Eqerem e Idriz hanno 26 e 24 anni. Eqerem studia Economia, gli mancano ancora 7 esami ma è fiducioso, Idriz invece si è laureato l’anno scorso come tecnico della prevenzione della sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono di origini albanesi e vivono a Pisa da quando avevano rispettivamente 8 e 6 anni.
Sono arrivati qui nel 1997, con la seconda ondata di immigrazione dall’Albania che vide aprirsi a Pisa una stagione di accoglienza per circa 320 persone, una stagione che non si è più ripetuta con quelle modalità e che, secondo la comunità albanese, è stata un esempio di integrazione ben riuscito.
Eqerem e Idriz hanno deciso di non lasciare che la loro esperienza rimanesse confinata nella sfera del privato, dei ricordi che con il tempo si affievoliscono e perdono di efficacia. Hanno deciso che valeva la pena raccontare la loro storia e quella di una comunità che di fatto è rimasta qui, tra Pisa e provincia, trovando una nuova vita.
Il documentario rientra nel progetto Beyond two lands: una mostra fotografica, un cineforum e il documentario
“Abbiamo voluto raccontare l’evoluzione dal ’97 a oggi dell’immigrazione albanese”, spiega Eqerem. “Dalla prima fase in cui le persone venivano in Italia in preda alla disperazione, senza sapere cosa aspettarsi dal futuro, siamo passati oggi, in poco meno di 20 anni, a una migrazione diversa, per lo più di studenti che con borse di studio si trasferiscono qui”. E insieme a questa evoluzione, dice ancora, “abbiamo voluto anche raccontare com’è stata l’accoglienza e l’integrazione per la nostra comunità. Ad oggi possiamo dire che il nostro è stato un buon esempio, perché quasi tutte le 320 persone giunte nel ’97 sono sistemate, pochissimi si sono trasferiti, la maggior parte sono rimaste qui”.
Guardavamo Telenorba e i cartoni animati e così imparavamo l’italiano. Non c’erano mediatori e noi ragazzini traducevamo le cose per gli adulti
Il film si compone di 8 interviste: tra loro ci sono gli adulti, i ragazzi che allora erano bambini, gli amministratori del comune, il responsabile del campo e un ispettore di polizia. “Il campo è durato 8 mesi, dal 19 marzo del ’97, fino a inizio novembre, quando ci trasferirono per il freddo e ci portarono in una ex caserma a Calambrone, dove c’erano dei monolocali per le famiglie, con bagni in comune, ma più appropriati per l’inverno. Lì siamo stati un annetto, poi ci trasferirono a gruppi in strutture più piccole”.
“Era un periodo in cui si riusciva a trovare lavoro e non ci furono problemi”, dice Idriz. “Anche per gli alloggi definitivi molti aiuti arrivarono dal Comune, tanti presero la casa popolare, e questo determinò la fase successiva dell’integrazione, che oggi possiamo dire compiuta. Noi che allora eravamo bimbi ora andiamo all’università o ci siamo già laureati, e per questo vogliamo raccontare la nostra storia”.
Erequem è stato al campo fino alla fine, mentre Idriz è tornato in Albania per tre anni e poi si è trasferito nuovamente in Italia nel 2000, dove poi è rimasto. Eqerem quando è arrivato in Italia un po’ conosceva la lingua: “Venivo da Valona, come Idriz, guardavo Telenorba e i cartoni animati e così ho imparato l’italiano. Ricordo che non c’erano mediatori e che i ragazzini come noi traducevano le cose per gli adulti, a modo nostro facevamo mediazione”.
Il trailer del documentario