“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Citano l’articolo 53 della Costituzione Una città in comune e Rifondazione Comunista per introdurre le proposte che verranno portate giovedì in consiglio comunale quando si voterà la variazione di bilancio. Lì dovranno essere recepite le indicazioni della legge di stabilità e dunque la Iuc – Imposta Unica Comunale – che mette insieme Imu, Tasi e Tari.
Le proposte del gruppo consigliare ruotano introno a due capisaldi, un prelievo fiscale progressivo e l’introduzione di alcune esenzioni per le fasce più deboli. “Il principio della progressività dell’imposta – spiegano – che nel nostro Paese gli ultimi governi delle larghe intese, compreso quello Renzi, hanno sistematicamente omesso e cancellato. La IUC, l’Imposta Unica Comunale approvata dal Governo Letta è l’ennesima tassa ingiusta che non si ritradurrà in maggiori servizi e diritti per le cittadine e i cittadini”.
Se la soluzione migliore sarebbe quella si una riforma seria della fiscalità comunale, Pisa dovrà comunque adeguare i propri regolamenti alle normative introdotte con la legge di stabilità. In un quadro ancora in divenire, spiega Una città in comune – Prc, “abbiamo provato ad immaginare per Pisa alcune possibili inversioni di tendenza”.
Per il 2014 la proposta è innanzitutto modificare le aliquote dell’Irpef comunale, “che oggi a Pisa seguono una logica tutta berlusconiana, per cui chi ha 15 mila euro paga quanto chi ne ha 100 mila e più. Noi riteniamo invece che chi più ha più debba pagare, tanto più in una fase di crisi”.
La proposta è l’esenzione del pagamento per chi ha meno di 15 mila euro, un mantenimento dell’aliquota dello 0,2 per chi ha redditi tra i 15 e i 28 mila euro, e poi una forte progressività, prevedendo il massimo dello 0,8 per chi ha più di 75 mila euro. Questo dicono “consentirà al Comune di Pisa di avere una maggiore entrata di 1 milione e 200 mila euro, di cui oltre il 50% proveniente dai redditi più alti”.
Questo gettito consentirebbe di contenere la TASI sulla prima casa: “Infatti sarà possibile limitare l’aliquota massima al 2,2 per mille (anziché il 2,5 previsto) e utilizzare per applicare le detrazioni solo uno 0,3 rispetto allo 0,8 per mille aggiuntivo che viene previsto dalla normativa, in modo da evitare un aumento indiscriminato della tassazione sull’abitazione principale che ci porterebbe a livelli addirittura più pesanti di quelli previsti dall’ultimo governo Prodi”.
A questo si aggiunge anche l’azzeramento totale dell’imposta per i nuclei familiare con indicatore ISEE sotto i 15 mila euro.
Una proposta insomma che fa del suo perno la forte progressività nell’ottica tutta costituzionale del pagare in base alle proprie possibilità, anche per tutelare i ceti più deboli e maggiormente colpiti dalla crisi.