È stato indetto per giovedì 29 maggio alle 10:30 in Piazza Dante un sit-in, in occasione del secondo anniversario dal drammatico terremoto che ha colpito l’Emilia, e che ha provocato la chiusura della Sapienza.
A convocarlo è l’Associazione Amici della Biblioteca Universitaria: “Così sono passati due anni. Da due anni la Sapienza è chiusa, abbandonata a se stessa, spiaggiata in piazza Dante”.
“La cittadinanza tutta – afferma l’associazione – è invitata a partecipare al sit-in per chiedere ancora una volta la riapertura della più importante biblioteca cittadina e una delle più ricche in Toscana”.
Gli amici della Biblioteca Universitaria segnalano il recente contributo del Prof. Michele Feo, “Libri imprigionati e deportati. Cosa accade alla Biblioteca Universitaria di Pisa”, in corso di stampa sulla rivista “Il Ponte” (Anno LXX n. 6, Giugno 2014).
Un estratto è reperibile a questo link: http://amicibup.files.wordpress.com/2014/05/estratto-bv.pdf
Già, un filologo che contesta perizie strutturali sulla Sapienza. Ora per diritto di replica sul Ponte vorrei però anche un bell’intervento di ingegneri civili che contestano ricostruzioni filologiche
Dubito fortemente che buona parte degli ingegneri siano capaci di scrivere in un italiano decente, dopo quello che hanno combinato nei giudizi delle abilitazioni.
Sul valore scientifico della perizia, inoltre, il Prof. Feo, come dice apertamente, non mette bocca: ma è sempre TROPPA fatica leggere, figuriamoci poi i lavori dei letterati. Ne parliamo all’incontro di giovedì, E.C.
Gli stereotipi partono sempre da un fondo di verità. Lo stereotipo del letterato che pensa di essere migliore di tutti gli altri, per esempio, parte da letterati reali. Che ritengono che tutti gli altri siano cialtroni, non sappiano scrivere, non abbiano voglia di leggere. Chissà come mai fra chi pretenderebbe di riaprire al volo la Sapienza non ce n’è uno che per mestiere si occupi di architettura, edilizia, statica degli edifici, norme sulla sicurezza… e non ci sono neanche rappresentanti degli studenti che in quel palazzo pure ci venivano.
Tutto ciò mi ricorda un po’ quelli che chiedono “una firma contro l’Aids”
Nella breve nota giornalistica c’è un’imprecisione: il terremoto non ha danneggiato le strutture della Sapienza, come ha del resto dimostrato la perizia ben illustrata nell’articolo del prof. Michele Feo. Il prof. Feo non contesta nulla, ma espone tutto ciò che gli esperti hanno scritto. Aggiunge le notizie sulla storia della biblioteca e sul ruolo che questa ha avuto nella crescita civile e culturale di generazioni di cittadini e studiosi. Brevemente: la facciata posticcia, fatta nel 1911 dalla parte della via Curtatone e Montanara, ha provocato delle crepe all’Aula Nuova della Sapienza. E questa cosa era nota da anni, il terremoto non c’entra nulla. Da parte della Biblioteca Universitaria di Pisa non sono stati rilevati cedimenti né danni alle strutture. La BUP, la più grande e la più preziosa biblioteca pubblica pisana, forse, poteva restare aperta.
Anna Siekiera
Ma leggere prima di giudicare? Se poi della biblioteca devono occuparsi solo gli ingegneri,, o gli architetti, auguri!
L”idea che uno invece abbia letto e giudichi quello che ha letto proprio non vi sfiora? Se poi della biblioteca devono occuparsi solo i letterati e gli storici, peggio mi sento!
Siete solo un ristretto manipolo di persone – rumorose e insistenti, ma sempre le stesse 4 (quattro) – che non ha nessuna competenza tecnica o legale per opporsi a una perizia e ai provvedimenti che hanno portato alla chiusura. Fra di voi non ce n’è uno del ramo, non c’è nessuno studente, non c’è nessun lavoratore della Sapienza o della BUP, anzi siete tutti letterati che non lavorano nemmeno all’Università di Pisa. Ma qualche domanda su questo ve la siete posta?
Non proponete nessuna soluzione, non contestate i singoli punti o i singoli passaggi, non dividete le responsabilità, sapete solo dire “la Sapienza deve riaprire PERCHE’ SI’! “, ve la prendete con tutti e chi non è d’accordo con voi è cattivo incompetente ignorante servo analfabeta. Feo arriva a parlare di perizia di regime: se chi l’ha redatta lo querelasse forse farebbe bene. Un po’ meno di presunzione no? Non è che siccome avete scelto il nome “Amici della BUP” siete titolari del destino della BUP o parlate a nome della BUP!
Cara Rita, è proprio vero che si parla di ciò che si conosce: nessuno di noi ha parlato di presunzione, lei sì. E una cortesia: in un dibattito o in uno scambio di opinioni si usa sottoscrivere con nome e cognome quello che si afferma. Ma effettivamente siamo rimasti in pochi a praticare anche quest’abitudine. Mi stia bene, Eliana Carrara
A me sinceramente interessa più l’opinione che nome e cognome. Chiunque l’abbia scritta, è comunque l’espressione di un pensiero e va rispettata, anche se evidentemente non piace. E aggiungo anche che considero l’articolo del prof. Feo l’ennesimo vuoto esercizio di stile di un docente che si compiace di belle parole prive di qualunque concretezza. L’ennesima iniziativa di un’illustre figura accademica esterna all’Università di Pisa che si fa paladina del bene comune proponendo tante belle e sognanti idee su come valorizzare e utilizzare un edificio …. ops! di proprietà dell’Università – e non un edificio qualunque ma proprio l’edificio più rappresentativo dell’Università. Se la BUP è un bene comune, perchè queste illustri figure non chiamano concretamente in causa le loro istituzioni per salvarla, anzichè sentenziare soltanto sui beni altrui? Mario Guerrieri