“Questo clima di violenza e di intimidazione non porterà nessun risultato positivo”. Lo dicono senza girarci intorno i cittadini della comunità senegalese insieme ai volontari di Africa Insieme, oggi in Piazza Manin dove hanno convocato la stampa, teatro negli scorsi giorni di continue retate da parte delle forze dell’ordine contro il commercio abusivo. Pressoché quotidiani gli interventi di Polizia Municipale e Carabinieri, con azioni sempre più repressive anche in attuazione del protocollo firmato in Prefettura dove si punta all’eliminazione del fenomeno.
Khabane Ndao, segretario generale della comunità senegalese di Pisa, chiede l’immediata convocazione di un tavolo: “Da due settimane si vive una situazione molto dura, con il rischio continuo che la tensione degeneri in qualcos’altro, mettendo in pericolo i venditori, gli agenti, i turisti e i passanti”, afferma. “Qualche giorno fa un uomo senegalese è finito in ospedale perché nel tentativo di scappare è caduto, battendo la testa”.
“Chiediamo quindi alle istituzioni di riaprire il dialogo – aggiunge il portavoce della comunità – un dialogo che c’è stato negli anni passati e che aveva portato anche dei risultati. Gli attacchi continui invece generano solo un clima di violenza, che nessuno vuole”.
Sergio Bontempelli di Africa Insieme sottolinea la scelta del nome dell’operazione: “Falange, un nome dall’eco franchista che evoca scenari affatto rassicuranti. Quelle di queste settimane – dice – sono azioni che non risolvono affatto un fenomeno presente da 25 anni a Pisa”.
“Abbiamo inoltre avuto modo di riscontrare – aggiunge Bontempelli – da parte di alcuni operatori delle forze dell’ordine, comportamenti che riteniamo poco civili. Questa situazione si aggiunge alle molte altre difficoltà che i cittadini senegalesi stanno affrontando per rinnovare il premesso di soggiorno”.
È nuovamente Khabane Ndao a spiegarli: “La Questura sta bloccando centinaia di rinnovi del permesso di soggiorno perché chiede le dichiarazioni dei redditi degli anni passati. Non tutti però le hanno, perché magari ci sono stati anche momenti di disoccupazione, e in quel caso non hanno nulla da presentare”. Una vicenda che riguarderebbe solo nella comunità senegalese oltre 200 persone, per la quale la stessa comunità sta cercando di dare un supporto legale.
Il dialogo è sempre un’ottima cosa, ma deve avvenire all’interno della legalità. Quindi, prima si smette di commerciare robaccia contraffatta e poi si parla di tutto.
Loro acquistano a nero dai cinesi, nel senso che loro non gli rilasciano nessuna ricevuta o scontrino fiscale. Poi rivendono senza rispettare le norme del commercio. Tra loro c’è chi ha la licenza di commercio ambulante, ma per ottenere la licenza non c’è necessità di avere la partita iva, quindi … non pagano tasse di nessun genere.
e di chiedere soldi ai parcheggi di Cisanello e di Piazza Carrara …
Senegalesi, altri immigrati ed italiani devono avere pari diritti e pari doveri; quindi questi “commercianti” se non hanno la partita Iva, se non pagano le tasse, se vendono abusivamente su suolo pubblico, non hanno nemmeno il diritto a “chiedere” un tavolo; si adeguino alle norme vigenti in Italia, o prendano la loro mercanzia e la vadano a vendere al loro paese; ben vengano controlli sequestri e repressione del commercio abusivo; chi ha un negozio viene danneggiato, chi passa camminando viene disturbato, in nome di cosa ? dell’accoglienza ? dell’integrazione ? si integrino loro, adeguandosi, e che stiano pure muti !