Caro Enrico,
ci conosciamo bene e penso esista fra noi una consolidata stima reciproca. Molti anni fa, nei nostri rispettivi ruoli, abbiamo collaborato intensamente, con buoni risultati. Anche per questo mi meraviglia il tuo silenzio sulle primarie del PD per il candidato alla presidenza della Toscana nelle elezioni del 2015, accompagnato da quello che sembra essersi adagiato su tutto il partito.
Qualche settimana fa ho dato la mia disponibilità, sotto certe precise condizioni, a partecipare a queste primarie e quindi a competere con te.
Ho detto e scritto che il mio obiettivo era e rimane quello di suscitare un dibattito all’interno del PD e dei suoi elettori sul tema del futuro della nostra regione, per far crescere speranze e interesse per la buona politica, per costruire un nuovo programma di governo, per battere l’astensionismo e l’anti-politica ormai dilaganti.
A caldo, quando ancora nessun candidato alternativo si profilava all’orizzonte, ti eri detto pronto ad affrontare le primarie. Penso che tu lo sia ancora. Perché allora il dibattito sembra essersi insabbiato in questioni procedurali che appassionano solo gli addetti ai lavori?
Non sono un politico di professione ma nemmeno un outsider. Ho a lungo atteso e poi contribuito, con milioni di italiani, alla fondazione del Partito Democratico. Non vorrei mai che il nostro partito sfuggisse confronti e discussioni al suo interno, non sopporterei una politica che si riducesse a tatticismi fini a se stessi.
Sarebbe un segnale importante di responsabilità politica il comune impegno a far svolgere le primarie per parlare e far parlare di fatti, proposte, idee. Proviamoci. Lo dobbiamo ai nostri concittadini, giovani e non, soprattutto a chi, preso nella morsa della crisi, avrebbe ancora fiducia in noi ma rischia di perderla. Lo dobbiamo alla nostra Toscana.
Un caro saluto.
Luciano Modica