Organizzata dalle associazioni di categoria, la manifestazione ha bloccato il traffico cittadino con un lungo corteo terminato sotto al Comune. A prendersi la ribalta i bancarellai di piazza dei Miracoli
Mercoledì 27 maggio gli ambulanti pisani hanno sfilato in corteo per protestare contro l’abusivismo e per la lotta alla contraffazione. Organizzata dai sindacati di categoria Fiva e Anva, la manifestazione è partita intorno alle 15 da via Paparelli per raggiungere piazza XX Settembre intorno alle 17. Una quarantina di mezzi – furgoni, auto private, scooter – hanno bloccato la circolazione e causato disagi al traffico cittadino. In prima linea i bancarellai di piazza dei Miracoli, in lotta con l’amministrazione dopo il trasferimento in piazza Manin.
Di fronte a Palazzo Gambacorti è intervenuto il presidente del consorzio Pisa dei miracoli Gianmarco Boni, che ha rivendicato il diritto dei bancarellai a rientrare in piazza dei Miracoli. A sostenere la rivendicazione degli ambulanti anche i presidenti di Confcommercio (Federica Grassini) e Confesercenti (Antonio Veronese), oltre ad alcuni consiglieri comunali di centrodestra.
“Da tre anni aspettiamo risposte sul nostro futuro – ha affermato Gianmarco Boni – ma l’unica cosa che vediamo è una proroga continua del cantiere delle Sinopie. Un cantiere che non paga il suolo pubblico con un danno all’erario di 2 milioni di euro. Noi eravamo gli unici venditori regolari nella piazza e siamo stati allontanati – ha insistito Boni – mentre gli abusivi e i nomadi che compiono borseggi ai danni dei turisti continuano ad agire indisturbati”.
Devono solo tacere: intanto vendevano anche loro una marea di roba contraffatta (pensate che le maglie delle squadre, quelle dei Simpson, dell’inesistente Hard Rock Cafè Pisa o dell’Università siano ufficiali?), insieme a gagliardetti del Duce e altra robaccia fascista, poi battevano uno scontrino ogni morte di papa, e inoltre erano lì per concessioni date a disgraziati nell’immediato dopoguerra e poi passate di mano in mano. La perfetta sintesi tra privilegi medievali, grettezza e avidità borghese e disinteresse totale per la pubblica utilità.