Capita anche a voi di chiedervi come la gente faccia l’amore?
Perché io me lo chiedo spesso. Chissà, forse è una questione di deformazione professionale, forse è perché lavoro attraverso il teatro sulla fisicità e l’emotività delle persone, ma ad ogni workshop che mi capita di condurre, vedendo l’andazzo generale, la domanda mi si insinua nella testa come un tarlo: “Ma come lo faranno, queste persone, l’amore?”
Ora per favore non prendetemi per un maniaco e lasciatemi spiegare.
Fare l’amore è uno straordinario dialogo tra corpi, uno scambio di sensazioni e percezioni talvolta sottilissime, talvolta debordanti. È vedersi, vedersi davvero. Diventare di due Uno, toccare la carne dell’altro, percepirne il calore umano, sentire la sua pelle e la propria in un intreccio di corpi e spiriti. Fare l’amore è la più antica danza del mondo e presume corpi organici, viventi, curiosi. E anime libere. Altrimenti è un banale amplesso, che vabbè, sempre meglio di niente però…
Lo stesso vale per il teatro, paro paro: è un dialogo tra corpi, uno scambio di sensazioni, è vedersi davvero, presume corpi organici, viventi, curiosi. E anime libere. Altrimenti è banale rappresentazione…
Ed invece nei laboratori teatrali (ma vi dirò, anche per strada e ovunque,) di corpi organici, viventi, curiosi, se ne trovano ben pochi. Si incontrano soprattutto blocchi: schiene indurite, bacini immobili, mani senza vita, spine dorsali addormentate, spalle irrigidite, occhi che non vedono. E mi ritrovo pensieroso a rimuginare tra me e me: “Qui si vuole fare teatro senza saper fare l’amore… ahi, ahi, ahi… ci toccherà partire dalle basi…”
Adesso capite perché io mi ponga quella strana ed “erotica” domanda? Non perché io sia un pervertito, ma perché per fare teatro come si deve bisogna in primis saper amare; bisogna avere un’anima pronta ad accogliere ed essere decisi, carnali e brucianti, come per fare l’amore. E se le anche ed il bacino non rispondono, non sanno ruotare, non sanno creare l’onda, niente teatro e niente amore. E se le mani non sanno toccare, se lo spirito non sa espandersi, se la pelle non sa vedere, niente teatro e niente amore.
Non so. Al di là del discorso teatrale, penso che qui si celi un bel problema del nostro tempo. Sottovalutatissimo. Il fatto è che ci stiamo dimenticando dell’importanza del nostro corpo, lo stiamo facendo anchilosare, non lo ascoltiamo più. E non sto parlando di andare a fare jogging con l’I-pod bianco cromato per il corso (che fa anche bene, per carità), ma di saper risvegliare le proprie energie fisiche, di saper ritrovare la propria vibrante organicità.
Forse la cosa vi farà sorridere, ma trovo tutto questo molto importante. È una questione di pienezza. Pienezza di vita. Pienezza di sé. Altrimenti si rischia di perdere davvero molte incredibili esperienze e il viaggio dura poco ed è già abbastanza insidioso, lo sapete.
E probabilmente saprete anche che molti blocchi fisici sono sintomo di blocco emotivo, di un nodo che non riesce a sciogliersi. Riuscire a superarli non solo fa diventare grandi amatori, ma risveglia la vita, permette di assaporare il mondo in modo nuovo e più completo. E poi permette di fare teatro con Teatro Cantiere, niente male, no?
Ma proprio mentre vi sto scrivendo, cari amici, per la seconda volta nella storia del Grang-Quignol! mi ritrovo Sara alle spalle che ride leggendo le mie parole per voi… (Vedi Escrementi Dionisiaci)
“Ma quello vuoi pubblicarlo davvero su PaginaQ?”
“Sì, perché?”
Ride. “Penseranno tutti che sei un incredibile amatore”
“Beh.. perché, non lo sono?”
Ride. “Alzati in piedi e toccati gli alluci con le mani senza piegare le gambe!”
“No vabbè, lo sai che non ci riesco, che ho le ginocchia che mi fanno male”
Ride. “Appunto.”
“No vabbè, cazzo cosa c’entra… lo sai che non intendevo quello, sto parlando di organicità fisica, di uso vitale del corpo, di risveglio dell’anima… mica devo mettermi a novanta per fare… ecco, vedi cosa mi fai dire? Dài, sul serio…”
Ride. A crepapelle.
A me invece è passata la voglia.
E a voi?
liberiamo il cantiere san bernardo
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