Venerdì 5 dicembre l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Pisa Sandra Capuzzi ha rilasciato un’intervista al quotidiano La Nazione a proposito degli insediamenti di rom presenti nel quartiere di Putignano. L’occasione era l’assemblea pubblica che si è tenuta al Ctp 3 giovedì 4, nel corso della quale gli abitanti del quartiere hanno espresso il loro disagio per la difficile convivenza con i vicini che vivono nei campi della zona. L’assessore, presente all’assemblea insieme ai colleghi Serfogli e Gay, ha promesso lo sgombero totale del campo della Bigattiera entro la fine di dicembre, la “riduzione” della presenza di rom sul territorio – che secondo Capuzzi dovrebbero passare dagli attuali 800 ai 400 – lo smantellamento degli abusivi e la “concessione di una possibilità a chi se la merita”. “Non possiamo continuare a credere che siamo tutti uguali” la chiosa dell’assessore, “non siamo tutti sullo stesso piano, perché chi sbaglia deve pagare”.
L’intervento di Capuzzi non è piaciuto all’associazione Africa Insieme, che insieme al Progetto Rebeldia si chiede cosa significhi l’espressione utilizzata dall’assessore. “Significa, meglio, dovrebbe significare – scrivono le associazioni – che i colpevoli di un reato devono essere puniti. Se qualcuno ha commesso un crimine, e se questo crimine viene accertato da un giudice, il responsabile deve essere sottoposto ai rigori della legge. Difficile essere in disaccordo su questo punto”.
“Il problema che l’assessore sembra dimenticare – prosegue il comunicato – è che la responsabilità dei reati è sempre personale: non coinvolge né la famiglia, né il gruppo di appartenenza. In altri tempi, in altre tragiche circostanze storiche, se un ebreo commetteva un reato, venivano accusati tutti gli ebrei: la colpa era collettiva, e un’intera famiglia, o addirittura un intero gruppo, doveva pagare per le responsabilità di un singolo. La nostra Carta Costituzionale è nata proprio per impedire «rappresaglie» di questo tipo: da quella carta è nato il concetto democratico di legalità, l’idea dello stato di diritto”.
“L’assessore Capuzzi, evidentemente, non ha alcuna idea di cosa sia la legalità. E la frase «chi sbaglia paga» – riferita ai cosiddetti «nomadi» – diventa un atto di accusa contro i rom, indistintamente. L’assessore, così, passa in modo disinvolto a proporre la chiusura di tutti i campi, e la riduzione del numero di rom a Pisa: un’idea che non ha nulla a che fare con la legalità, con la punizione dei reati, con l’applicazione rigorosa del Codice Penale”.
“E’ necessario invece distinguere i piani. «Chi sgarra paga», appunto: se c’è un reato, lo si punisce a norma del Codice Penale. Ciò non ha nulla a che fare, però, con i bambini e le bambine della Bigattiera, che hanno diritto ad andare a scuola e a cui deve essere garantito un futuro. E non ha nulla a che fare neanche con chi abita in un «campo», ma vorrebbe uscirne onestamente, pagando un regolare affitto o accedendo alla graduatoria delle case popolari”.
“Solo in questo modo possiamo gestire la cosiddetta “questione rom” con idonee e ordinarie politiche sociali. La logica dell’«emergenza» in ogni campo e su tutti i livelli cancella, invece, ogni distinzione, mescola piani diversi, rischia di produrre violazioni di diritti fondamentali e anche di favorire economie illegali”.
“Proprio in questi giorni stiamo vedendo infatti, come dimostra l’inchiesta della Procura di Roma, quali possibili conseguenze può innescare l’evocazione continua dell’emergenza, l’utilizzo della “paura dei cittadini”, la criminalizzazione di rom e migranti, la logica degli sgomberi, dei blitz polizieschi, dell’allontanamento di intere famiglie da un territorio”.
Sono d’accordo che deve essere punito il singolo che sbaglia senza colpire l’intera comunità. Mi domando però come sia possibile che un singolo nasconda un quintale di rame rubato all’interno del campo senza che gli altri si accorgano di niente. Se i rom onesti (e sono convinto che ci siano) denunciassero i loro compagni delinquenti, guadagnerebbero molta fiducia da parte dei pisani. In caso contrario sono complici.
Continuo anche a chiedermi come sia possibile che di tutti gli attivisti di Africa insieme e di Rebeldia, non ce ne sia neanche uno che ha una seconda casa da affittare ad equo canone ai rom desiderosi di integrazione.