La Route Agesci ci sarà, ormai questo è noto. Il nulla osta è arrivato dalla conferenza dei servizi dello scorso 27 maggio. E lunedì, a Firenze, si terrà una conferenza stampa, a cui insieme alla presidenza della Regione Toscana parteciperanno anche il Presidente e il Direttore dell’Ente Parco. In quell’occasione, spiega il Parco in una nota, verrà spiegato nel dettaglio il progetto. Oltre ad essere l’occasione per “illustrare importanti novità relative a interventi di ripristino ambientale che grazie all’evento organizzato da AGESCI sarà possibile realizzare”.
Ma il dissenso non si placa e nel frattempo, perplessità sull’organizzazione della Route AGESCI nella Tenuta di San Rossore, vengono per la prima volta dal Parco stesso, più precisamente da cinque dei sette membri del Comitato scientifico del Parco di Migliarino San Rossore e Massaciuccoli: Giuliana Biagioli, Presidente del Comitato scientifico, Mariella Baratti, Alessandro Chiarucci, Simona Maccherini e Lorenzo Peruzzi.
Membri che hanno esaminato la versione finale del progetto. Insieme a tutti i documenti inviati dalla Direzione del Parco relativi alle procedure organizzative di tale evento, sono infatti stati informati nella seduta del Comitato presso il Parco il 4 giugno delle ulteriori modifiche e integrazioni a tali procedure, “giunte in questo modo – scrivono – alla versione finale”.
Stupore, dicono di aver provato i cinque membri del Comitato scientifico sottolineano, per aver appreso dell’organizzazione di un evento di tale portata ed eccezionalità entro la tenuta di San Rossore dagli organi di stampa e non dai canali ufficiali del Parco, “del quale è chiamato ad essere il supporto tecnico-scientifico”.
L’Ente Parco non aveva l’obbligo per statuto di informare il suo Comitato scientifico sull’evento Route, come ricordano gli stessi firmatari, e quindi il suo non coinvolgimento dalle fasi iniziali delle decisioni sull’evento fino alla sua definitiva approvazione risulta corretto sul piano formale. Ma così, dicono, “si è persa l’opportunità di acquisire pareri che avrebbero tra l’altro potuto indirizzare meglio, almeno su alcuni punti, lo studio di incidenza”.
A rispondere è il presidente del Parco Fabrizio Manfredi: “Il parere espresso da alcuni membri del Comitato scientifico è legittimo, ma non rientra tra i compiti che lo Statuto dell’Ente Parco attribuisce a tale organo; si tratta, dunque, di una posizione del tutto personale, pari a quella espressa da altri cittadini, che niente a che ha a che fare con il ruolo e le funzioni di tale organo. La procedura di rilascio di nulla osta, infatti, non ha potuto coinvolgere se non la Direzione e gli uffici dell’Ente Parco stesso, nel pieno rispetto del principio, alla base del nostro ordinamento, di separazione tra le funzioni di indirizzo politico e di gestione. Proprio per evitare che i nulla osta e i pareri ambientali siano condizionati dalla politica, che deve invece assegnare gli indirizzi generali, il legislatore ha infatti voluto che fossero figure tecniche e dirigenziali ad avere le competenze in materia”.
In base al quadro normativo attuale il Comitato scientifico, sottolinea Manfredi come del resto ricorda lo stesso Comitato, “esprime un parere obbligatorio su alcuni e definiti atti, in particolare di interesse pianificatorio e programmatorio, ma non ha competenza sulle procedure per il rilascio di autorizzazioni: il Direttore non era dunque tenuto a coinvolgere il Comitato scientifico nel percorso autorizzativo seguito per l’iniziativa, seppure abbia provveduto a tenerlo informato sull’iter. Ritengo anzi che, se l’avesse fatto, avrebbe rischiato di infrangere le norme di legge, potendone subire le conseguenze amministrative e penali: eppure, nella posizione dei membri del Comitato scientifico diffusa a mezzo stampa, riscontro invece pesanti critiche per il mancato coinvolgimento del Comitato stesso nell’iter del nulla osta e della valutazione di incidenza, che non ritengo corretto siano formulate al Direttore, il quale si è invece attenuto alle procedure con imparzialità e trasparenza”.
Localizzazione dell’evento
In sede di Comitato scientifico, spiegano i cinque membri, subito “dopo essere venuti a conoscenza dell’evento, si è chiesto, in accordo con le procedure previste dal Manuale per la gestione dei siti Natura 2000, lo spostamento in aree meno sensibili del Parco di San Rossore, Migliarino e Massaciuccoli rispetto alle Tenuta di San Rossore, nella quale la sostenibilità dell’evento era almeno dubbia”. Una richiesta che non è stata accolta.
