“Il vuoto è là dove apparentemente c’è il centro”.
Così il prof. Agostino Petrillo del Politecnico di Milano ha chiosato una sua lezione aperta presso il fu Ex-Colorificio Liberato di Pisa a proposito della ritrovata centralità delle periferie nel processo rigenerativo del territorio. E che cosa diventano le nostre città in piena estate se non contenitori di afa e di tedio, incapaci di rispondere alla domanda di socialità, di cultura che dei pochi rimasti e di chi certamente le visiterebbe più volentieri se fossero più ricche di proposte?
Il Musicastrada Festival, che da quindici anni propone oltre venti concerti di artisti nazionali e internazionali completamente gratuiti distribuiti sulla provincia di Pisa, sceglie la valorizzazione dei suggestivi borghi disseminati nella campagna pisana, rappresentando così un itinerario sonoro capace di scaraventarti dal folk all’ r&b in sole 24 ore e da Buti a Monte Castelli Pisano in poco più di una settimana. Raccogliere le migliori proposte musicali del momento dalla periferia dell’impero e grazie ad esse ripopolare le nostre periferie fatte di colli e campi appena mietuti: pievi, piazze, patii gremiti, all’insegna della qualità e dell’aggregazione.
Il debutto della quindicesima edizione del Musicastrada, il 15 Luglio, ha visto protagonisti i Violons Barbares, un terzetto meticcio che ha trasformato la piccola piazza di Buti in un crocevia di suoni che dall’impero di Tamerlano hanno fatto tappa in Bulgaria per poi stabilirsi in Francia, patria indiscussa della world music. Prendetevi il tempo di ascoltare i vocalizzi “dall’oltretomba all’ultrasuono” di Dandarvaanchig Enkhjargal, le corde maltrattate di Dimitar Gougov, le percussioni galoppanti di Fabien Guyot.
A Montopoli Val d’Arno due nomi del jazz internazionale che non hanno bisogno di presentazione: Rosario Bonaccorso e Fabrizio Bosso, accompagnati dal grande chitarrista brasiliano Roberto Taufic in un peregrinare coast to coast, a partire dall’esperienza personale, dai viaggi reali, dai sogni e dagli incontri fatti dai musicisti stessi in particolari località accomunate dal miraggio, il desiderio, il godimento del mare. E fortunatissimi gli abitanti del paese, attesissimi in piazza, sotto la torre, anche lunedì 28 per un’altra serata jazz, con lo spettacolo “7 Modi” di Stefano Cocco Cantini.
La troupe di Musicastrada si è spostata di poco il giorno dopo, meta Castelfranco di Sotto, per la prima volta investita dalla bellezza del festival e dall’energia dei Kermin, un quintetto di musicisti di origine salentina accompagnati da un violoncellista iraniano che ha fatto la differenza: musica popolare, cenni balcanici, ritmiche incalzanti, tanto Mediterraneo.
Braccio destro di Robert Plant per un decennio, attualmente impegnato nella presentazione del suo ultimo lavoro “Lost in the wilderness”, Innes Sibun, il bluesman ritenuto “national treasure” dai principali magazine del settore, si è esibito a Calcinaia assieme a due tournisti eccezionali, quali Alberto Gurrisi all’hammond e Matteo Sodini alla batteria: un’interpretazione ineccepibile di quel sentirsi blue che pochi “white men” hanno la capacità di restituire.
La sera seguente, sempre a Calcinaia, centinaia di persone hanno accolto tutta New Orleans, trasportata oltreoceano dalla semiacustica di Luke Winslow King, accompagnato dalla washboard di Esther Rose e dalla chitarra labronica più emozionante di sempre, suonata a piedi scalzi, di Roberto Luti.
Giovanissimi interpreti di un gusto squisitamente anni’40, pittori sonori del delta del Mississipi, attendiamo solo di vederli protagonisti delle grandi rassegne internazionali.
E a Pisa invece… attenziò concentraziò
Musicastrada è un gioiellino di rassegna. Comunque la chitarra è una resofonica…