Ciò che cerco non è né il reale né l’irreale, ma l’inconscio, il mistero istintivo della razza
Amedeo Modigliani
“Ho voluto raccontare una storia”. Con queste parole Jean-Michel Bouhours inaugura Amedeo Modigliani et ses amis, che il 3 ottobre apre la porte a Palazzo Blu. E la storia che Bouhours (curatore del dipartimento delle collezioni moderne del Centre Pompidou di Parigi) è quella di Modigliani che segue Guglielmo Micheli nel post macchiaiolismo, che viene poi avvolto da Parigi, centro brulicante di importanti esperienze e avanguardie artistiche.
“Modigliani – spiega il curatore Jean-Michel Bouhours – si impegnerà dei grandi maestri come Paul Cézanne, fino a raggiungere il suo stile personale: sistemato nella modernità ma con il forte back ground culturale di un italiano che conosce il Rinascimento e l’arte antica”.
La mostra dunque è concepita come un racconto segnato da capitoli che tracciano l’evoluzione del suo cammino e gli incontri con gli altri artisti, “ses amis” appunto.
110 opere, metà delle quali di Modigliani, per tracciare il cammino di un artista che ha incarnato, e ancora incarna, il mito romantico dell’artista geniale e trasgressivo. “Modì”, l’artista maledetto dalla vita dissoluta, il dandy dai tanti amori, il genio incompreso che si rifugiava nel vino e nell’assenzio, la cui storia è breve ma intensa e drammatica.
E forti sono alcune delle sequenze della mostra, come quella dedicata al rapporto fra Modigliani e lo scultore Costantin Brancusi, in cui insieme a due teste dell’artista livornese e ai disegni delle cariatidi, sono esposte due opere dello scultore rumeno, Mademoiselle Pogany III e la Principessa X che diede scandalo al salone degli indipendenti di Parigi.
Ad aprire la mostra di Palazzo Blu uno dei pochi paesaggi dipinti da Amedeo Modigliani, che con la mostra apre anche la sezione Modigliani in Italia: un capitolo che racconta gli inizi, la famiglia, Livorno, gli studi non facili, la malattia e la vocazione precoci, la difficoltà a seguire le regole della comunità ebraica cittadina.
Il suo primo maestro sarà Guglielmo Micheli, allievo di Giovanni Fattori, rappresentante importante dei “macchiaioli”. Tra gli allievi di Micheli ci saranno oltre Modigliani numerosi importanti pittori tra cui, Aristide Sommati – in mostra un ritratto che Modigliani realizza appena quindicenne – e Oscar Ghiglia, che avrà un posto importante nella vita di Modigliani e che ritroviamo in mostra con un Autoritratto e un Nudo di donna.
È nella Parigi della cultura avanguardista e dei fauves che Modì matura la sua poetica artistica, influenzato fortemente da Toulouse-Lautrec e Cézanne. L’artista si trasferisce infatti nella capitale francese nel 1906, un anno dopo lo scandalo del Salone d’Autunno e un anno prima della retrospettiva di Paul Cézanne.
La mostra percorre il cammino di Modì attraverso l’incontro con gli altri artisti, “i suoi amici” appunto
Amedeo Modigliani et ses amis testimonia il rapporto ambiguo che Modigliani ebbe con il cubismo, ma anche gli anni parigini e gli artisti suoi contemporanei sono raccontati nella sala de La cerchia di amici, dove trovano posto opere di Chaim Soutine, con il suo Ritratto dello scultore Oscar Miestchaninoff, Pablo Picasso, Marc Chagall, Fernand Léger Maurice Utrillo, Suzanne Valadon, Raoul Dufy, Juan Gris, Gino Severini e ancora Jacques Lipchitz, che ci regala Maschera mortuaria di Modigliani un bronzo patinato realizzato grazie a un calco parziale del volto di Modigliani procurato da Kisling.
Un lungo viaggio nella vita e nell’opera di Amedeo Modigliani che culmina nella sezione dedicata ai ritratti, che negli ultimi anni di vita fu la forma espressiva prediletta da Modigliani. Coloro che posarono per Modigliani dissero che essere ritratti da lui era come “farsi spogliare l’anima”.
Ecco allora Il ritratto di Jeanne Hebuterne del 1918, Il ritratto di Soutine del 1917 e Il giovane apprendista (1917-1919).
A chiudere l’esposizione uno spazio dedicato agli innumerevoli disegni che Modigliani ha prodotto nel corso del suo intero percorso artistico, dall’età di 14 anni quando lavorava a Livorno nell’atelier di Guglielmo Micheli, fino agli ultimi anni della sua vita.
Avete tempo sino al 15 febbraio per immergervi nel mondo di Modì.
3 ottobre 2014 – 15 febbraio 2015
BLU | Palazzo d’arte e cultura – Pisa
La mostra è organizzata dalla Fondazione Palazzo Blu, Centre Pompidou, MondoMostre
Il curatore è Jean Michel Bouhours, curatore del Centre Pompidou di Parigi
L’allestimento è curato dall’architetto Cesare Mari.
Circa 100 le opere, 70 provenienti dal Centre Pompidou di Parigi e oltre 30 appartenenti alle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, in particolare, cinque straordinari Modigliani provenienti dal Musée de l’Orangerie di Parigi che ha accettato di prestare tutte le opere dell’artista livornese della collezione Jean Walter e Paul Guillaume
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