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Videoteque Porte aperte

volonté

Per chiudere la rassegna di film con Gian Maria Volonté, un film del 1990 tratto da un romanzo di Leonardo Sciascia


Porte aperte di Gianni Amelio è uno degli ultimi film di Gian Maria Volonté che morirà nel 1994 per arresto cardiaco, e in questo film sembra più vecchio dei 57 anni che aveva. Il film ruota tutto intorno a lui: alla sua figura lunga e magra che diventa ancora più lunga e magra quando tiene per mano la piccola figlia; ai suoi tanti primi piani, silenziosi e interrogativi, calmi ed ironici, ambigui; alla sua incredibile sicilianità essendo lui milanese. Volonté prima di approdare al cinema ha fatto molto teatro e in questo film, come in altri, si vede.

Porte aperte racconta la storia di un processo a Palermo negli anni 30 quando il fascismo aveva da poco reintrodotto la pena di morte, e del giudice a latere Vito Di Francesco (Gian Maria Volonté) che preferirebbe non mandare a morte l’imputato reo confesso di triplice omicidio. Il titolo, lo stesso del romanzo di Sciascia, fa riferimento al detto popolare “durante il fascismo si dormiva a porte aperte”.

Film lento, di poche parole ma tutte importanti, quasi misterioso per buona parte dei 108 minuti, fatto di personaggi tutti ambigui. Solo alla fine si capisce esplicitamente cosa il film voleva raccontare e che in realtà si era capito sin dal principio. Lo so è un discorso un po’ contorto, ma per me lo è stato anche lo svolgimento del racconto nel film.

Ennio Fantastichini recita la parte dell’imputato. Bravo anche lui. E bravo anche Renato Carpentieri, il contadino giudice popolare che provoca le riflessioni di Vito di Francesco.

Infine, l’altra protagonista del film è la Sicilia e Palermo. Vicoli, sole, confusione per la strada, e campi di grano.

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Pubblicato il: 29 marzo 2015

Argomenti: Cinema, Quaderni, Videoteque

Visto da: 777 persone

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