Facciamo che marzo tutto lo dedichiamo alle donne, e visto anche il tentato femminicidio avvenuto a Pisa questa settimana, Il segreto di Esma mi sembra una buona scelta. Il film è una co-produzione internazionale tra Bosnia, Austria, Germania e Croazia. E’ uscito nelle sale nel 2006 e nello stesso anno ha vinto l’Orso d’oro a Berlino. Venne molto promosso da Amnesty International all’interno di una campagna di sensibilizzazione per chiedere ai governi di tutto il mondo di fare di più per fermare la violenza contro le donne. Il film è l’opera prima di una regista di Sarajevo che all’epoca aveva 32 anni: Jasmila Zbanic.
Il segreto di Esma è uno di quei film privi di effetti speciali; nel senso che non c’è una fotografia che sorprende, inquadrature strane, giochi di luce; e neanche città caratteristiche, appartementi tipici o attori affascinanti. E’ tutto normale. Anche se di Sarajevo e di persone che hanno vissuto sulla propria pelle la guerra iugoslava di normale non si può proprio parlare. E comunque non c’è proprio motivo ad amplificare gli orrori di quella guerra. O di qualsiasi altra.
Esma, interpretata dall’attrice Mirjana Karanović che non ha il fascino delle attrici holywoodiane ma quello della Magnani ad esempio sì, è la madre di Sara, una ragazzina un po’ ribelle di dodici anni in una Sarajevo che ancora mostra tutti i traumi della guerra ma che ne parla poco. Esma per mandare avanti la baracca fa vari lavoretti ma si trova comunque in difficoltà quando deve trovare i soldi per pagare la gita scolastica di Sara. Del padre di Sara, Esma parla poco, racconta che è un martire ma rimane sempre sul vago. Cerca solo di fare del suo meglio per permettere alla figlia di crescere serena, normale – torna ancora questa parola in una situazione che normale non è. E come consigliato dalla psicologa che segue un gruppo di donne traumatizzate dalla guerra, alla fine Esma racconterà il suo segreto.