Quanto sarà ganzo scorrazzare coi discorsi fra questo e quel disco di Frank Zappa, in uno smodato uso della parola genio? In questo caso il genio ci sta tutto, anche se ripeterlo tre volte al minuto non è che aumenti la genialità della cosa.
Ma che cos’è il genio?
Ricorriamo alla definizione classica toscana, tratta dal film Amici Miei: il genio è fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Per Zappa va bene, ma per un sacco di altre persone e situazioni, nelle quali viene usato quotidianamente, è, a dir poco, una grossolana esagerazione. Se imbroccate la trovata giusta e vi dicono con tono messianico –genio!- ribellatevi, proponete un’alternativa sobria, più affettuosa ed erotica, come per esempio –sei un/a ganzo/a.
Anche dal punto di vista della parità di genere si apre un amaro capitolo: si dice genia, o genio vale anche per le donne? (per non parlare del possibile scivolamento dell’accento dalla e alla i, in una pericolosa genìa di equivoci semantici…)
La questione non finisce con genio, ci sono i geniacci, i geni del male, i geni assoluti, i genialoidi, una menzione speciale lasciamola a -genietto, ma solo perché -i genietti- sono utensili d’uso domestico che ho visto in vendita alla coop, tra i fusilli e le farfalle. (tra i quali uno scolapasta a
mezza luna adattabile a pentole di vario diametro, one size fits all per dirla alla Zappa…)
Passiamo ad un’altra parola/concetto abusata negli ultimi tempi. La parola è… punk. Senza entrare nemmeno per sbaglio nella discussione infinita di cosa queste quattro lettere dovrebbero significare, punk è una parola che torna troppo spesso dappertutto e soprattutto tra le foto di riviste patinatissime e nei siti web very trendy (ecco anche la parola trendy m’avrebbe otturato le palle, ma sappiate che il peggio deve ancora venire e non ci sarà più da combattere con chi dice figo anche in Toscana, patria di ganzo, perché cool fagociterà l’uno e l’altro…) Il severo giudice di masterchef Joe Bastianich dice che lui è stato punk e suonava musica punk, poi con l’età e i ristoranti è passato al country.
E cosa c’entra il punk con Zappa? Volendo c’entra. Zappa c’entra sempre. Il disco in questione è la terza fatica delle Mothers of Invention, datata marzo 1968: We’re only in it for the money, (un po’ come quando chiesero a Johnny Rotten il perché della reunion dei Sex Pistols: per i soldi!) e il pezzo è Flower Punk.
I testi di questo disco prendono pesantemente in giro tutta quanta la cultura hippy del periodo, e questo pezzo può essere interpretato come un simpatico sberleffo all’Hey Joe di Jimi Hendrix. Il flower punk in questione non è esattamente un genio, ma un ragazzo un po’ stordito che va a sentire un concerto psichedelico, con un fiore in mano, una spilla sulla maglietta, le perline intorno al collo. Si siede a suonare il bongo, fa un po’ di casino e poi va a letto. I’m goin’ to the love-in to sit & play my bongos in the dirt. I’m goin’ to the dance to get some action, then I’m goin’ home to bed. Venerdì prossimo Pagina Qulo intervista la band più zappiana di Pisa. A primavera zappatismo militante, per l’estate si vedrà, si accettano proposte, ma solo se veramente geniali.
Ico Gattai
Ico, sei un genio.
Non lo sono, purtroppo.
Ico, sei un ganzo. Beppe Arciragazzi, baci.