Ah, ma non è Lercio. Quando il nome del tuo sito diventa parte di un’espressione ormai di uso comune utilizzata per commentare notizie inverosimili pubblicate sui giornali online, vuol dire che hai colpito nel segno. Nato da una spin off della Palestra di Daniele Luttazzi, Lercio è diventato un fenomeno del web italiano pubblicando notizie false con intento satirico. Della redazione fa parte anche Andrea Michielotto, ingegnere informatico pisano di 42 anni. Lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato di quell’articolo in cui Radio Maria passava i Megadeath, delle minacce di morte degli ultras della Lazio e di una mail del Ministero degli Interni che chiedeva la rimozione di un articolo su Ebola
Chi c’è dietro Lercio?
Siamo una quarantina di persone che va dai 20 ai 40 anni e proveniamo da varie zone d’Italia, anche se lo zoccolo duro è in Sardegna. Facciamo le professioni più varie, c’è un giornalista, un disoccupato, un edicolante di Salerno. C’è una sola donna tra di noi, ma vi assicuro che è la più maschilista del gruppo. Il gruppo è piuttosto chiuso, non accettiamo candidature spontanee. Anche perché siamo fedeli all’impostazione originaria.
Da dove deriva questa impostazione?
Tutta la redazione proviene dal blog La Palestra di Daniele Luttazzi. Intorno al 2008 ha deciso di aprire una sezione del sito dedicata agli interventi dei lettori, nella quale pubblicava le migliori battute del giorno. Eravamo molti, lui diceva che riceveva circa 2.000 contributi al giorno, i più assidui comunque erano sempre gli stessi. Visto che era anche il periodo nel quale cominciavano a diffondersi i social network, abbiamo cominciato a legare. Quando La Palestra ha chiuso, nel 2010, abbiamo deciso di fondare un collettivo satirico che si chiamava Acido Lattico. Continuavamo a fare lo stesso tipo di cose, cioè attaccare una battuta ad una premessa vera pescata dalla cronaca. È quello che fanno tutti gli stand up comedians della tradizione americana, uno su tutti David Letterman, e che Luttazzi utilizzava già per la sua trasmissione Tabloid.
E poi?
Poi uno del gruppo, il sardo Michele Incollu, un giorno si è inventato un giornale satirico. Un blog che giocava ad imitare la grafica del sito di Leggo (giornale generalista distribuito gratuitamente, ndr). Quando abbiamo cominciato ad avere successo Leggo ha modificato font e impaginazione, in realtà noi irridevamo anche il tipo di approccio alla notizia tipico di un certo giornalismo online, che punta ad attrarre clic a scapito della valenza informativa e della verifica delle fonti. Ci siamo accorti subito che scrivendo direttamente notizie satiriche avevamo maggiori possibilità di sbizzarrirci, quindi abbiamo continuato su questa strada.
A quel punto vi siete strutturati?
Si, abbiamo dovuto farlo perché Michele Incollu non riusciva a stare dietro ai “pezzi” che gli mandavamo. Siamo una grossa redazione virtuale, ci teniamo in contatto attraverso un gruppo chiuso su Facebook. Ci sono dei sottogruppi che si occupano di aspetti specifici, dalla grafica alla selezione delle notizie.
Il vostro lavoro viene ripagato in qualche modo?
Per adesso non c’è nessun tipo di business dietro Lercio. I pochi soldi che facciamo con la pubblicità vengono reinvestiti nelle spese di gestione del sito. Libro a parte (Un anno Lercio, uscito con Rizzoli a fine novembre, ndr), non abbiamo ricevuto proposte. Non ci sono ancora prospettive di monetizzare il nostro successo. Siamo troppo numerosi per poter ripagare il lavoro di ognuno, meglio restare “poveri” ma indipendenti e fedeli all’idea originale. L’obiettivo è continuare a divertirci.
Avete una pagina Facebook con più di 250mila fan e 53mila follower su Twitter. Agli ultimi Macchia Nera Awards avete vinto il premio come miglior sito italiano e come autori della migliore battuta. Vi aspettavate questo successo?
Sinceramente, no. Non ci ponevamo nemmeno il problema, siamo stati colti di sorpresa. Abbiamo fatto il botto con un pezzo che raccontava di Radio Maria che avrebbe passato i Megadeath a causa dell’errore di un tecnico e di una chiave usb sbagliata. È stato ripreso dal sito di Repubblica XL, che ha chiesto un commento al direttore dell’emittente il quale ha smentito, nemmeno con troppa convinzione. Il magazine di Repubblica poi ha chiuso, non so se a causa nostra, noi invece abbiamo ricevuto 50mila like.
