Per l’ultima domenica dedicata al cinema arabo ho scelto un film del regista iraniano Jafar Panahi. Panahi è un vincitore abituale dei vari festival di cinema europei, e anche questo, Offside, si è aggiudicato l’Orso d’Argento nel 2006. Di Panahi si è anche parlato molto perché nel 2010 venne arrestato per propaganda contro l’autorità iraniana e nonostante la mobilitazione internazionale soprattutto del mondo del cinema, è stato condannato a 6 anni di reclusione e al divieto di fare film, rilasciare interviste e lasciare l’Iran per 20 anni.
Offside è una commedia. Non è che si rida a crepapelle ma la condizione femminile nel moderno Iran viene raccontata con leggerezza. Viene raccontata con una partita di calcio, importante per l’Iran perché determina la sua ammissione ai prossimi mondiali di calcio, alla quale alcune giovanissime donne tifose di calcio cercano in tutti i modo di assistere nonostante il divieto.
Jafar Panahi nei 90 minuti della partita di calcio (pare che il film sia stato girato anche proprio durante la partita vera e propria allo stadio) e della durata del film riesce a a farci conoscere sei donne – chi più chi meno – e il loro gruppetto di guardiani. Riesce a farci comprendere le difficoltà e assurdità della società iraniana con sorprendente leggerezza e un sorriso. Leggerezza e intelligenza, perché Offside non è per niente superficiale e del tutto realistico.
Il film fila via veloce, ma i personaggi tutti, quasi senza che lo spettatore se ne accorga, rimangono nei pensieri anche nei giorni che seguono la visione.