di Stefano Gallo*
A pochi giorni dal brutale massacro di Parigi, assistiamo a due fenomeni paralleli. Da una parte la diffusione straordinaria della campagna JeSuisCharlie – Nous sommes tous Charlie, abbracciata anche da esponenti politici che sostengono posizioni da sempre avversate dal giornale satirico francese, come ad esempio il leghista Borghezio.
Dall’altra si sono levate voci critiche nei confronti dei membri della redazione di Charlie Hebdo e del loro tipo di satira: responsabili di vere e proprie campagne antislamiche ai limiti del razzismo, contro una religione già troppo bistrattata in Francia.
Per chiarirci le idee abbiamo rispolverato un numero di Charlie Hebdo del 2010, in cui veniva riportata una notizia su Pisa.
Un breve trafiletto accompagnato da una vignetta feroce, che molto ci può dire sull’intelligenza della redazione del settimanale francese e sugli obiettivi reali della sua satira: ogni tipo di intolleranza e di stupidità.
Nella vignetta di Riss: “Cosa stai dicendo?”
Decibel e laicità
Quali sono le cose che vi infastidiscono di più? Il rumore, risponde la maggior parte della gente. E quali sono i rumori più fastidiosi? Le campane delle chiese, rispondono i membri dell’Unione Atei e Agnostici Razionalisti, un’associazione italiana già nota per la sua battaglia contro i crocifissi nelle scuole. A Pisa si è messa in testa di chiedere di limitare le “manifestazioni religiose rumorose” ai soli giorni festivi. Una richiesta enorme per il paese del papa!
Questa versione acustica della battaglia sulla laicità merita rispetto. Ma, d’altra parte, non bisogna dimenticare che il rumore è vita, legame sociale. Se si difende una società del silenzio, si devono appoggiare quegli abitanti di Haute-Savoie che, infastiditi dallo scampanellio delle campane, hanno fatto causa al vicino allevatore di vacche (il tribunale ha appena assolto l’allevatore). E si dovrebbero anche appoggiare le leggi anti rumore, che regolando la chiusura dei locali musicali sulla sveglia degli impiegati degli uffici hanno trasformato le vie più vivaci in case di riposo. No, piuttosto che l’ingranaggio del silenzio, è la tolleranza acustica che va coltivata. Accettiamo le loro campane cattoliche, che loro accettino le nostre musiche alcoliche! La battaglia contro il rumore è più una faccenda di rapporti sociopolitici che di decibel: è la migliore lezione che si può trarre (e sfruttare) dall’audace lotta degli atei italiani.
*storico
(1)
Uno degli strumenti della satira politca è quello di evidenziare, come in questo caso, le contraddizioni logiche sempre presenti in tutte le forme di pensiero reazionario che vuole attribuire privilegi, anche piccoli talvolta, a ceti e classi sociali dominanti e negare diritti a ceti e classi sociali subalterne.
A mio parere ciò che più è importante nella satira poltica è il suo spirito intrinsecamente LIBERO ed EGALITARIO: perchè irridendo tutte le forme del Potere, ma con particolare acrimonia quello reazionario, pone tutti ‘i cittadini’ sullo stesso piano. La risata del cittadino subalterno sulle contraddizioni del potere dominante è liberatoria!
Sul problema specifico dei rumori delle manifestazioni religiose vale la pena ricordare che l’approccio proposto da Charlie Hebdo – con gradi meno alcolici! – è stato effettivamente perseguito con successo!
(2)
In un paesino della Norvegia -vd sito web UAAR- stanchi di continuare a sentire il suono delle campane, a cui si era aggiunto anche il richiamo del muezzin,i soci della Società Pagana Norvegese hanno chiesto il permesso di poter fare altrettanto.Ottenutolo in nome della pari dignità delle concezioni del mondo,i suoi esponenti hanno collocato degli altoparlanti sui tetti dai quali hanno pubblicizzato le riunioni della Società, oltre a lanciare messaggi sull’inesistenza di Dio.La notizia è stata rilanciata da diversi media in tutto il mondo: al punto che,avendo pienamente raggiunto lo scopo (esprimere un punto di vista laico sul disturbo della quiete operato dalle organizzazioni religiose),gli annunci sono stati interrotti.
Come suol dirsi spesso in Italia,ecco un caso in cui
LA REALTA’ POLITICA HA SUPERATO LA DIMENSIONE DELLA SATIRA!
Siamo tutti contenti che il comune di Pisa abbia esposto sul balcone di Palazzo Gambacorti lo striscione con la scritta: JE SUIS CHARLIE HEBDO!
Alle parole dovrrebbero seguire i fatti: mandate al Sindaco questo bell’articolo e ricordategli che ad oggi la proposta del 2010 dell’UAAR di Pisa non è “all’Ordine del Giorno”-come dichiarò a suo tempo!