Finalmente, da quando ci sono i social nettuorche, i giovini sono tornati in discoteca per ballare.
E non se ne poteva più dei marpioni che si avvicinavano sfoderando mani da polipo e alitate nelle orecchie! Fortuna vuole che, per l’appunto, Facebook e Instagram siano un’alternativa molto meno sudaticcia e non necessitante di contatto fisico.
Tuttavia un gruppetto di nostalgici non rinuncia alla soddisfazione di aggirarsi per le piste da ballo a narici spiegate, cercando la preda a cui applicarsi tipo ventosa-su-frigorifero. E quindi li vedi che battono tutto il perimetro della sala nel tentativo di fare i disinvolti, accennando passi di danza e nel frattempo aguzzando la vista come nuovi aitanti Legolas. Di fatto risultando discreti e sensuali come dei Robocop con la labirintite.
Di padre in figlio, l’attività del Rimorchiatore-da-pista si tramanda con orgoglio e mutande imbottite, giacché il cavallo di battaglia altro non è che la Tattica dell’Appoggio.
L’Appoggiatore medio, dopo aver arato la sala per una mezz’ora, si avvicina alla donzella prescelta incedendo con passo cauto ma deciso. Il viso è fiero, le braccia possenti. Solo il baricentro è spostato leggermente in avanti e sembra quasi che una cordicella lo stia tirando dall’ombelico costringendolo a camminare col bacino in fuori. Un portamento elegante, virile e sinuoso, come un rabdomante affetto da lordosi che cerchi l’acqua con i cugghiuna*. Arrivato alla preda, è solito ritrovarsi faccia a faccia con quest’ultima che, nel tempo delle sei-sette ore di discreto agguato, ha avuto il tempo di chiamare fidanzati, amici, parenti e quel vecchio vicino di casa tanto simpatico detto Il Macellaio ma che di lavoro faceva il cassiere, dice.
L’Appoggiatore subdolo, invece, si appropinqua con indifferenza, quasi distrattamente, per poi cogliere impreparata la sventurata danzatrice che di colpo PA-PAM!, si ritrova faccia al muro con una specie di enorme cozza attaccata alla schiena.
Il migliore di tutti, però, resta l’Appoggiatore Intellettuale, che arriva da dietro con atteggiamento svagato e comincia a chiacchierare sommessamente.
[tunztunztunz tunztunztunz SULEMANIIII tunztunz TUTTIQUISTASERAAAA tunztunztunz YEAAAAHH]
Ehi ciao bella…
COMEEEHH?
Dico, ciaoooooo!
EEEEHHH????
Io. Faccio. Te. Ciao [sventolando la manina aperta].
AAAH. CIAOOOO.
Sai che sei molto carina?
CHE HAI DETTOOOOOOOHHH??
Lo sai? Che sei? Moltocarinaaa?
NON TI SENTOOOOOOHH
LO SAI CHE SEI CARINAAAAAAAAAAAAAAAGGGGGGGGGGGGGGHHHHHHHHH??
AAAAAHH, GRAZIE!!
Vieni a bere qualcosa?
CHEEE?
VIENI A BERE QUALCOSA CON MEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEGGGGHHHH?!
MAGARI PiU’ TARDIIII!
Allora ripasso dopo?
COMEEEE?
Dicevo, ripasso tra un po’?
MI DISPIACE NON TI CAPISCO!
RIPASSO IO TRA POCOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOHHHHHH?
Ah, sì, certo, buona serata.
In realtà nessuno ha mai visto l’Appoggiatore Intellettuale andare oltre questo punto perché, generalmente, muore di faringite nell’arco di due ore.
La tattica migliore per evitare un Appoggiatore, o per allontanarlo nel momento in cui ha già piazzato il suo regale sospensorio sul vostro bacino, è smascherarlo.
Un semplice “Aho, la pianti di appoggiarmelo?!” è di norma molto efficace.
In alternativa si può scegliere tra la Culata-spiaccica-palle o la Craniata-accidentale-su-setto-nasale con tanto di giustificazioni come “Oh scusa, stavo ballando e ti giuro che non ti avevo sentito”, raggiungendo in tal modo il doppio scopo di levarselo dai piedi e mandarlo dallo psicologo.
Occhi aperti.
E chiappe strette.
Alessia R. Terrusi
*lemma di stampo bizantino con una spolverata di grandeur franco-normanna. Da pronunciarsi esclusivamente con mignolo alzato.