A 13 anni da Genova stasera, lunedì 21 luglio alle ore 21, al giardino della Biblioteca di Storia e Filosofia si terrà il dibattito Tortura di Stato. In ricordo di Genova 2001, organizzato dal Progetto Rebeldia. Un’occasione per ricordare la dura repressione che si scagliò contro i movimenti sociali e per riflettere sulla tortura come dispositivo politico di repressione del consenso e della partecipazione politica pubblica.
Gli ospiti che si confronteranno su questo tema saranno lo storico Adriano Prosperi, Checchino Antonini, giornalista di PopOff e attivista di ACAD (Associazione contro gli abusi in divisa), e Chiara Marigliano, laureanda con una tesi sul reato di tortura della redazione di Sherwood.
“Vi è un luogo comune – scrivono gli organizzatori – che considera l’abuso poliziesco un ‘fatto eccezionale’, un atto compiuto da poche mele marce all’interno di un’istituzione integerrima preposta alla difesa della sicurezza dello Stato e dell’interesse generale dei cittadini. Nonostante i ripetuti casi di violazioni dei diritti umani operati dalle forze di polizia, questo punto di vista continua a esercitare un forte peso nel dibattito e nella mentalità diffusa, tanto da influenzare l’incapacità del Parlamento italiano di applicare le norme in materia di diritti dell’uomo ratificate a livello europeo e internazionale.
“Non crediamo sia possibile negare che le forze di polizia, quando sono attraversate da indagini e inchieste, tendano sempre a chiudersi “a riccio” , e che lo spirito di corpo si traduca spesso nella formazione di un fronte compatto che, a prescindere dalle violenze e abusi,
protegge i “suoi” uomini. A questa constatazione si deve aggiungere il triste primato dell’Italia: non avere una legge che definisca con precisione e quindi punisca i reati di tortura. Uno dei motivi principali per cui la magistratura non può sanzionare adeguatamente gli abusi commessi da chi è in divisa, con la conseguenza di un’impunità dilagante, vero e proprio deterrente nei confronti dell’impegno socio-politico e dell’attivismo della società civile.
“Genova 2001 è stato per il nostro paese e per il mondo un evento traumatico, anche perché è giustamente ricordata come un capitolo di storia della tortura. Alla politica che nasce dal basso, alle istanze sociali lo stato italiano ha risposto con la brutalità della violenza nelle strade, e la sevizia nei luoghi di detenzione. Nella liberaldemocrazia italiana è emerso ancora una volta come certi punti di vista critici non siano ammessi, non abbiamo diritto di parola.
“Essere capaci di rielaborare quel lutto significa poter ripartire – politicamente – con una nuova speranza, in nome di quegli ideali e valori che allora – profeticamente – furono in grado dicomprendere le cause della crisi economica che viviamo oggi”.