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Quel (mezzo) pisano candidato allo Strega. Intervista a Federico Guerri

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Insieme a Marco Santagata, e dopo il polverone sollevato dalla candidatura di Gipi, un altro scrittore pisano (anche se solo di adozione) in concorso al più importante premio letterario italiano


24:00:00 è entrato ufficialmente nella lista dei 26 candidati allo Strega, il più prestigioso premio letterario italiano. L’autore si chiama Federico Guerri, è nato a Piombino nel 1976 e si è trasferito a Pisa per l’università (dove vive ancora oggi). Autore di testi teatrali, attore e insegnante, nel 2012 ha pubblicato Questa sono io con la casa editrice Il Foglio di Piombino. In 24:00:00, uscito nel 2014 per lo stesso editore toscano, Guerri racconta la storia un bibliotecario che cerca di trovare la connessione tra tutte le storie del mondo, intrecciandola a quella di altri personaggi le cui vicende si snodano nel giorno del Conto alla Rovescia. Lo abbiamo incontrato alla Tazza d’Oro e ci siamo fatti raccontare come ci si sente ad essere in lizza per il Premio Strega.

Ma quindi com’è andata nello specifico?
Una delle copie inviate al momento dell’uscita è finita a Wilson Saba (candidato allo Strega nel 2006 con Sole & baleno, ndr). A lui è piaciuto un mucchio e ha scritto una lettera di presentazione. Le candidature funzionano così: c’è un’associazione che si chiama Amici della domenica, intellettuali, giornalisti e scrittori ai quali si aggiungono anno per anno i vincitori del Premio Strega. Ognuno di loro può segnalare un romanzo per la candidatura. Quando un libro riceve due segnalazioni entra nella rosa dei 26. La seconda segnalazione è arrivata dalla giornalista Simonetta Bartolini. In questo momento ci sono 10 giurati che stanno leggendo, il 16 aprile usciranno i 12 titoli finalisti. Mi è arrivata una mail che dice che i giurati stanno andando in vacanza e di inviare i PDF perché avranno tempo di leggere.

arton67869Stai friggendo?
Sì, ma è un po’ come Davide contro Golia, nonostante le nuove regole che dovrebbero garantire la presenza delle piccole case editrici e degli outsider in generale, gioco comunque contro Vinicio Capossela per Feltrinelli, per dire. Sono piuttosto scettico in generale rispetto ai premi, non hanno dato l’Oscar a Kubrick e Hitchcock, per dire. Naturalmente è molto bello essere candidato a fianco di persone che sanno fare il mestiere che fanno, bella la possibilità che danno a libri che difficilmente avrebbero tutta questa visibilità. Per me è già un successo. Comunque, se entro nella cinquina finale almeno una cedrata Tassoni la stapperò.

Oltre a fare il candidato allo Strega cosa fai nella vita?
Sempre difficile dirlo, è la classica domanda che quando le viene posta fa glissare sempre un po’ mia madre. Quando sono andato a recuperare la carta di identità ho avuto dei problemi, io avevo scritto “studente” nel campo “professione” da tempi immemori. Al momento del rinnovo ho provato a dire che faccio l’operatore teatrale, un mestiere che all’estero esiste e in Italia un po’ meno. Purtroppo tra le opzioni disponibili operatore teatrale non c’era, “c’è operatore ecologico” mi diceva l’impiegato del Comune, “tecnico del teatro” al massimo. Alla fine l’ho ottenuto, sono riuscito a inventare il mio lavoro anche sulla carta di identità. Mi occupo di pedagogia teatrale, cioè faccio pedagogia attraverso il teatro. Lavoro con il Teatro Verdi e con Arsenale delle Apparizioni, la compagnia pisana (con sede a Mixart, ndr) di cui faccio parte. Al Verdi collaboro al progetto Fare Teatro, andiamo nelle scuole a fare approfondimento sui testi, corsi di scrittura creativa, creazione del gruppo, soluzione creativa del conflitto. Con ADA ci occupiamo soprattutto di improvvisazione teatrale. Tengo corsi e organizzo spettacoli di improvvisazione. Scrivo testi per compagnie teatrali o singoli attori che hanno bisogno di sviluppare la loro idea.

Perché in 24:00:00 scegli di partire dalla fine del mondo?
L’idea di questo testo nasce in un laboratorio teatrale. La Music Academy di Pisa mi ha chiamato a fare un corso per il laboratorio sul musical. A uno studente è venuto in mente di scrivere una storia sul cambio di paradigma. Ero all’oscuro del concetto e mi sono documentato. Si tratta di quel momento nel quale il mondo come lo conosciamo finisce, quando c’è un’idea ufficiale delle cose che cambia radicalmente in seguito a un determinato evento. L’invenzione del fuoco, la scoperta dell’America o quella della teoria della relatività. I cambi di paradigma però possono essere anche personali, quando ti innamori ad esempio. La cosa mi affascinava molto, perché dal punto di vista narrativo è una figata. Poi mi è venuto in mente un film che mi è piaciuto da morire, sceneggiato da Zavattini e diretto da Vittorio De Sica, Il giudizio universale. Ricevette critiche immonde quando uscì, perché ruotava intorno a una sorta di realismo magico nel periodo del boom del neorealismo. Una serie di personaggi vivono la loro vita nelle ultime 3-4 ore prima del giudizio universale, annunciato da una voce che tutti sentono. Allora mi è venuto in mente il conto alla rovescia. È un artificio classico tutto sommato. Fa scattare un meccanismo di attesa e allo stesso tempo una grossa sfida, perché il lettore si diverte a cercare la soluzione possibile quando lo scrittore si incasina.

