Poco tradisce più dei luoghi comuni. Un tempo si diceva che i giapponesi fossero gran copioni. Ma gli yankee, come avrebbero mai fatto a regalarci (regalarci una bella sega) gli ultimi dieci anni delle loro epopee a base di bistecconi spaziali inquadrati sempre dalla cintola in su, senza scimmiottare pedissequamente il glorioso Resident Evil 4?
Nell’action-horror di Capcom ci attende un collage lussureggiante di schifi vari da sforacchiare. Pescando liberamente da trent’anni di filmografia del brivido e del fantastico, la missione del redivivo Leon Kennedy vede il baldo giovine impegnato a scortare l’insopportabile figlia del presidente ammerigano attraverso un dinamico polpettone di situazioni de paura, che spaziano da Dario Argento ad Alien.
Il gioco, che a dieci anni dalla sua uscita può dirsi pienamente un classico, non sarebbe certo così divertente senza la trashissima trama, coadiuvata da surreali diversivi, da giochi (nei giochi) nel gioco e dalla possibilità di sperimentare l’arte della sparatoria mediante una nutrita varietà di bocche da fuoco personalizzabili. A rifocillarle provvederà un tenebroso figuro conosciuto come il Mercante, destinato a diventare ben presto il vostro migliore amico.
Cosa ancor più importante, le foie cinematografiche dell’equipe allestita dal produttore Shinji Mikami non prendono neanche per un minuto il sopravvento sul gioco giocato, e l’atmosfera del tutto si fonde con la varietà di approcci possibili. Se nei capitoli precedenti bastavano uno zombie, un corridoio angusto e la penuria di munizioni a fare il gioco, qui l’ampiezza delle ambientazioni, la quantità e qualità dei nemici (spesso capaci di tattiche di gruppo) e il gagliardo arsenale spostano l’ago della bilancia verso il panico da accerchiamento e la necessità tattica di sfoltire le linee avversarie con metodo e brio.
Se avete in casa qualcosa che fa girare dei videogiochi e l’avete acquistato negli ultimi dieci anni, con buona probabilità Resident Evil 4, da bel prezzemolone qual è, vi attende con una sua versione per detto dispositivo.
Tommaso Mongelli
www.fandonia.net