Teatro Verdi pieno ieri per la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria all’Arma dei Carabinieri in occasione del bicentenario dalla sua fondazione.
Una serata che si è conclusa con concerto della Fanfara dei Carabinieri della Scuola Marescialli e Brigadieri di Firenze, e che è cominciata ricordando il voto unanime del consiglio comunale di Pisa, che a luglio ha deliberato il conferimento di questo riconoscimento importante nei confronti dell’Arma.
Tra i riferimenti storici e culturali che hanno fatto da sfondo a questa scelta, il nome più citato in assoluto è stato quello del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, assassinato 32 anni fa dalla mafia e citato come simbolo da tutti gli interventi che si sono susseguiti sul palco, da quello del presidente del consiglio comunale Ranieri Del Torto, a quello del sindaco Marco Filippeschi, che per l’occasione ha annunciato: “Dedicheremo a Dalla Chiesa un segno di ricordo della città in modo permanente”.
È stata poi ricordata, ancora dal Sindaco, la figura di Agostino Bragazzi, a cui è dedicata la compagnia pisana: “Carabiniere che dopo aver combattuto in Grecia e Yugoslavia, nel momento dell’Armistizio aderì al Governo Badoglio e si affiancò alla Resistenza. I tedeschi lo accusarono di avere sabotato una postazione del telegrafo e fu impiccato con gli stessi fili.”
Quanto al presente, Filippeschi ha detto che “i Carabinieri sono sentiti come presenza rassicurante per il territorio e dobbiamo loro molto. Ma questa importanza va comunicata anche ai giovani – ha aggiunto – insieme al rispetto della legalità ma anche alla coerenza degli esempi, che devono restare punti fermi”.
La cerimonia è proseguita con la consegna di una targa al comandante della Legione Toscana Alberto Mosca, che ha lasciato a sua volta un ringraziamento sul libro d’onore della città. Un ringraziamento è giunto infine anche dal comandante provinciale Andrea Brancadoro, che ha voluto ricordare anche il coinvolgimento della Fondazione Pisa e Fondazione Teatro di Pisa.
Nessun accenno durante la cerimonia al presidio di contestazione che si teneva contemporaneamente fuori dal teatro, né al tragico evento di Napoli che ha coinvolto proprio negli scorsi giorni, un carabiniere. La cerimonia ha sottolineato solo i comportamenti e i risultati positivi di questo Corpo, omettendo gli episodi bui che purtroppo fanno parte della storia dell’Arma e del nostro paese.
Le diverse realtà cittadine che hanno dato vita al presidio hanno concentrato gli interventi proprio sulla memoria del giovane David Bifolco, il ragazzo di 16 anni ucciso la scorsa settimana da un colpo d’arma da fuoco sparato da un carabiniere.
Dal megafono è stato detto: “La morte di Davide deve interrogare profondamente tutti noi: non si può morire per aver commesso un’infrazione al codice della strada, non si può lasciare l’arbitrio sulle nostre vite nelle mani di chi, indossando una divisa, si pone come tutore di una sicurezza sloganistica, che è in realtà dispositivo di marginalizzazione e di violenza verso quei soggetti che, per varie ragioni, si trovano ad essere in balia delle forze dell’ordine”.
“Questa Pisa – hanno detto ancora – non si sente affatto onorata ad accogliere l’Arma dei Carabinieri, quantomeno non fino a quando non ci saranno state per Davide quella verità e quella giustizia che, notiriamente, non vengono tributate alle vittime degli abusi in divisa”.
Ma quali diverse realtà cittadine? Erano tre gatti i croce, sempre le solite facce che evidentemente non hanno mai di meglio da fare.
Ma ora che l’Arma è pisana, le barzellette saranno più cattive?