MENU

I profughi scrivono alle istituzioni: “Vogliamo autonomia e integrazione”

profughi_tombolo

L’isolamento è forse l’aspetto che più pesa ai 16 ragazzi ospitati a Tombolo, ai 12 a Cascine Nuove nel Parco di San Rossore, così come a quelli in Piaggerta. Insieme alla mancanza di indipendenza e alla possibilità di integrazione.

A visitare i profughi lunedì, nella struttura in località Podere San Guido gestita dalla Provincia, davanti a Camp Darby, la seconda commissione consiliare. Ad accoglierli tutti i 28 uomini arrivati a Pisa a partire da aprile, con una lettera, scritta insieme ai ragazzi ospitati alla Piaggerta, che è stata indirizzata a Prefetto, Questore, Comune e Provincia.

 

 

“Ringraziamo il Governo Italiano – scrivono – per averci ricevuto e accettato in Italia. Il nostro percorso migratorio dai nostri diversi paesi deriva da diverse ragioni”. Perché diverse sono infatti le ragioni che sostengono la loro ricerca di protezione internazionale: “Alcuni di noi hanno seri problemi politici, altri sono rifugiati dalle guerre. Nel nostro viaggio abbiamo incontrato diverse difficoltà. Alcuni di noi sono stati trattati brutalmente negli altri paesi africani, alcuni hanno passato diverso tempo in prigione e alcuni hanno quasi perso le loro vite in mare”.

“Abbiamo bisogno di un documento – scrivono ancora – per essere identificati e per fornirlo quando ci viene chiesto. Siamo in questo paese da due mesi senza un’identità”.

Se per i profughi ospitati in Piaggerta, di cui si occupa il Comune attraverso la Società della Salute, il percorso per il permesso di soggiorno temporaneo è stato più celere, più lente le procedure nel caso degli altri. Un mese fa la foto-segnalazione, ma solo da oggi verranno accompagnati a gruppi di cinque in Questura per sbrigare le pratiche necessarie.

Dalla lettera emerge un bisogno di autonomia, “abbiamo bisogno di fare le cose in autonomia, senza l’aiuto della cooperativa”, e chiedono che gli vengano erogati quei 2,50 euro a cui hanno diritto secondo la convenzione che regola la loro accoglienza. Così come chiedono il diritto ad avere un proprio dottore e a recarsi in ospedale in caso di necessità.

Poi l’isolamento, dicevamo. Scrivono: “Un altro problema è la nostra distanza dalla città, cosa che rende molto difficile la nostra integrazione e la conoscenza di persone italiane”. Un bisogno di socialità talmente forte che ha spinto uno dei ragazzi la sera della Luminara a percorre a piedi, andata e ritorno, la strada per Pisa.

Se per i profughi ospitati in Piaggerta sono arrivate almeno delle biciclette dalla Pisamo, la stessa richiesta “reiterata” fatta dall’assessore Silvia Pagnin non ha al momento ricevuto risposta. “Siamo pronti a protestare con azioni estreme – concludono – Ma sappiamo che possiamo risolvere la questione con la pace”.

Il 30 giugno scadrà la convenzione che regola l’accoglienza, e all’orizzonte non si prefigura nessun alternativa. C’è da aspettarsi una proroga del sistema di accoglienza, ma resta da vedere se questo avverrà o si procederà invece con la stipula di una nuova convenzione. Certo ormai è che il sistema messo in piedi dal Ministero dell’Interno per la gestione di questi arrivi sul territorio mostra tutte le sue falle e rende praticamente impossibile un sistema di accoglienza diffusa.

Se dalle ultime ricognizioni sembra che nell’area pisana nessun comune abbia a disposizione strutture o appartamenti liberi (ma dopo l’ultima riunione in Prefettura altre ricognizioni sono state disposte), qualcosa potrebbe essere disponibile nella zona della Valdera. Ma il problema sono le utenze, e gli eventuali affitti da pagare, che anche se anticipate dai comuni diventerebbero spese non rimborsabili. Perché certo i 30 euro previsti dalle direttive non possono coprire queste somme.

Ora è necessario, sottolinea Una città in comune-Prc, che la questione venga affrontata in Consiglio comunale: “Da settimane facciamo sulla totale assenza di qualsiasi forma di coordinamento da parte della Società della Salute. Nelle settimane scorse abbiamo proposto di parlarne in consiglio comunale e dopo questo sopralluogo speriamo che ci sia la volontà di discuterne quanto prima per definire una serie di iniziative concrete che rispondano realmente alle esigenze che queste persone pongono da settimane”.

Ciò che abbiamo visto, commenta Simonetta Ghezzani che presiede la Commissione Politiche sociali “è un clima di grande civiltà ma anche di sconforto. È necessario attivare una rete sociale attorno a queste persone”.

E superare un sistema di accoglienza di flussi migratori che è evidente, e più volte denunciato, emergenziale non è più.

Download PDF

Scritto da:

Pubblicato il: 25 giugno 2014

Argomenti: Pisa, Politica, Sociale

Visto da: 740 persone

, , , , , , ,

Post relativi

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi paginaQ per email

Ciao!
Iscriviti alla newsletter di Pagina Q
Se lo farai ci aiuterai a far vivere l’informazione nella nostra città e riceverai la versione mail del quotidiano.
Naturalmente non cederemo a nessuno il tuo indirizzo e potrai sempre annullare la tua iscrizione con un semplice click sul link che troverai in ogni nostra mail.