È stato riaperto ieri da 40 famiglie l’immobile in via Marsala a Riglione, di proprietà di Giuseppe Pampana, noto immobiliarista pisano. L’immobile, abbandonato da 12 anni, era già stato occupato esattamente quattro anni fa da otto famiglie in emergenza abitativa, che però erano state sgomberate dopo qualche mese. Fu uno sgombero molto duro: all’alba, con bambini e famiglie che raccoglievano le poche cose, persone anziane con problemi di salute. Ora gli attivisti di Prendocasa lo hanno riaperto per una tre giorni sull’emergenza abitativa: oggi alle 18 ci sarà infatti un’assemblea pubblica proprio su questo tema.
Il collettivo Prendocasa rivendica l’azione di ieri dopo una settimana molto intensa fra picchetti antisfratto, cui hanno fatto seguito alcune denunce. Motivano così la riapertura di via Marsala: “Questa occupazione è il simbolo di una lotta contro una condizione di povertà in cui migliaia di persone sono costrette dalla speculazione immobiliare e dalla posizione di servitù in cui le istituzioni locali stanno nei confronti dei padroni del mercato abitati e della rendita finanziaria”.
“1.200 sfratti in esecuzione – aggiungono – decine di migliaia di appartamenti privati in affitto a prezzi altissimi e molto superiori al costo di produzione, migliaia di persone costrette a indebitarsi con finanziarie e banche per pagare l’affitto, decine di lotti di nuove costruzioni messi in vendita e rimasti sfitti; più di 5.000 case invendute, decine di immobili pubblici inseriti in piani di alienazione, centocinquanta case di proprietà pubblica tenute sfitte in assenza di fondi per la ristrutturazione”.
Durante la giornata di ieri sono molte le persone passate a portare la loro solidarietà all’azione di Prendocasa. Anche i comitati di Gagno e Sant’Ermete hanno partecipato, in totale gli attivisti parlano di “circa 90 famiglie che si sono rivolte a noi per cercare delle risposte ai loro problemi abitativi”.
All’assemblea di oggi Prendocasa presenterà quello che hanno chiamato “un piano straordinario per l’emergenza abitativa”, che consiste in una serie di azioni: “Una moratoria di 6 mesi sugli sfratti per morosità incolpevole”, “l’imposizione sulle nuove costruzioni private di un 25% di patrimonio da destinare ad affitto sociale, strappare alle Banche cha hanno ottenuto dalla BCE miliardi di euro all’1%, fondi per la ristrutturazione e l’autorecupero di immobili inutilizzati, senza alcun interesse”.
E ancora, “utilizzare immediatamente il patrimonio pubblico, tra case popolari e immobili comunali, della provincia, della regione, dell’INPS, dell’Università, per l’emergenza abitativa. Cambiare i parametri del bando della morosità: concedendo fondi ai proprietari vincolando alla stipula di contratti concordati e non di libero mercato e infine aprire uno spazio di trattativa tra soggetti sociali, istituzioni e proprietari legati alla morosità ed alle procedure di sfratto”.
“L’occupazione – concludono – terminerà martedì 18 marzo, alle ore 11, quando incontreremo la Commissione Tecnica dell’emergenza abitativa in cui porteremo queste rivendicazioni”.