Diciotto indicatori per valutare la sostenibilità delle 104 città italiane capoluogo di provincia. E una classifica in cui Pisa si piazza al 43° posto, seconda in Toscana dopo Livorno (32° posto) e seguita da Siena (57°), Firenze (60°), Lucca (67°), Pistoia (68°), Arezzo (70°), Grosseto (71°) e Prato (72°).
Parliamo del XXI Rapporto sull’Ecosistema Urbano di Legambiente, redatto su dati forniti dagli uffici degli enti competenti, in collaborazione con l’istituto di ricerca Ambiente Italia e la collaborazione editoriale del Sole 24 Ore. Un rapporto in cui portato non si esaurisce e non sta tanto nella classifica finale, quanto nell’analisi degli indicatori presi in considerazione e del loro peso totale nella valutazione globale.
Quello che emerge dal rapporto è un paese in cui nessuna delle città esaminate, neppure le più virtuose, risulta sostenibile continuando a consumare un’eccessiva quantità di risorse.
Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, nell’introduzione denuncia la mancanza di capacità della “classe dirigente di guardare con lungimiranza per capire il futuro e cambiare il presente. Conseguentemente tra i decisori politici nella quasi totalità dei Comuni del nostro Paese manca non solo la volontà di elaborare una strategia positiva di trasformazione dell’ecosistema urbano, ma è completamente assente anche la capacità di immaginare il traguardo, il punto d’arrivo verso cui tendere, sia nel breve che nel lungo o lunghissimo periodo”. Mentre non mancano le “opere bloccate, sospese, interrotte, chiuse nei cassetti”, ma avverte Cogliati Dezza “la cura non sono le deroghe e i commissariamenti previsti dal dl Sblocca Italia”.
Il rapporto segna per Pisa un complessivo arretramento delle posizioni, dovuto a fattori diversi. Innanzitutto il cambiamento del sistema di indicatori, che sono rivolti in modo maggiore alla qualità delle politiche ambientali della città, e osservano in modo più approfondito “quello che l’Amministrazione fa (o non fa) per migliorare la qualità del territorio”. Pisa è penalizzata ad esempio dalla mancata considerazione della percentuale di aree verdi totali rispetto alla superficie comunale, mentre gli scorsi anni ha conquistato posizione migliori grazie al Parco di San Rossore.
Quest’anno Pisa si attesta al 61° posto per il verde urbano fruibile (con un’estensione pro capite di 19,3 mq/abitanti) e al 5° nella classifica delle aree verdi totali (43,8% della superficie delle differenti aree verdi sul totale della superficie comunale).
A pesare inoltre è la stabilità dei dati pisani, dati che invece migliorano in altre città incidendo sull’avanzamento in classifica. Positivi gli indicatori che segnalano un uso contenuto del mezzo privato e la lunghezza totale delle piste ciclabili (con cui si piazza al 66° posto).
Peggiore la situazione dal punto di vista di indicatori su cui pesa la presenza in città di molti cittadini non residenti: i consumi idrici (74° posto) ed elettrici domestici (98° posto), la produzione di rifiuti che vede Pisa al 98° posto. Corrispondono a effettive deficienze invece le perdite di acqua in acquedotto (il 40% dell’acqua immessa) e la raccolta differenziata dei rifiuti urbani (66° posto). Negativo anche l’indice di incidentalità mortale con cui Pisa si piazza in fondo alla classifica (101° posto), con 1,37 vittime ogni 10 mila abitanti (dato questo riferito al 2012).