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Grand Quignol! Animelle alla brace

Hoguera de San Juan_ph Contrando Estrelas_flickr

Il teatro secondo Sara ed Hengel (Teatro Cantiere)

Abbiamo perso l’anima, cari amici. Non l’abbiamo più e ancor peggio quelle rare volte in cui c’è non sappiamo riconoscerla.
Ebbene sì, questa domenica Grand-Quignol! vuole fare una piccola riflessione mistica insieme a tutti voi. Ma non saremo pedanti predicatori che inneggiano al divino, state tranquilli. Vogliamo parlarvi di anima, ma lo faremo intendendola come una qualità umana ben tangibile e ci aiuteremo facendovi conoscere un’antica danza rituale, la Nestinarstvo (нестинарство). Proprio così, roba bulgara, roba d’altri tempi, quando si danzava per scongiurare epidemie, per far crescere il raccolto, per riallacciare legami sociali e lo si faceva a piedi nudi, sulle braci ardenti, al suono di gaide sfiatate.

Davvero roba di un’altra epoca. Ed infatti fino a pochi anni fa la Nestinarstvo stava scomparendo – come il panda o il tapiro dalla gualdrappa (tanto per citarne due a caso) – anche perché la sua tradizione antichissima permetteva che quest’arte fosse tramandata solo a pochissimi e i suoi danzatori, i Nestinari, si contavano sulle dita di una mano. La sua funzione sociale divenne sempre più labile perché legata a riti ancestrali ormai lontani dall’epoca moderna, a necessità di purificazione ormai delegate ai fanghi delle SPA.

Poi qualcosa è cambiato: l’interesse degli antropologi, l’apertura politica della Bulgaria, l’economia ed il turismo hanno riportato in auge questa danza. In auge, sì, ma non in vita, perché ha perso l’anima e nessuno se ne vuole accorgere…

Ora proviamo a farci capire meglio. Nel prossimo video vi mostriamo la Nestinarstvo in un villaggio, la registrazione non è di molti anni fa, ma si percepisce come lo spirito della danzatrice e della danza vadano oltre la rappresentazione. Si sente qualcosa di originale e vero, organico; si sente l’odore della terra ed il brivido del divino. E’ un momento sereno ma importante, senza fronzoli o effetti speciali: ci sono i carboni ardenti, certo, ma servono alla danzatrice a trascendere ed ai presenti per sentirsi accolti da un caldo abbraccio purificatore. E poi servono ai bimbi: se trasportati dalla Nestinari da un capo all’altro della brace cresceranno sani e forti.
Comunque giudicate voi:

 

 

Ma un giorno le necessità che motivavano questa danza rituale sono cambiate, niente più purificazione e buon augurio, ma rappresentazione, spettacolo. Nei ristoranti, nelle piazze per i turisti. Niente di male, certo, è una danza bellissima comunque, ma il suo cuore dov’è finito? Il video che state per vedere mostra una delle tante performance per i turisti, ci sono i fari e tanta brace, effetti di luce e troppi freddi flash. Anche la musica aggiunta successivamente dal videomaker fa capire l’antifona. Un’atmosfera epica da Il Gladiatore, barbagli di fuoco qua e là, niente più Nestinarstvo in effetti, ma una sua ricostruzione. Anche fatta bene se vogliamo, però..

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E se poi proprio intendiamo vedere la Nestinarstvo senza più anima e senza calore (letteralmente!), ecco un regalo per tutti coloro che non hanno compreso cosa avesse di tanto speciale il primo video. Messieurs et Mesdames voilà il corpo vuoto della Nestinarstvo:

 

 

Ora non ci crederete ma c’è chi ha fatto di peggio riscoprendo questa danza, perché in effetti alcuni si sono resi conto di come la sua forza risieda in qualcosa di interiore ed ancestrale al di là del vuoto atto fisico; ma son caduti nel grande errore, finendo in un filone post new-age a nostro avviso alquanto fastidioso e fuorviante. Cercando l’anima l’hanno persa. Ahi, che dolor!

 

 

Cos’altro dire? State tutti attenti a non perdere la vostra, di anima che qui il pericolo è costante. E provate a comprendere come la danza ed il teatro non debbano solo passare attraverso occhi e mente, ma siano qualcosa di molto più complicato che va giù e poi su e pone domande e alza icone e danza impavido nel fuoco. Pensateci: davvero è possibile salvaguardare tutto questo inglobandolo nel gran giro economico del turismo? Forse sì, ma solo in parte, un po’ come salvare il tenero panda e il tapiro dalla gualdrappa buttandoli in una gabbia… Triste, no?

PS: Nel week-end appena passato, qui in città c’è stato il Pisa Folk Festival con tante interessanti iniziative. Sappiamo che in molti siete andati a ballare con l’Orchestra Popolare de La Notte della Taranta, sappiamo che avete saltato, gridato ed il ritmo vi è entrato nelle ossa, e questo è bene. Non dimenticate però che la Taranta viene da qui e che la sua anima non si svela a chi saltella con garbo per non far cadere l’I-Phone, ci siamo capiti?

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Pubblicato il: 1 giugno 2014

Argomenti: Cultura, Teatro

Visto da: 1289 persone

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