Sono accusati di sei rapine, tre realizzate e altrettante tentate, ai danni di banche della provincia di Pisa, piccoli istituti di credito spesso localizzati in posti dalla fuga facile, e di averle condotte con particolare violenza, senza scrupoli nei confronti dei commessi.
Tre fratelli di origine napoletana, Alessandro, Valerio e Fabio Dell’Aquila, due dei quali incensurati, il terzo pregiudicato per rapina, sono stati arrestati dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Pisa, con il supporto dei Reparto Volo dell’Arma. Due di loro si trovavano già in carcere dallo scorso 29 agosto, quando vennero arrestati in flagranza di reato proprio a Sant’Anna di Navacchio, quando stavano per mettere a punto l’ennesimo colpo contro la Banca di Pisa.
Il terzo è stato arrestato questa mattina all’alba, nella sua casa nel livornese. Il Gip Giulio Cesare Cipolletta sostiene che i tre fratelli siano gli artefici delle sei rapine che tra giugno e agosto hanno colpito prevalentemente la Banca di Pisa, considerata in qualche modo “la banca di famiglia”, al punto da dare il nome all’operazione “Family Bank”.
Non tutte e sei le rapine sono andate a buon fine: secondo gli investigatori i tre erano estremamente sospettosi e attenti, se qualcosa non andava il colpo veniva fermato e si davano alla fuga. Il tutto veniva svolto dopo lunghe attese e sopralluoghi tre giorni prima del colpo. Uno dei tre entrava in banca, studiava la disposizione degli ambienti e la collocazione delle casse, verificava le vie d’accesso, le strade laterali, le vie di fuga e a seconda delle fasce orarie, le criticità dovute dal traffico o dalla presenza di ostacoli come i passaggi a livello, i sottopassi.
Poi avveniva il colpo, utilizzando sempre dei travestimenti: parrucche, cappellini, sciarpe o pashmine e occhiali da sole. Il primo entrava in banca fingendosi un uomo d’affari interessato ad aprire un conto corrente. Poi induceva il bancario a sbloccare il dispositivo d’accesso ai locali per consentire l’ingresso del secondo rapinatore, che si spacciava per un dipendente del primo. A quel punto partivano le intimidazioni e le minacce ai dipendenti con taglierini, fascette di costrizione in plastica per legare i polsi delle vittime, pugni, colpi al viso. Uno dei gesti più eclatanti è stato quello ai danni del vicedirettore della banca di Tirrenia, che è stato colpito con una bottiglia di birra sulla testa con un colpo talmente forte da rompere il vetro. A Marina di Pisa invece, la bancaria, dopo essere stata presa a pugni alla schiena, è stata gettata in terra e tenuta da un rapinatore sotto minaccia di un taglierino puntato alla gola, mentre il complice incitava a sgozzarla.
Ad aver tradito i tre rapinatori è stato proprio l’ultimo colpo a Navacchio: durante il sopralluogo uno dei tre ha posato il dito sul “biodigit”, il dispositivo di rilevamento delle impronte digitali che si trova all’ingresso delle banche. Grazie a questa rilevazione i Carabinieri sono risaliti all’identità dell’uomo e hanno atteso qualche giorno, convinti che dopo il sopralluogo sarebbe avvenuta la rapina. E così è stato: tre giorni dopo, due di loro sono entrati in banca, dove hanno trovato i Carabinieri ad aspettarli. Per loro sono scattate subito le manette, mentre il terzo è stato appunto arrestato questa mattina.
Non sono stati ritrovati i proventi delle rapine: circa 50mila euro in totale, di cui 17mila del primo colpo a Tirrenia, e 30mila provenienti dalla rapina effettuata a Cascina il 27 giugno. Secondo gli inquirenti si tratta di soldi forse già spesi: sui profili Facebook dei tre compaiono lunghe gite con le compagne a Parigi e a Eurodisney: “Diciamo che si godevano la vita”, commentano gli investigatori. E ora dovranno rispondere delle rapine e della violenza.