Valutazione di incidenza, attività di monitoraggio e opere di mitigazione
La valutazione d’incidenza svolta dalla Nemo spiegano, “è stata relativa agli effetti ambientali del progetto esclusivamente sugli habitat e sulle specie animali e vegetali di interesse comunitario e regionale presenti nel Sito Natura 2000 ‘Selva Pisana’”. Nessuno studio di impatto è stato svolto dalla Nemo “su tutte le componenti animali e vegetali presenti nel Sito, che esulavano dall’incarico ricevuto da Agesci, ma che pure occorrerebbe considerare in base ad altre normative esistenti, come le Misure vincolanti della Regione Toscana del 2008 che vieta ad esempio la distruzione o il danneggiamento di nidi e ricoveri di qualunque specie di uccelli”.
Troppi condizionali, secondo i cinque componenti, nello studio di impatto. “Lo studio afferma ad esempio che gli impatti sugli habitat di interesse comunitario e regionale, insistenti nell’area interessata dall’evento, saranno temporanei e ‘presumibilmente’ reversibili in breve tempo; che la perturbazione di specie in fase di esercizio sia alto, ma allo stesso tempo che l’allontanamento di uccelli ‘non determini incidenze negative
significative’; che i contrasti con le norme regionali siano ‘in gran parte’ mitigabili”. Inoltre per i firmatari lo studio non stabilisce in modo sufficiente quanto a lungo dureranno le perturbazioni, se saranno reversibili e in quanto tempo.
Un corretto monitoraggio, aggiungono, avrebbe inoltre dovuto presupporre “dei rilievi prima dell’evento e un successivo confronto con i dati
rilevati dopo l’evento, ricorrendo possibilmente anche a siti di controllo, procedura che non sembra adeguatamente garantita. I lavori preparatori inizierebbero all’inizio di giugno, stando ai documenti inviatici, ma niente di pubblico si sa di monitoraggi ‘ante operam’.”
A destare la viva preoccupazione dei membri è il fatto che “le criticità e il grado di impatto e di disturbo ambientale – che pure chiaramente emergono – non risultano sufficientemente determinabili in base agli studi condotti”, “poiché però l’impostazione dell’evento è stata decisa e condotta in sede politica prima che tecnico-scientifica”.
Pure nelle critiche, il Comitato scientifico dà atto agli organi tecnici del Parco di aver svolto un consistente lavoro di approfondimento delle opere di mitigazione degli effetti della Route. Ma aggiungono un elemento che ritengono fino ad oggi trascurato e che definiscono “l’impatto ambientale”.
Densità
L’evento Route AGESCI porterà nel Parco circa 32.000 persone per una settimana e “queste saranno confinate in un’area di 74 ha. Questo porta ad una densità di 43243,2 persone a km2, che è quasi 12 volte la densità di abitanti per km2 del Comune di Firenze e ben più alta
di quella dei posti più popolosi al mondo: oltre due volte la densità di Macao, quasi sei volte quella di Singapore, sette volte quella di Hong Kong, e senza poter contare su grattacieli!” Se gli scout presenti alla Route AGESCI, proseguono “rimarranno, come dovranno essere, confinati all’area loro assegnata, avranno ciascuno di loro a disposizione 23 metri quadri, ma in realtà molto meno di questa superficie, perché occorre detrarre dallo spazio totale tutte le strutture logistiche, dai bagni ai palchi alle tende personali e di servizio, ecc. Viene anche detto che gli scout frequenteranno le aree boscate e altre aree naturali in piccoli gruppi di 25 persone. Nella lettera di integrazioni viene specificato che questi gruppi “si riuniranno, seduti su erba, non più di 25 persone sedute in aree libere da sottobosco. Esse saranno distanziate l’una dall’altra e saranno massimo di 20 per ogni zona di pineta limitrofa e delimitata vicino ad ogni sottocampo. Un semplice ragionamento aritmetico dimostra che dividendo 30000 scout in gruppi di 25 si ottengono ben 1200 gruppi, in più distanziati gli uni dagli altri: dove è possibile trovare tutto questo spazio, sempre nei 74 ettari assegnati, anche prevedendo dei turni ? È vero che non è previsto che gli scout giochino a pallone dentro la tenuta, ma neppure si può pensare di trasformare ragazzi di quell’età in statue di sale: anche qui, dunque, non si sa con quali conseguenze”.