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ClassiQue #1

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Se sei stupido e povero -fai il chierico; se sei stupido e ricco -fai il fittavolo; se sei stupido, nobile ma povero -fai quel che puoi per guadagnarti il pane. Ma se sei stupido, nobile e ricco – allora fai ciò che vuoi; solo, non fare l’uomo di genio: quello vorrei farlo io.
W.A. Mozart su un biglietto stampato in proprio e distribuito durante un ballo in maschera dove si era presentato vestito da filosofo indiano – 15 febbraio 1785

Usando testualmente le parole di Renato Di Benedetto, “per azzardare una metafora un tantino irriverente”, possiamo identificare la nascita della figura del musicista moderno intorno ad una precisa circostanza temporale. Per intendersi, un personaggio tipo un Mick Jagger qualsiasi non sarebbe mai potuto essere senza che, nell’aprile del 1781, il conte Karl Arco licenziasse l’estroverso Trazom (come si firmava il nostro caro Wolfang Amadeus in alcune occasioni) dal ruolo di organista del duomo presso la corte Acivescovile di Salisburgo assestandogli come trattamento di fine rapporto una sonora e “sacrilega” pedata sul fondo della schiena.
Ci voleva insomma un bel calcio nel culo, per proiettare il mestiere del musicista dipendente dentro alla condizione di libero professionista; facendone di conseguenza e a tutti gli effetti un precario.

Dovranno passare 195 anni perché si verifichi un episodio della stessa importanza storica.
Il 1º dicembre 1976 Bill Grundy durante il suo Today Show induce Steve Jones a pronunciare in diretta una sequela di oscenità che faranno entrare dalla porta principale il neonato punk-rock nelle stanze della cultura musicale occidentale, riformandone le basi e influenzandone totalmente la concezione audio-visiva fino all’epoca attuale. Da notare sarebbe che, due settimane prima, nello stesso programma furono ospiti i Throbbing Gristle, un gruppo di oltraggiosi e sperimentalissimi musicisti-situazionisti che si rifiutarono di cadere nel trappolone di Grundy bevendo grandi tazze di tea e rispondendo amabilmente alle domande poste.

Non deve stupire invece che Mozart, messo nelle stesse condizioni, si sarebbe comportato esattamente come il chitarrista dei Sex Pistols:
“Solo, niente atteggiamenti servili, perche’ non li posso soffrire”
[ lettera al padre, 10 dicembre 1777 ]
oppure
“Lei sa bene che gli amici migliori e piu’ sinceri sono i poveri: i ricchi non sanno neppure che cosa sia l’amicizia, soprattutto coloro che sono nati ricchi”
[ lettera all’abate Bullinger, 7 agosto 1778 ]
potrebbero far benissimo la coppia con
“Non so. Là è tutto così ricco, così poco interessante. Tutte quelle vecchie signore distinte. I borghesi sono più stupidi dei proletari. Questi hanno molto più buon senso di un borghese, perchè questo non sa proprio cosa sia la vita. La classe operaia è quello che è realmente la vita, la borghesia vive in un mondo fantastico, capisci cosa voglio dire?”
[ Steve Jones intervistato da Fred e Judy Vermorel, 1979 ]
e ancora
“Dunque, cosa posso dire adesso? Non so, non posso bestemmiare né sputare”
[ intervista di Tommy Vance a Johnny Rotten su Radio Capital, 16 luglio 1977 ]

E che la “società buona”, ciò che Steve Jones identifica nella borghesia del suo tempo, abbia sempre desiderato eliminare la macchia dell’oscenita dall’immagine del genio Mozartiano è cosa ovvia prima che fatto noto. Ne sono un chiaro esempio il tentativo di analisi e di gestione pubblica delle lettere alla cugina Maria Anna Thekla (tra l’altro inviate per farle analizzare in edizione fuori commercio dallo scrittore Stefan Zweig a niente-popò-di-meno-che Sigmund Freud nel marzo del 1931) su cui in questa sede non ci dilungheremo ma che sarebbe un peccato, questo si, non citare in qualche stralcio:

“Ma trés cher Cousine! […] Dunque, scherrrzi à part – appunto per questo è indispensabile che lei venga – forse avrà un ruolo molto importante – dunque venga di sicuro, altrimenti cago duro; e allora le porgerò io stesso i miei complimenti di persona, le chiuderò il culo con della cera buona, le sue mani bacerò, con lo schioppo didietro sparerò, l’abbraccerò, un cristere davanti e dietro le farò, ciò di cui posso esserle debitore fino all’ultimo pagherò, un peto gagliardo risuonare farò, forse qualcos’altro cadere lascierò – Ora adieu […]
P.S.: Merda – dibitari il parroco di Rodempl ha leccato il culo alla sua cuoca, un altro exempl;
Vivat – vivat, votre sicere Co(usin)
W.A. (Mozart)”

[ Kaysersheim, 23 dicembre 1778 ]

Live fast, die young! E Mozart ad un certo punto, molto presto (o troppo tardi come affermava Glenn Gould) e più precisamente all’una del 5 dicembre del 1791, morì sul serio.
Probabilmente se la sua tomba non fosse stata poco più di una fossa comune e non si fosse perduta nei meandri del suolo viennese avrebbe potuto portare come effige il suo congedo da una famosa cena di signori patrizi, dai quali dipendeva l’esecuzione di un suo concerto, e che lo schernirono a lungo a causa della croce dell’Ordine dello Speron d’Oro conferitagli da papa Clemente XIV, per rimarcare il suo non-valore e la sua non-origine nobiliare (..per portarla bisognerà avere un’autorizzazione? ..perché poi non e’ d’oro, ma di rame, eh eh):

“Questo e’ un nido di pidocchi. Intanto, stiano bene.”

 

 

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Pubblicato il: 12 agosto 2014

Argomenti: ClassiQue, Cultura

Visto da: 1370 persone

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