Chiedono la convocazione di un altro tavolo istituzionale, l’ennesimo, perché ogni tentativo va percorso per i lavoratori dei Cantieri di Pisa, in assemblea permanente da quasi quattro anni. La loro è la vertenza aperta più lunga della Toscana, giorno e notte a presidiare il cantiere, con turni faticosi perché i capannoni semi vuoti sono sempre lì a ricordare un lavoro che c’era e ora non c’è più, un lavoro che potrebbe ripartire se solo ci fosse questa volontà, a una manciata di chilometri da qui, tra Spezia e Sarzana.
Insieme all’amarezza, il sentimento più diffuso, c’è la determinazione a non mollare, a non lasciare che il liquidatore del gruppo Baglietto, il commercialista sarzanese Federico Galantini, continui a fuggire da ogni confronto mentre manovra all’oscuro un gioco finanziario da quale solo lui, ormai, ha tutto da guadagnare. Una posizione messa nero su bianco in un documento dell’assemblea dei lavoratori, presentato sabato insieme alla Cgil di Pisa.
Ad essere sotto accusa anche i due commissari, finora condiscendenti ai comportamenti del liquidatore.
Sono tanti i passaggi di questi mesi contestati dalla Cgil, a partire dalla presunta trattativa con il gruppo franco-cinese Union Strong Marine. “I cinesi non ci sarebbero più”, così avrebbe detto Galantini ad un incontro riservato nel suo studio a Sarzana con alcuni lavoratori pisani, ai quali avrebbe fornito rassicurazioni sul loro futuro a patto che allentassero la presa. Un incontro al quale avrebbero partecipato anche i commissari Rosanna Ghirri e Luca Sodini, delegati dal tribunale di La Spezia a verificare l’andamento della procedura: “Un comportamento gravissimo – chiosa Francese – due commissari che incontrano le parti al di fuori delle sedi istituzionali”. E ancor più grave perché tenutosi proprio nello stesso giorno, il 24 ottobre, in cui Galantini avrebbe dovuto essere invece a Pisa in Prefettura, dove lo aspettavano invano Comune, Provincia, Direzione del lavoro e sindacati.
Galantini non si è presentato in Prefettura ma in quel giorno incontrava i lavoratori in privato
Ad essere sotto accusa, si legge nel documento dell’assemblea, non è solo Galantini – “il livello di scorrettezza del liquidatore è tale che il tribunale potrebbe rimuoverlo dall’incarico”, dice Francese – ma anche i due commissari, “finora completamente condiscendenti ai comportamenti del liquidatore”.
Oltre alla vendita dei Cantieri, in questo momento l’urgenza è la cassa integrazione straordinaria. I lavoratori non percepiscono alcun reddito da gennaio di quest’anno e rimarranno così: senza l’attuazione del piano che Galantini avrebbe dovuto fare non arriveranno gli ammortizzatori sociali. E ci si domanda quanto potrà continuare tutto questo tira e molla in cui “qualcuno fa finta di comprare e qualcun altro fa finta di vendere”, in una vicenda in cui a Pisa, ormai, si vede solo la “coda”, le conseguenze di decisioni prese altrove e nell’interesse di altri territori.