Altro caso eclatante è stato quello che ha coinvolto l’ex ministro del governo Letta, Cecile Kyenge (“Prendiamo cani e gatti degli italiani per sfamare gli immigrati”)…
Sì, molti gruppi neofascisti hanno approfittato per criticarla duramente, essendo di sesso femminile, nera e di sinistra, evidentemente per loro era un obiettivo perfetto. Naturalmente, in questo come in altri casi, la vittima della satira non era la Kyenge ma chi crede che notizie del genere possano essere vere. Alcuni siti come Imola Oggi o Informare per resistere non hanno capito e ci hanno attaccato duramente dalla prospettiva opposta.
Ma Lercio è di destra?
No, credo di parlare a nome di tutte la redazione quando dico che siamo tutti di sinistra ma delusi dalla attuale rappresentanza politica della sinistra. Attacchiamo anche loro, ma chi ci dà più soddisfazione sono i leghisti e i gruppuscoli dell’estrema destra.
Cosa dite a chi vi accusa di inquinare l’ecosistema dell’informazione?
Non puntiamo assolutamente a diffondere bufale, come fa invece chi pubblica notizie false dandogli una parvenza di verità, solo per sfruttare il clickbait. Su Ebola scrivevamo: “Si sono ammalati 700.000 ipocondriaci”, chiaramente la vittima in questo caso erano gli ipocondriaci.
Uno dei filoni su cui puntate particolarmente è quello dei sempre più numerosi sostenitori delle teorie complottiate…
Si, cose tipo il padre che porta il figlio a vaccinarsi e diventa un rettiliano, oppure il giudice che condanna l’Italia per le scie chimiche. Non vogliamo assolutamente schierarci a difesa delle multinazionali del farmaco, ma nemmeno di chi prende per vera una notizia priva di qualsiasi fondamento. Difendiamo un certo tipo di cultura scientifica. Per questo ci fa piacere che noti debunker come Paolo Attivissimo, stimati studiosi quali Piergiorgio Oddifreddi o scienziati come Dario Bressanini si siano dichiarati nostri fan. Eravamo nella black list di una serie di siti che fanno debunking (Bufale un tanto al kg, ad esempio), nel tempo siamo spariti da queste liste.
Chi sono i bersagli della vostra satira che si incazzano di più?
In assoluto i grillini. Ci sembra anche strano fra l’altro, visto che si dicono fan di un (ex?) comico ma sono i più permalosi. Ci attaccano minacciando che leveranno i finanziamenti pubblici ai giornali, dimenticando che non siamo assolutamente un giornale e che non prendiamo nemmeno finanziamenti privati. Poi ci sono i vegani e gli animalisti, che generano sempre grandi flame su Facebook. Molta soddisfazione ci danno anche gli ultras della Lazio (“Si rasano in solidarietà a amico malato, ma è solo diventato ultra della Lazio”). Abbiamo ricevuto minacce di morte, sostengono che non dovremmo fare gli stronzi con i malati, ma noi in realtà facciamo gli stronzi con i laziali. Quelli che si arrabbiano in genere molto sono quelli che hanno una fede incrollabile che viene messa alla berlina. I bigotti si incazzano meno in genere, o comunque hanno toni meno accesi.
Querele o minacce di citazioni in tribunale?
Per adesso non ci hanno ancora citati. In ogni caso l’unica donna della redazione è anche avvocato, ci penserebbe lei a tutelarci (ride, ndr). Quando abbiamo scritto un pezzo su una persona che contraeva l’ebola comprando i fantasmini da un venditore ambulante, siamo stati contattati dal ministero degli Interni che ci ha chiesto di ritirare l’articolo per non creare allarmismi. Minacciavano di rivalersi, quindi lo abbiamo fatto. Credevamo che si capisse chiaramente chi era la vittima (non i venditori ambulanti, evidentemente), a volte il confine è labile e può essere frainteso. Il rischio è connaturato alla satira, se vuoi essere corrosivo devi rischiare. In ogni caso siamo molto meno garibaldini rispetto agli inizi.
Come sarà Lercio del futuro?
Stiamo portando avanti una serie di esperimenti, che riserviamo di solito al fine settimana, quando il traffico scende un po’. Proviamo a realizzare dei tg satirici ad esempio, quello che ci stuzzica di più al momento però è Lercio Vintage, un contenitore di notizie del passato, scritte come se fosse esistito già un Lercio al tempo. Giuda che dice “Gesù #staisereno”, per dire.