Si chiamano CTP, Consigli Territoriali di Partecipazione. Se ne parla molto in questo periodo, perché i singoli consigli – composti da membri delegati dal consiglio comunale, e quindi espressione diretta delle forze politiche – devono nominare i presidenti e i vicepresidenti. Ma prima di addentrarci nelle nomine, abbiamo chiesto a Carlo Scaramuzzino, già assessore e consigliere comunale, conoscitore di lunga data della politica pisana e dei meccanismi dell’amministrazione pubblica, di spiegarci i CTP in termini semplici e comprensibili anche per i non addetti ai lavori. Di seguito, il suo scritto.
La Home Page di uno dei sei Consigli Territoriali di Partecipazione (CTP) si presenta alla città con i versi di una popolare canzone di G.Gaber: “libertà è partecipazione”: una verità che Pisa ha cominciato a sperimentare nel momento stesso in cui, esattamente 40 anni fa, i partiti di sinistra – insieme ad un pezzo della D.C. – assunsero il governo di questa città.
Con uno dei suoi primi atti – sicuramente il più significativo – nel 1974 la Giunta Lazzeri, pur in assenza di qualsiasi riferimento o obbligo di legge – istituì i Consigli di Quartiere, facendo così dei quartieri un “luogo vivo” e rendendo finalmente i cittadini partecipi della vita amministrativa della città.
Paradossalmente, con la Legge Finanziaria 2008, nella crescente campagna per la riduzione dei “costi della politica” ( ovviamente partendo dal gradino più basso, senza toccare i grandi privilegi) fu proprio il Governo Prodi a cancellare i Consigli di Circoscrizione nelle città con meno di 100mila abitanti, tra cui Pisa ( cancellazione estesa negli anni successivi dal Governo Berlusconi anche alle città con meno di 250mila ab.).
Dalle elezioni amministrative del 2008 la città, quindi, non elegge direttamente gli organi decentrati di partecipazione.
Grazie ad una legge regionale (la L.R. 69/2007, modificata poi con L.R. 46 del 13 agosto 2013), il Consiglio Comunale, su proposta della Giunta Filippeschi, ha provato a supplire a questa carenza attraverso il progetto “Pisa Partecipa”, sostenuto dalla Regione, dividendo la città in 6 territori e creando a costo zero nuovi organismi, nominati dallo stesso Consiglio Comunale e composti da 20 membri secondo le percentuali di voti ricevuti in ognuno dei sei territori dai singoli gruppi consiliari presenti in Consiglio Comunale.
Con lo stesso progetto sono stati individuati tra i dipendenti comunali, ed espressamente formati, 6 “rappresentanti territoriali della partecipazione”, con il compito, sostanzialmente, di costruire la necessaria relazione tra cittadinanza e specifici settori della Pubblica Amministrazione.
Le attribuzioni dei nuovi CTP sono definite nello Statuto del Comune ( artt. 24 e successivi ). Ai CTP sono affidate attività di partecipazione e consultazione .I CTP promuovono l’informazione e la partecipazione dei/delle cittadini/e, valorizzando le espressioni associative e del volontariato.
I CTP possono esercitare poteri di iniziativa sulle materie di competenza del consiglio comunale e della giunta, mediante proposte di deliberazione da iscrivere all’ordine del giorno di tali organi; possono rivolgere istanze e proposte agli altri organi comunali e formulare proposte sulla gestione di servizi specificatamente individuati dal regolamento.
Inoltre Il Sindaco può richiedere ai CTP pareri preventivi in materia di programmazione economico -finanziaria, di programmazione e pianificazione urbanistica e di regolamentazione del decentramento; ed è tenuto ad informare i CTP su ogni iniziativa dell’amministrazione che rivesta interesse diretto per il consiglio territoriale di partecipazione.
Resta il rammarico che i CTP non possano disporre neanche di quelle poche risorse finanziarie necessarie a dare risposte a piccoli problemi di quartiere che in genere restano trascurati.
Infine una annotazione: con una scorretta modifica allo Statuto ( espressamente voluta dal PdL , che, mettendo in difficoltà l’assessore alla partecipazione Dario Danti impegnato nelle operazioni di insediamento , ha paralizzato l’attività dei Consigli finchè questa non è stata approvata) è stato introdotto il principio della revoca dei consiglieri su proposta dei capigruppo del Consiglio Comunale .
In sostanza è stato affidato ai capigruppo un potere di controllo della disciplinata “obbedienza” dei membri dei CTP alle politiche praticate dai gruppi consiliari. Un principio rischioso che viola la necessaria autonomia dei singoli nella valutazione degli atti e nella espressione dei pareri.
Carmelo Scaramuzzino