Cari Lettori,
qualche tempo fa, con InQuadriamo il diritto, abbiamo visto quali sono i costi della giustizia italiana (qui trovate l’articolo). Oggi torniamo sull’argomento, visto che dal 25 giugno 2014 sono nuovamente aumentati, e non di poco, i costi dei processi.
Con l’ultimo provvedimento legislativo, gli importi del contributo unificato (ossia di quella sorta di “tassa” – anche se il termine è usato impropriamente – che si deve pagare per iniziare un giudizio) sono aumentati di circa il 15%. Si tratta di un incremento di spesa davvero significativo, soprattutto perché è l’ennesimo che si registra nel giro di pochi anni.
Un esempio basterà per capire bene di cosa stiamo parlando. Fino al 2005 per instaurare un giudizio del valore – ipotizziamo – di 500 euro non occorreva pagare alcunché a titolo di contributo unificato, ed occorreva pagare soltanto 8 euro a titolo di marca da bollo. Oggi, per lo stesso identico giudizio, occorre pagare 43 euro per il contributo unificato e 27 euro di marca da bollo. Così, ancor prima di iniziare, se ne vanno via ben 70 euro solo per le spese di giustizia iniziali, contro gli 8 euro che si pagavano fino al 2005. A queste somme vanno, poi, ad aggiungersi tutte le altre spese che dovranno essere sostenute nel corso del giudizio, ed i compensi spettanti all’avvocato.
Un aumento così vertiginoso dei costi dei processi va, ovviamente, a discapito dei cittadini, che ne sono colpiti in maniera indiscriminata: se si fa eccezione per coloro che hanno diritto al “gratuito patrocinio”, in tutti gli altri casi gli importi da pagare non variano a seconda del reddito personale, e colpiscono tutti indifferentemente. Il contributo unificato viene pagato nella stessa identica misura sia da chi guadagna 12.000 euro all’anno sia da chi guadagna 200.000 euro l’anno. Ciò significa che questi aumenti vanno, ovviamente, ad incidere soprattutto su coloro che rientrano nelle fasce di reddito medie. Chi è troppo “ricco” per avere diritto al gratuito patrocinio (istituto riservato solo a coloro che guadagnano meno di 10.766,33 euro all’anno), ma non è “ricco” abbastanza da potersi permettere di pagare contributi unificati e marche da bollo, di fatto si può trovare nella situazione di dover rinunciare alla propria pretesa. Come dicevo prima, il contributo unificato va pagato subito, appena si inizia una causa: facendo un esempio, se io devo recuperare un credito di 6.000 euro, prima di iniziare il giudizio devo versare allo Stato ben 264 euro. E ovviamente devo versare qualcosa a titolo di acconto anche al mio avvocato, e devo anche sostenere le spese vive per notifiche e adempimenti vari. Ancor prima che si tenga la prima udienza avrò speso, nella migliore delle ipotesi, minimo minimo 600/800 euro … non si tratta di pochi spiccioli, si tratta di somme che equivalgono agli stipendi mensili di moltissimi lavoratori italiani.
E’ evidente che il costante aumento dei costi della giustizia italiana ha, tra i suoi obiettivi, anche quello di “deflazionare” il contenzioso giudiziale. In quest’ottica, però, non si tiene conto che oggi come oggi coloro che agiscono in giudizio pur sapendo in partenza di avere torto, o per pure questioni di principio, o per banalità e problemi di poco conto, sono veramente pochi. Ormai chi si rivolge ai tribunali lo fa, quasi sempre, solo dopo averle provate provate tutte, solo perché non sa in che altro modo risolvere la loro controversia. In questa situazione, bisognerebbe, a mio avviso, puntare verso altre soluzioni, cercare altre strade per alleggerire il carico di lavoro dei tribunali. Soprattutto, bisognerebbe considerare che in un periodo storico come quello che stiamo attraversando, nel quale per molte, moltissime persone anche somme relativamente esigue possono essere davvero importanti e fare veramente la differenza a fine mese, non si può porre un cittadino davanti all’alternativa tra il non agire in giudizio, e rinunciare definitivamente a far valere i propri diritti, o l’agire in giudizio, spendendo somme sempre più alte.
Vi aspetto alla prossima!
Francesca Bonaccorsi
Gentile Dottoressa
Questa è la vera politica che si annida nelle pieghe del vivere comune e colpisce come al solito quelli che hanno meno soldi, per cui per non spendere ulteriormente, spesso si rinuncia ad avere giustizia.
cordialmente
In questo conteso alcuni soggetti ci giocano, come per esempio gli amministratori di condominio professionisti, che giocano sull’ignoranza dei condomini ma, quando scoperti, i condomini desistono da intraprendere azioni legali per il costo “in senso lato” della “giustizia”. Sempre nel caso dei condomini spesso non sono questioni di principio. Prendiamo ad esempio la convocazione dell’assemblea: “l’avviso di convocazione deve essere inviato per tempo affinchè tutti gli aventi diritto abbiano conoscenza degli argomenti posti all’ordine del giorno e possono prepararsi al dibattito, da cui scaturisce la volontà collettiva di gestione del condominio stesso, apportando, nella discussione, la loro opinione che può, infatti, incidere sull’esito della votazioni”. (Manuale dell’amministratore di condominio, Gian Vincenzo Tortorici, IPSOA.