L’intervista a Mauro del Corso, presidente dell’associazione con cui gli Enti hanno siglato la contestata intesa sulle squadre di volontari a tutela dei beni culturali
Un dovere intervenire per contribuire alla tutela del patrimonio storico artistico della città. Un dovere mettere a disposizione della città le competenze e i volontari degli Amici dei Musei e dei Monumenti di Pisa. Un dovere che può e vuole essere da esempio.
Questo il senso della risposta di Mauro Del Corso, presidente degli Amici dei Musei e dei Monumenti Pisani e della FIDAM (di cui la sezione Pisana ha la guida dal 2003), alla chiamata del Prefetto Francesco Tagliente e del sindaco Marco Filippeschi per la tutela dei Beni Culturali.
In un momento in cui le risorse che il pubblico mette i campo per la cultura sono sempre più esigue diventa fondamentale, dice Del Corso, contribuire alla tutela, al decoro di quello che “è un patrimonio che appartiene ad ognuno di noi”, è appunto, un dovere. E sebbene il presidente degli Amici dei Musei concordi sul fatto che le scarse risorse a disposizione dei beni culturali sono sempre e comunque il risultato di scelte politiche, “non tollero – afferma – che si dica che le amministrazioni non hanno soldi, non ne hanno per la cultura perché le priorità sono altre”. Né vede contraddizioni nell’affidare al volontariato mansioni, seppure di “minuta manutenzione”, che lo Stato, o chi ne fa le veci, dovrebbe svolgere.
Non crede che sopperire alle mancanze del pubblico rischi di costituire un alibi dietro cui nascondersi per gli amministratori e per la politica? Come se si dicesse: possiamo continuare a togliere risorse per la tutela del patrimonio perché avremo sempre cittadini di buona volontà che a titolo gratuito compenseranno le mancanze?
“No”, è la risposta secca e decisa di Del Corso che, ci dice non condividere “l’opposizione dei sindacati al servizio dei volontari del Touring Club”, che ad esempio nella Pinacoteca di Bologna fanno servizio volontario di guardiania: servizio che per i dipendenti, assunti con concorso, comporta formazione e responsabilità. “No, perché la squadra di volontari specializzati così come formulata nell’accordo non si occuperà certo di restauro, bensì di piccola manutenzione. Per farle un esempio: una delle grondaie di Palazzo Reale è infestata da piante, che rischiano di intasare completamente il deflusso dell’acqua creando il rischio di infiltrazioni all’interno, con il risultato che poi saranno necessari, allora sì, restauri onerosi”.
Perché se parliamo di strappare erbacce, rimuovere sporco e spazzatura, nell’intesa firmata in Prefettura si parla di “un ex soprintendente”, di un “consigliere del sodalizio museale”, di “un restauratore” e di “operatori specializzati e di comprovata esperienza nel settore”?
Perché, spiega il Presidente degli Amici dei Musei, “un ex soprintendente sa come muoversi sia nel rapporto con la Soprintendenza che con il Comune, nei meandri della burocrazia e dei permessi. Così come figure di architetti, storici dell’arte e restauratori (sempre volontari, ndr) garantirebbero la corretta azione della squadra, indicando cosa è possibile fare e cosa non lo è, tutelando così i beni storico artistici”.
Per guidare la sezione specializzata di volontari di pronto intervento un nome c’è già: “Una persona di comprovata esperienza come l’ex soprintendente Guglielmo Malchiodi ci sembra la figura adatta per rivestire questo ruolo”.
Fra Malchiodi e gli Amici dei Musei c’è un passato di lunga collaborazione, che ha portato fra l’altro al reperimento delle risorse, attraverso i fondi destinati dallo Stato alla cultura del 8×1000, per il restauro della facciata in marmo dipinto della chiesa di San Silvestro e del recupero della sua fiancata, il consolidamento e il restauro del campanile. E per il recupero del loggiato nord del primo chiostro del monastero, dove ha sede l’associazione Amici dei Musei e dei Monumenti Pisani. “Uno spazio – ci spiega Mauro Del Corso – che Malchiodi, in qualità di soprintendente, ci ha concesso con un comodato ad affitto simbolico di 100 euro all’anno”. Quindici gli anni di validità, ma rinnovabili di cinque anni in cinque anni.
Per Del Corso la sezione speciale di volontari non sarà poi così diversa da quello che l’associazione fa già: collaborare alla fruizione, alla manutenzione del patrimonio, contribuendo a creare “quel senso civico e quel senso di appartenenza verso il nostro patrimonio che nella nostra città che viene sempre più a mancare”. Per questo, se anche la costituzione della squadra vera e propria non è ancora stata avviata, sono già state realizzate delle casacche con la scritta volontari per l’arte: “Segnalando e portando l’attenzione su questa attività possiamo da un lato fungere da deterrente per atti di inciviltà, dall’altro mostrare che ognuno di noi può fare concretamente qualcosa”.
Si dispiace che gli Amici dei Musei non siano stati invitati all’incontro “Verso una tutela volontaria?” organizzato la scorsa settimana e dice di non capire il motivo delle reazioni suscitate dall’intesa firmata in Prefettura ai primi di febbraio. “Forse – afferma – questa polemica non sarebbe nata se l’incontro non fosse avvenuto in Prefettura. Forse questo è stato visto come un gesto autoritario”.
L’associazione nasce nel 1990 per mano di 26 soci fondatori su iniziativa di Luciano Chiti. Oggi i soci hanno raggiunto quota 700. Dal 2003 la sezione di Pisa è alla guida della FIADM (Federazione italiana degli Amici dei Musei). Gli Amici dei Musei di Pisa si propongono di affiancare e sostenere iniziative a favore del patrimonio storico artistico, di promuovere visite e ai musei e monumenti e di collaborare nell’opera di sorveglianza e di custodia. La sede raccoglie una biblioteca di circa 12 mila volumi. Fra gli interventi realizzati a Pisa a tutela del patrimonio, il restauro del modello di San Ranieri che libera l’ossessa al Museo di Palazzo Reale e la risistemazione dello storico giardino di Eleonora di Toledo, nel Palazzo Mediceo, sede della Prefettura. Le risorse economiche provengono dalle quote associative, 40 euro l’anno, ma soprattutto dalla capacità di intercettare finanziamenti pubblici, che sono sempre meno, e soprattutto privati