Storia in due puntate di un “mezzo” falso storico. Come la croce su sfondo rosso con la sua foggia pallata è diventata stemma della città di Pisa. E come è arrivata a dominare le ricostruzioni storiche, dal Gioco del Ponte al corteo della regata delle Repubbliche marinare
di Francesco Stea Pagliai
Ovunque bandiere con la croce pisana, con la sua foggia peculiare – patente, ovvero con i bracci allargati alle estremità, e pomettata o pomata o, meno signorilmente, pallata, cioè con i globetti; la croce su sfondo rosso, stemma della città di Pisa, domina anche le ricostruzioni storiche, dal Gioco del Ponte, al corteo della regata delle Repubbliche marinare, all’iconografia della “spedizione delle Baleari”, giù giù fino almeno ai guerrieri pisani all’assedio di Gerusalemme durante la prima crociata (1099).
Nell’immaginario collettivo e persino nello stemma della Marina italiana, con gli emblemi delle “Repubbliche marinare”, Pisa medievale e la sua croce sono indissolubili.
Nell’immaginario collettivo la croce pisana è collegata al periodo delle Repubbliche marinare. Ma corrisponde davvero alla storia?
È difficile dire quali siano stati gli emblemi di Pisa nei primi secoli della nascita e dell’espansione di Pisa come libero comune e repubblica marinara: non si sono conservate fonti dirette (vessilli, bandiere, scudi…) e ci si deve basare su testi narrativi e cronicistici e raffigurazioni iconografiche. Anche le testimonianze indirette, tuttavia, non sono numerose e sono spesso vaghe, imprecise, ambigue, a volte posteriori di secoli.
A ciò dobbiamo aggiungere che nel pieno Medioevo i concetti di stemma o bandiera di uno Stato (e in realtà il concetto di Stato stesso) sono ben lungi dall’essere formalizzati e definiti come li concepiamo oggi: emblemi e insegne sono molto più mutevoli di quanto non si pensi, l’araldica muove i primi passi. L’ultima importante premessa da fare è che quasi tutto quello che si trova su Internet a riguardo è errato, compresa Wikipedia, e gli errori si propagano spesso da una pagina web all’altra.
Ciò che si sa è che nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa riconosce il Comune di Pisa, e negli atti viene detto che dedit etiam imperator eis suum vexillum. Sul vessillo e sul suo colore niente viene detto, e nei secoli precedenti vari erano stati i colori dei vessilli imperiali (checché ne dica chi parla con troppa sicurezza di Blutfahne, mitica bandiera rosso sangue derivata da quella dell’impero romano), tuttavia nei secoli successivi Pisa utilizzerà una bandiera completamente rossa, senza alcun simbolo, ed è quindi possibile che il vessillo che il Barbarossa concede fosse appunto quello di colore rosso.
Un riferimento indiretto è dato dall’attestazione della presenza nel 1187 nella città di Tiro di un’associazione pisana chiamata societas vermiliorum, “dei rossi”, mentre è del 1242 la prima menzione sicura della bandiera rossa (vexillum sanguinolentum).
La presunta prima attestazione della croce pisana, uno stemma con un’iscrizione sul console Cocco Griffi datata 1157, è un falso del Cinquecento
Insomma, dal Barbarossa in poi Pisa usa la bandiera rossa, senza simboli. E allora la croce pisana?
La presunta prima attestazione di tale simbolo, uno stemma con un’iscrizione riguardante il console Cocco Griffi – incongruamente definito primus consul – e la data 1157, attualmente conservato in deposito, è infatti un vero e proprio falso storico: è in realtà del Cinquecento, periodo in cui non era raro il ricorso a “riscritture” della storia al fine di nobilitare il passato della propria città o della propria casata.
La croce pisana è analoga per forma alla croce occitana, oggi assurta a simbolo della regione storica e della cultura dell’Occitania. Il segno sembra comparire prima qui: parrebbe menzionato già nel 1165 o forse prima, ed è stemma dei conti di Tolosa all’inizio del tredicesimo secolo. All’epoca i commerci fra Pisa e il Midi erano fiorentissimi e i pisani potrebbero averlo conosciuto direttamente da quelle parti, oppure durante le crociate condotte assieme in Terrasanta; o, ancora, la croce patente e pomettata potrebbe essere stata adottata indipendentemente nei due ambiti, magari ispirata da fogge simili viste nelle spedizioni in Oriente. Le presunte spiegazioni simboliche della forma dei bracci e dei globi (dodici vittorie, dodici apostoli, dodici mesi, dodici case dello zodiaco…) sono in genere posteriori, poco coerenti e scarsamente convincenti.
comunque nel 1500 i fiorentini erano molto attivi nell’infamare e cancellare la storia di pisa con simboli medicei che poco anno a che fare con i monumenti e la città al quale sono impressi. si aveva tempo e voglia per riscritturare una targa?
troppo assoluto come testo!
La targa era sul palazzo della famiglia Griffi, probabilmente realizzata nel periodo della Seconda repubblica (1494-1509). Su questo aspetto specifico rimando alla seconda parte, in cui troverà la bibliografia, e in particolare al testo di M.L. Ceccarelli Lemut il cui titolo è esplicativo Nelle biblioteche pisane non c’è, ma ne ho una copia. Buona giornata
Complimenti per l’articolo, il più esaustivo che esista sull’argomento!
Non ho però capito se Ranieri Sardo scriva della bandiera di colore rosso o della bandiera rossocrociata e se la citazione “vexillum sanguinolentum” sia sua o meno?
Grazie in anticipo,
F.F.