In questi giorni mi è capitato sotto gli occhi un articolo scritto da uno stimato Nonsochi del uèb che titola così la sua bloggesca fatica: “Gli aspiranti scrittori hanno rotto il cazzo”.
Segue snello episodio di fantasia di circa otto gigabyte in cui il brav’uomo, trovatosi a una festa a suo dire noiosissima e piena di insopportabili cliché, narra di aver trovato finalmente una ragione per portare avanti la serata in un “aspirante scrittore”. Il malcapitato, sempre per rimanere sui toni di modestia del narratore, è in totale balìa dell’avversario che lo massacra di domande argute e pungenti, finendo per tramare ai danni dello scrittorucolo una burla di quelle che proprio guarda non puoi fermarti dalle risate eh, il nobel degli scherzoni: bruciare le copie del libro*. Che ovviamente, nel verosimile racconto, lo scrittorucolo di cui sopra ha portato con sé. Tutte. Un bel rogo e via. E mentre vede bruciare le intollerabili quintalate di carta del nemico, il fenomenale Nonsochi conclude la sua filippica contro gli aspiranti scrittori con una frase che dire “(f)a effetto” è quasi un insulto, lo sappiamo, ma la nostra condizione di miseri recensori non ci consente altro.
Una chiosa epica ferma su un’immagine apocalittica in cui il giustiziere degli imbrattacarta mangia una fetta di torta e così, causticamente ed eroicamente, pronunzia il verdetto finale: “Buona. Ma con troppa panna”. O una cosa del genere. Non fatemelo riaprire per confermare, ve ne prego.
Ecco, io non sono razzista – sebbene questa frase venga usata generalmente per gli insulti più razzisti del creato, un po’ come il “senza offesa” – ,dicevo, non sono razzista, ma una categoria umana riesce a toccare le corde più remote e ferine del mio animo: i sedicenti. Sedicenti fotografi. Sedicenti cuochi. Sedicenti deejay. Sedicenti fèscion blogger. Sedicenti modelli. E sì, anche sedicenti scrittori. Compresi i sedicenti dissacratori. Nonché i sedicenti simpatici. Per non parlare dei sedicenti ironici.
I Sedicenti, punto. Li condannerei per ore e ore a starsi a sentire. Anni e secoli con auricolari in cui è registrata soltanto la propria voce vantarsi di talenti che non hanno, che si attribuiscono senza che nessuno gliel’abbia chiesto e che spesso riscuotono un successo il cui peso nell’etere è pari al voto di tua zia al concorso Miss Maglietta Bagnata. Ma loro non se ne rendono conto. E se lo fanno, è tutta colpa della crisi. Sedicenti vittime, oltretutto.
Ma per tornare al Sedicente Scrittore-che-odia-gli-aspiranti-scrittori, a lui e a tutti coloro che usano quell’insopportabile miscuglio di sarcasmo e supponenza per criticare la presunta supponenza altrui, a costoro, dico, voglio lasciare un messaggio.
Un consiglio spassionato che riprende i toni e la solennità dalle maggiori tragedie greche. Roba che Euripide era un pizzicarolo e il povero Sofocle ce spiccia casa sulle ginocchia. Un suggerimento, diciamo, che la tradizione popolare etrusco-romana e poi genuinamente toscana ci tramanda da millenni.
A te, e a tutti i sedicenti, io urlo il mio accorato appello: MA TI LEVI DI ‘ULO?!
E ora vado a prendermi un gelato.
Buono. Ma con troppa cialda.
(*) piccola postilla: quando si scrive qualcosa, sarebbe lodevole avere il buongusto di rileggerlo. Ma mica per farvi perdere tempo, eh, quando mai. Solo per evitare errori di battitura che rischiano di inficiare il munifico prodotto della vostra tastiera. Per esempio, il nostro amato Nonsochi promette di bruciare le copie dell’apirante-scrittore-che-ha-rotto-il-cazzo con delle taniche di platica contente della benzina. Platica contente. Sul dizionario mandarino-italiano non lo trovo. Scartabello vari libri di linguistica prima di rendermi conto che l’intento originario era scrivere plaStica contenEnte.
Resta comunque la parte più simpatica della narrazione.
Alessia R. Terrusi.
ciao,
Hai mai pensato di considerare il fatto chi il post che critichi sia solo sarcastico? Hai mica fatto caso che quel blog è pieno di post del genere, in cui cambia solo l’attività a cui si è appassionato l’amico del protagonista?