Parlano di cultura come motore di uno sviluppo creativo e dell’Europa, di un’Europa che recuperi l’originario ideale di Stati Uniti d’Europa, come luogo del futuro dei giovani del paese, Pippo Civati e Ilaria Bonaccorsi, candidata PD-PSE al Parlamento europeo, ieri a Pisa per il tour elettorale per le europee.
Se il tema centrale sono le opportunità che l’Europa apre ai giovani, e le indicazioni che questa dà in materia di istruzione e ricerca, sullo sfondo c’è un’Italia che non riesce a raccogliere, neppure in questo campo, le indicazione che dall’Unione arrivano. Come quella di garantire borse di studio a uno studente su quattro, ricorda la Bonaccorsi. O come le risorse che l’Europa alloca e che l’Italia non riesce a raccogliere.
“Perché se l’unico 3% di cui ci preoccupiamo – chiosa Civati – è quello del fiscal compact, non sembriamo interessati a quel 3% di PIL che altri stati destinano alla ricerca e noi non raggiungiamo”. Ad essere attaccato è un paese che ha ricondotto tutto nell’alveo del mercato, conoscenza e cultura comprese. Oggi, dice Ilaria Bonaccorsi “dobbiamo avere il coraggio di superare 30 anni di neoliberismo”.
In un dialogo che mette in gioco istruzione, cultura, prospettive e lavoro giovanile, Civati non abbandona il ruolo che gli è proprio di contestatore, tutto interno, del PD: dai diritti civili alle larghe intese (solo sottilmente, ma forse neppure troppo, allude), passando dalla non riconferma della Carrozza al Ministero della Ricerca dell’Istruzione e dal decreto lavoro, i punti di scontento non mancano. Ma in attesa che si chiuda la tornata elettorale, l’intenzione è quella di concentrarsi per portare un risultato in Europa.
E allora uno dei nodi su cui ieri l’attenzione si è concentrata, accanto a un disinteresse per la politica (e in particolare per quella dei partiti al governo) da parte dei giovani – un disinteresse tutto conquistato da anni di grandi “amalgame”, c’è quello verso il lavoro e la cultura. Dove da abbattere c’è l’idea di tremontiana memoria per cui “con la cultura non si mangia”, insieme a quella di una generazione di “bamboccioni” fannulloni.
E se ieri cultura e conoscenza ha significato parlare soprattutto di università e di ricerca, impossibile non andare col pensiero a proposte partorite nell’alveo del Partito Democratico come quella dei clochard da impiegare in biblioteca. O a intese avallate per l’impiego dei volontari nel campo del patrimonio storico artistico, utile succedaneo a risorse colpevolmente latitanti.
“Conservare certezza e valore alle professionalità è fondamentale – ha commentato Civati. I volontari sono una risorsa, ma non possono diventare sostituti”. Una sostituzione che può essere rischiosa. Così come rischioso, conclude “è denigrare le Soprintendenze”.