Sulla manifestazione di ieri sono intervenuti anche Arcilesbica Pisa, Confcobas Pisa, Exploit, Giovani Comunisti Pisa, PinkRiot Pisa, Progetto Rebeldia, Queersquilie!, Sinistra Per…e Teatro Rossi Aperto, con un comunicato in cui esprimono contrarietà alle cosidette “sentinelle in piedi”.
“Il 5 ottobre – spiegano – il movimento denominato “Sentinelle in Piedi” si riunirà in quasi 100 piazze d’Italia per ‘vegliare’ sulla libertà di espressione nel nostro paese, affermando che il matrimonio di diritto è e deve essere soltanto tra uomo e donna. Tra le numerose piazze italiane che vedranno, nell’arco della stessa giornata, qualche centinaio di persone leggere libri in piedi, in silenzio, troviamo anche Pisa a ospitare questo teatrino”.
“Lo chiamiamo teatrino – dicono le associazioni – perché dietro la rivendicazione metaforica di una libertà di espressione che nessun* nega alle “Sentinelle”, si cela un atteggiamento omofobo e discriminatorio, questo sì gravemente lesivo della libertà di espressione. Affermando infatti l’insostituibilità del matrimonio tra uomo e donna, le “Sentinelle” delegittimano la possibilità di riconoscimento delle unioni omosessuali e la rivendicazione del diritto di adozione portata avanti dalla comunità LGBTQI”.
Al movimento che si definisce apartitico e aconfessionale, le associazioni pisane contestano “una visione tradizionale del matrimonio eterosessuale come unica forma riconosciuta del rapporto amoroso, negano a priori il fatto che esistano persone che non rientrano – e che nemmeno vogliono rientrare – negli schemi che etichettano, inquadrano, soffocano qualunque tipo di personalità e rapporto che se ne discosti”.
“Per quanto il movimento non abbia raggiunto grossi numeri né a livello nazionale, né tanto meno locale – aggiungono – riteniamo preoccupante che le loro veglie silenziose vengano organizzate in molte città per dare maggior risalto alle loro rivendicazioni. E sono queste rivendicazioni a preoccuparci di più, diffuse come opinioni all’apparenza innocue e protette da un uso snaturato e artefatto del concetto di libertà di espressione.
Quanto alla presunta introduzione del reato di opinione, i firmatari del comunicato sottolineano che “il testo del disegno mette bene in evidenza che ciò che si punisce sono condotte discriminatorie, le quali vanno decisamente al di là della semplice opinione personale. Omofobia e transfobia non sono opinioni, nessuna forma di discriminazione lo è”.