Dipinti, stampe, sculture, libri e oggetti per ricostruire il mito di Galileo Galilei fra Ottocento e Novecento. È la mostra che ha aperto i battenti sabato al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (aperta fino al 15 ottobre). Nel 450 esimo aniversario della sua nascita, Pisa rende ancora omaggio allo scienziato a cui ha dato i natali attraverso un percorso che documenta la fortuna che Galillei ha avuto nell’immaginario moderrno e contemporaneo, in cui riveste un ruolo di primaria importanza.
Galileo incarna il mito del genio universale dotato di superiori capacità intellettuali e morali, capace per questo di svelare all’umanità i segreti più riposti della natura. Diventa così il protagonista di ritratti e scene che compongono una complessa biografia illustrata, venata di accenti risorgimentali o positivisti, ma anche un testimonial di sicuro successo per l’industria e il commercio, offrendo il volto a una serie di marchi più o meno celebri.
Il viaggio attraverso il mito di Galilei si aricola a Palazo Lanfranchi in tre sezioni che raccono le moltieplici declinazioni del suo mito.
La biografia dipinta – Sull’onda lunga della fiorente pubblicistica promossa in occasione di celebrazioni agiografiche e apologetiche o di specifiche ricorrenze legate all’epopea galileiana, nel corso dell’Ottocento prese corpo un’affollata galleria di dipinti destinata ad illustrare alcuni momenti chiave della biografia dello scienziato: le scoperte celesti, il rapporto con gli allievi e il processo. Episodi ben delimitati cronologicamente che svolsero la funzione di catalizzare l’attenzione sulla sua parabola umana e scientifica, che tuttavia talvolta prestava il fianco a linee di lettura polisemiche che lasciavano intravedere possibilità di sviluppi diversi, se non contrastanti. Sulla scena dell’abiura, ad esempio, si proiettarono contenuti etici, civili e didascalici, da un lato per esemplificare la supremazia intellettuale e spirituale di Galileo, campione emblematico anche per civiche virtù, dall’altro per veicolare sentimenti anticlericali e ideologie risorgimentali. Nella mostra sarà presente un’accurata selezione di opere destinate a dare conto del fenomeno, come le litografie di Ulacacci o quelle di Eugène Pontus Jazet, stampate a Parigi.
Il volto di Galileo – La sezione, che comprende opere di Giovanni Rocca, Luigi Travalloni, Pietro Benvenuti, Jean Baptiste Fortuné de Fournier e altri protagonisti dell’arte del XIX secolo, presenta una serie di ritratti di Galileo che accompagnano in tutta Europa la dilagante moda di corredare le biografie dei grandi con struggenti ritratti. Il celebre ritratto eseguito da Justus Suttermans, vera e propria icona del sommo scienziato, fu più volte copiato da intere generazioni di artisti, “dilettanti” e semplici copisti in pellegrinaggio alla galleria degli Uffizi.
Galileo icona pubblicitaria – Particolarmente curiose sono le cosiddette «carte povere»: una significativa produzione di gadget pubblicitari, talvolta assai popolari, che da va dal segnalibro alle figurine, dai menù ai calendari, dalle cartoline ai manifesti e ai francobolli, documentando un fenomeno assai diffuso e di grande interesse culturale. Si tratta di un capitolo della fortuna galileiana ancora poco studiato ma che coinvolge, tra XIX e XX secolo, importanti brand e grandi firme della pubblicità. Come ad esempio Gian Emilio Malerba che nel 1910 firma la copertina della «Rivista mensile del Touring Club Italiano», raffigurando Galileo intento ad osservare Saturno per la Cinzano; un segnalibro stampato dalle Officine Belforte di Livorno per conto della rinomata Fila, la fabbrica italiana di matite; i francobolli realizzati da Corrado Mezzana nel 1942 in occasione del quarto centenario della morte di Galileo; e soprattutto l’immagine dello scienziato pisano con la piazza del Duomo sullo sfondo incisa dall’abile Trento Cionini per la vecchia banconota delle “Duemila lire”.
Curata da Federico Tognoni, la mostra Galileo: il mito tra Otto e Novecento è realizzata dal Museo della Grafica, dal Comune di Pisa e dall’Università di Pisa, con la collaborazione degli Amici dei Musei e Monumenti Pisani e i patrocini della Regione Toscana, Provincia di Pisa e Museo Galileo di Firenze.
www.museodellagrafica.unipi.it
Esopo si esprimeva mediante favole, Gesù con parabole, Galileo Galilei a volte, per le sue scoperte astronomiche con anagrammi in latino, che risultavano veri anche quando venivano male interpretati. Se la fine di Esopo precipitato da una rupe dagli abitanti di Delfi, ricorda l’inizio della vita pubblica di Gesù alla sinagoga di Nazaret. Il processo finale di Galilei ha affinità con il processo subito da Gesù dal sinedrio ebraico. Pur con i dovuti distinguo entrambi erano portatori di una verità che in quel momento non potevano dimostrare compiutamente. I geni hanno una vita simile, e spesso un volto somigliante. Galileo Galilei oltre al nome, aveva da anziano un volto che ricorda nei lineamenti quello della Sindone di Torino. Cfr. ebook. (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.
Gentile Massimo
tutto bello il commento all’articolo, che ti fa anche riflettere, peccato le ultime due righe
cordialmente