22097_928563417166786_896688867134106597_n24:00:00 è un romanzo di personaggi secondari..
Sì, mi piacciono tantissimo. Mentre covavo l’idea di questo libro ragionavo molto sulle commedie americane. Fino ad un certo punto nelle commedie americane i personaggi secondari erano fondamentali. Mi viene in mente Mickey Rooney che fa il cinese al piano di sopra in Colazione da Tiffany, i proprietari degli alberghi di Mamma ho perso l’aereo o Pretty Woman. A volte restano in testa più dei personaggi principali. Non vengono mai approfonditi tantissimo, ma hanno un grande potenziale. Nelle produzioni attuali, spesso diventano delle funzioni variabili prive d’anima. Mi piace il mistero che portano questi personaggi. Tom Stoppard, in Rosencrantz and Guildenstern sono morti una delle mie commedie preferite, prende due personaggi secondari di Amleto e li fa protagonisti della loro storia. Anche io avevo voglia di scrivere un romanzo di personaggi secondari.

Un altro concetto sul quale rifletti nel libro è la coerenza della narrazione.

Lo faccio citando due universi narrativi che amo particolarmente, la mitologia greca e il mondo dei fumetti. In entrambi i casi le vicende raccontate nei vari “episodi” sono sempre coerenti tra loro, e si influenzano a vicenda. Un concetto che mi intriga particolarmente. È un’idea antica e postmoderna allo stesso tempo, con internet ti puoi permettere di fare dei mashup meravigliosi. Cosa succederebbe se Antigone incontrasse Capitan Uncino? Può essere divertente immaginarlo.

In 24:00:00 ti diverti a provocare “teorizzando” per certi versi la fine del romanzo classico e poi ti trovi candidato allo Strega però.

Si, ma d’altra parte c’è anche Zerocalcare quest’anno, che è un fumettista (sorride, ndr), e questo è piuttosto strano. L’anno scorso tifavo Gipi (anche lui candidato con Unastoria, ndr), sia chiaro, ma non si può dare l’Oscar ad una commedia teatrale, si tratta di linguaggi diversi. Il fumetto non è meno dignitoso del romanzo, ma è un altro media.

Mi piace immaginare che c’è un secondo capitolo dell’umanità che sarà scritto in un altro modo. Le narrazioni comprenderanno tutti i nuovi media, io mi diverto già a inserire pezzi di blog o di chat ad esempio.

Penso a un romanzo che sta per metà sulle pagine del libro e per l’altra metà in giro per la città, nella realtà. Tipo vatti a leggere il prossimo capitolo che troverai fotocopiato alla Tazza d’Oro. Adoro S di J.J. Adams, tu compri un libro che in realtà si chiama la Nave di teseo ed è di un altro autore, un finto libro di biblioteca, pieno di glosse e appunti a lato del testo di due persone che stanno studiando. Poi ci sono cartoline, documenti, fotocopie. Il modo di leggere il libro è molteplice. Puoi seguire le indagini dei due che studiano o limitarti alla trama della Nave di Teseo. Oppure mischiare le due cose. Crei la tua modalità di lettura che preferisci e le risposte che ottieni sono determinate anche alla profondità della tua analisi. Una figata.

10253994_10203082352893882_4103857657144715389_nDopo l’esordio con Questa sono io, pubblichi ancora una volta con Il Foglio di Piombino, ci racconti di che tipo di casa editrice stiamo parlando?
Nasce nel 1999, l’anno scorso abbiamo fatto una festa bellissima a Livorno per i 15 anni. Ha qualcosa della casa di produzione indipendente-alternativo tipico del mondo della musica. Gordiano Lupi fa un gran lavoro, è una casa editrice molto onesta, solida, come l’acciaio che si produce a Piombino. Bel lavoro di talent scout, ha lanciato Sacha Naspini, oggi con Rizzoli, Piano B, Elliott, Lorenza Ghinelli, oggi in Newton Compton, Wilson Saba, che pubblica per Bompiani. L’ambiente è molto familiare, tra autori ci leggiamo, ci diamo una mano a vicenda per l’editing. Un bel gruppo.
E tanti scrittori affermati concedono al Foglio i loro testi, da Gianluca Morozzi che ci ha dato un racconto lungo per una collana, o Valerio Evangelisti.
Fanno un buon lavoro con la saggistica, andando ad occupare uno spazio che le case importanti non occupano, ad esempio il cinema indipendente, libri su registi molto particolari, tipo che hanno scritto di Refn prima che facesse Drive.
Ho mandato 24:00:00 anche ad alcune grandi case editrici, ma avrei dovuto aspettare una risposta che magari sarebbe arrivata dopo un paio d’anni, ma per me era una storia piuttosto urgente da pubblicare. Allora abbiamo deciso di fare il libro con Il Foglio.

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Pubblicato il: 5 aprile 2015

Argomenti: Cultura

Visto da: 3580 persone

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2 risposte a: Quel (mezzo) pisano candidato allo Strega. Intervista a Federico Guerri

  1. avatar Gordiano Lupi scrive:

    Non è vero che Silvia Avallone ha pubblicato un racconto con noi prima di pubblicare Acciaio con Rizzoli. Federico Guerri si è confuso. Pregherei di correggere.

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