Dopo i lavori di ristrutturazione ci si accorge che i libri non ci stanno più e che la struttura non era tutta a norma. Il commissario Beltram annuncia ora un protocollo con il Mibact per un rilancio, si spera, più duraturo
Per ristrutturarla ci sono voluti 2,4 milioni di euro e quando è stata nuovamente inaugurata, alla presenza del presidente della Repubblica, ci fu grande slancio nel parlare di una rinascita. Poi però la Domus Mazziniana, da bellissima qual era diventata ha subito un destino troppo comune nel nostro paese, cioè è rimasta chiusa.
A ottobre del 2012 è stata commissariata e da allora è stato fatto un lungo lavoro sotto traccia che, forse, a fine mese potrà dare i suoi frutti più duraturi. A spiegare l’attuale condizione in cui si trova la Domus è Fabio Beltram, direttore della Scuola Normale Superiore e attuale commissario della struttura, che nella giornata di ieri ha incontrato la terza commissione consiliare. In realtà la Domus dagli anni ’90 è commissariata in modo pressoché ininterrotto, ma le prospettive ad oggi sono forse davvero di rilancio e riavvio.
Una situazione di estrema criticità per il commissario, che sottolinea le conseguenze principali di questa situazione: “I libri e le riviste non sono accessibili né a studiosi né a nessun altro”. Sono infatti chiusi tra le 1.200 scatole immagazzinate: “Una pessima condizione anche per l’aspetto conservativo dei beni”.
L’altra conseguenza è di tipo economico: “Il costo dell’affitto per il magazzino è di 26.000 euro l’anno, ossia 5 volte superiore alla dotazione economica della Domus. Una spesa di cui ci siamo fatti carico ma che non può continuare”. Ma non tutto è in perdita: “La Domus può contare su una situazione patrimoniale sana, avendo ricevuto delle donazioni negli anni ’90 che sono disponibili. È chiaro però che qualsiasi investimento, nella fase attuale, andrebbe a intaccare questo patrimonio e io non ho intenzione di prendermi questa responsabilità”.
E se oggi la Domus è in regola con gli aspetti normativi e autorizzativi, non lo è stata dopo l’inaugurazione. Motivo per cui è rimasta chiusa al pubblico, oltre al fatto che mancavano e mancano tutt’ora, i soldi per il personale.
La Scuola Normale, pur essendo titolata alla gestione dell’Istituto, non può collocare proprio personale per questo scopo, e infatti la direzione in cui sta lavorando la Scuola è quella di un protocollo con il Mibact. Qui sta la prospettiva del rilancio.
“Sta emergendo uno scenario di fattibilità ed equilibrio”, dice Beltram. “L’idea parte dal fatto che il Mibact vuole rilanciare il sistema archivistico nazionale e realizzare un archivio dei personaggi di spicco tra l’800 e il ‘900. L’archivio della Domus si integrerebbe perfettamente con questa prospettiva, dalla quale troverebbe anche visibilità. I libri e le riviste verrebbero trasferite alla Scuola Normale, che procede alla catalogazione e all’inserimento delle schede nel Metaopac. Lo spazio fisico proposto è il Parco della Canonica in piazza dei Cavalieri; in questo modo il patrimonio verrebbe gestito dalla Normale ma reso disponibile a tutti”.
La partnership mira però anche a tenere aperta la Domus e a rilanciarne le attività di studio. “La Domus deve diventare autonoma da questo punto di vista, facendo una programmazione scientifica ed economica. Nello scenario migliore immagino borsisti e assegnisti di ricerca qui a svolgere il loro lavoro, partecipando a call internazionali e coinvolgendo anche gli altri enti di ricerca”. Come l’Università o il Sant’Anna, ad oggi assenti dalla progettualità.
L’obbiettivo è arrivare a una firma del protocollo entro settembre: “C’è stata un’accelerazione che ci rende fiduciosi – dice ancora Beltram, perché fino a un paio di mesi fa vivevamo in apnea, in attesa che si smuovesse qualcosa. Quanto costerà riaprire la Domus? “Abbiamo stimato 60.000 euro l’anno, compreso l’affitto dei libri e l’apertura fisica dello spazio”. Un costo che potrebbe essere minore se avvenisse lo spostamento dei libri, e al quale dovrebbe compartecipare il Mibact provvedendo alle spese del personale. Basterebbero due persone infatti per riaprire la struttura.
La trattativa è aperta: i contenuti del protocollo saranno resi noti solo dopo l’approvazione e la firma dei due soggetti. Cosa che potrebbe avvenire in tempi brevi: “Il 18 ottobre ci sarà l’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola. Parteciperà in quella occasione anche il Ministro Dario Franceschini e non escludo che potrebbe essere proprio l’occasione per presentare l’accordo”.
Non ci stanno i volumi? Non era in regola con gli aspetti normativi e autorizzativi?
Coglierei l’occasione per fare dei polemici complimenti all’autrice del progetto architettonico, la prof.ssa dott.ssa arch. Annalaura Spalla.
Un giorno le decine e decine di migliaia di libri che le più prestigiose istituzioni culturali pisane hanno chiuso in remoti magazzini di provincia, sperando di toglierseli di torno per sempre, riusciranno a liberarsi e si riprenderanno la città!
e noi tifiamo per loro!