“Si chiamava Maurizio Alberti ed è morto nel febbraio del 1999 dopo due settimane di agonia: era andato in coma in seguito ad un arresto cardiaco accusato durante la partita Spezia-Pisa e le palesi inefficienze dei soccorsi avevano di fatto cancellato ogni speranza di sopravvivenza, sarebbe bastata una somministrazione di ossigeno tempestiva al posto delle mille domande sulle sue condizioni (“Ha bevuto? Ha fumato?”). Se si fosse sentito male in un posto “rispettabile”, tra cittadini e non tra “belve”, avrebbe avuto diritto ad un altro tipo di assistenza: ossigeno e corsa a sirene spiegate verso l’ospedale. Ma era un ultrà in un settore ospiti e non ha avuto questa fortuna”.
Cominciava così il comunicato della Curva Nord che avrebbe poi preso il suo nome, quello di Maurizio Alberti, con cui ne annunciava la morte avvenuta l’8 febbraio 1999, e insieme la rabbia, lo sgomento. A distanza di 15 anni la sua memoria è ancora presente, con quel torneo che ogni estate raccoglie adesioni, affetto e vicinanza dalla città.
Per ricordare la figura di Maurizio Alberti, e l’importanza del tema della sicurezza negli stadi, suggeriamo la lettura del capitolo del libro “Rangers, siamo pisani batteteci le mani”, edito da Mariposa e scritto da M.Grava e M.Catastini. Lo potete trovare qui.
Qui di seguito invece, l’unico video con Maurizio Alberti, intervistato sul campo insieme ai suoi compagni.
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