizzate all’incentivazione di tale terapia soprattutto per quanto riguarda ipotetici problemi di depressione post partum dove la TEC viene addirittura proposta quale terapia adeguata e meno invasiva per le neo mamme rispetto ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio o volontario che impieghi gli psicofarmaci.
“Le modifiche nel trattamento (anestesia totale e farmaci miorilassanti che impediscono le contrazioni muscolari, in precedenza diffuse a tutto il corpo con la conseguente rottura di denti ed ossa) riescono solo a camuffare gli effetti esteriori dell’operazione rendendola forse più ammissibile da un punto di vista estetico, ma non cambiandone la sostanza: una scarica di corrente elettrica costante di 0,9 ampere sui lobi frontali o sull’emisfero cerebrale non dominante -TEC monolaterale- che provoca un’intensa crisi convulsiva durante la quale il cervello aumenta il suo metabolismo, il flusso e la pressione sanguigna. Tutto questo provoca un danneggiamento alla barriera emato-encefalica (la barriera di protezione contro le sostanze nocive) e all’equilibrio biochimico del nostro cervello (viene inibita la sintesi delle proteine e di RNA e aumenta notevolmente il livello di neuro-trasmettitori e di alcuni enzimi).
A seguito del trattamento si riscontrano molti e gravissimi effetti collaterali, quali gravi e ampie perdite di memoria, la rottura di vasi sanguigni cerebrali (micro emorragie cerebrali), regressione della capacità discorsiva, persistenti emicranie, problemi cardio-circolatori e riduzione della massa cerebrale (atrofia cerebrale).
L”a terapia elettroconvulsivante viene portata avanti da psichiatri di impronta organicista che, con i loro metodi autoritari, invasivi ed offensivi della dignità umana, compromettono seriamente la salute di milioni di persone, prima prescrivendo farmaci e poi, quando questi non producono nel paziente i risultati sperati, o meglio, quando non si sa più che pesci prendere, suggerendo l’elettroshock, che giova alla “cura” della depressione e della tristezza nella misura in cui provoca vuoti di memoria, apatia e demenza.
“L’elettroshock è l’unico trattamento delle shock terapie, che prevede come cura una grave crisi convulsiva, mai dichiarato obsoleto. Anzi, si è cercato di modernizzarlo, sin dai primi anni.
È proprio relativamente all’attuale e globalizzato panorama d’impiego dell’elettroshock, poco trasparente e condiviso, che continuiamo a porci domande come queste:
Perché questo trattamento medico – che per stessa ammissione di molti psichiatri che lo hanno applicato e che continuano ad applicarlo – utilizzato in passato come metodo di annichilimento dell’umano, come strumento di tortura, come mezzo repressivo contro la disobbedienza, non
viene dichiarato superato dalla storia?
È sufficiente praticare un’anestesia totale per rendere più umana e dignitosa e legittima la sua applicazione?
Durante la sua applicazione pratica, si sta ancora immettendo corrente elettrica verso il cervello di un proprio simile oppure si effettua un intervento equiparato ad ogni altra operazione chirurgica peraltro senza usare bisturi? Possono dei benefici temporanei, che per avere effetto devono comunque essere accompagnati dall’assunzione di psicofarmaci, essere un valido motivo per usare questo trattamento?
Si possono ignorare gli effetti negativi dell’elettroshock?
“La validità scientifica del metodo ancora oggi non è provata e i meccanismi di azione della TEC non sono noti. Per la psichiatria «rimane irrisolto il problema di come la convulsione cerebrale provochi le modificazioni psichiche» e «non è chiaro quali e in che modo queste modificazioni (dei neurotrasmettitori e meccanismi recettoriali) siano correlate all’effetto terapeutico» (G.B.Cassano, Manuale di Psichiatria).
“Ci teniamo a ribadire che nonostante le vesti moderne l’elettroshock rimane una tortura, una disumana violenza e un attacco all’integrità psicologica e culturale di chi lo subisce. Insieme ad altre pratiche della psichiatria come il TSO (trattamento sanitario obbligatorio), l’elettroshock è un esempio se non l’icona della coercizione e dell’arbitrio esercitato dalla psichiatria”.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
PONTEDERA giovedì 12 giugno
c/o Centro Poliedro piazza Berlinguer
ore 21 presentazione del libro
per info:
www.artaudpisa.noblogs.org
antipsichiatriapisa@inventati.org
[Foto di Jano De Cesare – Flickr[/box]
Tremendo e scioccante che nel 2014 si pratichi ancora una tortura del genere