Dal 23 al 27 aprile Dario Marconcini porta sulla scena del Teatro Francesco di Bartolo il suo secondo studio pinteriano: una commedia epistolare a tre voci
Prima Nazionale al Teatro Francesco di Bartolo di Buti per Voci di famiglia di Harold Pinter per la regia di Dario Marconcini, in scena dal 23 al 27 aprile. Una commedia epistolare si gioca su tre voci narranti: quella del figlio, quella della madre e infine anche quella del padre, che sembra provenire da una tomba di vetro.
Un testo in cui ognuno racconta la propria quotidianità e le proprie esperienze. “Voci che si parlano senza ascoltarsi; lettere probabilmente mai scritte o forse scritte e mai spedite o che comunque il destinatario non ha mai ricevuto”, scrive Alessandro Serra, traduttore del testo della nuova produzione
Secondo studio pinteriano per Dario Marconcini, dopo Il Silenzio dello scorso anno, Voci di famiglia ha come protagonista il linguaggio e un’indagine sui personaggi che secondo Harold Pinter “mi dicono quel tanto che basta per farmi capire quali esperienze hanno vissuto, quali sono le loro aspirazioni, qual è la loro storia. Tra la mancanza di dati e l’ambiguità di ciò che dicono vi è un territorio che non solo vale la pena, ma che non si può fare a meno di esplorare. I personaggi prendono forma su una pagina, il più delle volte è una forma quasi inespressiva perché si concedono pochissimo e sono inattendibili, vaghi, evasivi, contrastanti, maldisposti. Ma è solo grazie a queste caratteristiche che nasce un linguaggio, il linguaggio che nasconde ciò che non viene detto.”
“Ora sta a noi – commenta Dario Marconcini – che dobbiamo dar voce e corpo a questo dramma, restituire o rispondere con le nostre inquietudini a tali domande e cercare di nuovo a pensare all’uomo come esperienza, al teatro come strumento per vedere e all’attore come esploratore del mistero. Con Voci di famiglia continua il nostro viaggio nel mondo di Pinter.
Dai territori della memoria che si va a perdere dove si alternavano squarci di buio e momenti di tenerezza (Silenzio),si passa a un rapporto familiare tra un figlio e una madre, lontani ,in abitazioni diverse, dove il ricordo del padre morto e immanente scatena nostalgia e rancori e dove l’andar via dalla famiglia vuol dire essere in balia di una umanità che nel rapporto di conoscenza nasconde tentativi di sopraffazione e corruzione e dove la solitudine è la compagna che alimenta improvvisi slanci di odio e di amore insieme a momenti di abbandono”.
di Harold Pinter
Regia DARIO MARCONCINI
con Giovanna Daddi, Emanuele Carucci Viterbi e Dario Marconcini
scene e luci Riccardo Gargiulo e Valeria Foti