Si è tenuta lo scorso venerdì la direzione del PD Toscano, con due temi importanti all’ordine del giorno: un documento sul riassetto dei livelli istituzionali in applicazione della legge 56/2014 “Delrio”, che sarà ulteriormente discusso nei circoli e nelle direzioni territoriali nelle prossime settimane, e un documento sulla proposta di Pd-Forza Italia per la nuova legge elettorale toscana.
La nota ufficiale del PD afferma che “nel corso della direzione alcuni membri hanno presentato anche un documento che chiedeva la modifica dell’accordo di legge elettorale toscana (in particolare eliminazione del minilistino facoltativo di tre nomi e soglie di accesso piu basse)”.
Il documento, raccontano i civatiani, “ha aperto una discussione accesa, in cui sono anche volate parole grosse“, mentre il PD liquida la discussione con i numeri del voto: “Il documento è stato respinto dalla direzione regionale con il voto contrario del 90 percento dei presenti. Viene così confermata la posizione del Pd toscano a sostegno dell’accordo già raggiunto, con la conferma di non avvalersi del listino facoltativo, come già deliberato il 17 marzo dalla Direzione Regionale”.
Un annuncio vittorioso rafforzato dal commento del segretario regionale Dario Parrini: “Il secondo voto in direzione rafforza la nostra determinazione ad andare fino in fondo sulla strada della riforma elettorale, con la quale diventiamo i primi in Italia per introduzione del doppio turno e tutela della parità di genere. Due primati nazionali di cui siamo fieri”.
I civatiani intanto, pur dalla minoranza in cui si trovano fanno sentire la loro voce e annunciano la nascita di un nuovo soggetto, “Toscana possibile”. Su Facebook durante la direzione riportano sgomenti le parole del presidente della Regione Enrico Rossi, che appoggia l’accordo: “Fare una nuova legge elettorale toscana che aiuti il centrodestra a riorganizzarsi è un elemento positivo perché aiuta il centrosinistra a stare attento a quello che fa”.
Sul merito dell’accordo ha scritto lo stesso Civati dal suo blog qualche giorno fa, e i toscani aggiungono: “La nuova legge elettorale, il cosiddetto “toscanellum”, certo migliorativa rispetto alla precedente e più accettabile dell’Italicum (ci vuol davvero poco) ha però ancora troppi punti che non vanno. Ci sono alcuni punti che rischiano, se non modificati, “di lasciare alle segreterie dei partiti e non ai cittadini toscani la scelta dei propri consiglieri regionali”, dice Laura Rimi, membro di area Civati della direzione regionale.
“La proposta – prosegue la nota di Toscana Possibile – nasce da un accordo tra PD e Forza Italia che ha escluso tutte le principali forze di maggioranza ed opposizione. Due no e un sì sono quelli espressi da Laura Rimi e Fabio Di Meo, intervenuti in direzione: no a listino dei nominati (dove i tre candidati sono scelti dalle segreterie dei partiti); no alle candidature multiple; sì alle primarie per decidere inserimento e graduatorie dei candidati nelle liste circoscrizionali. Scelta quest’ultima non scontata, anzi, visto che si comincia da più parti a dire che la presenza delle preferenze nella legge potrà escludere le primarie per i consiglieri, riportando di nuovo nelle stanze dei partiti la scelta della rosa dei nomi da sottoporre agli elettori”.
“Il principale obiettivo della riforma – si legge ancora – doveva essere quello di restituire maggiore protagonismo agli elettori nella scelta dei propri rappresentanti e, quindi, il definitivo superamento del doppio modello di liste bloccate (prima i listini di partito e poi le liste a livello provinciale), che ha contribuito a qualificare la legge toscana come una sorta di “anticipo” del Porcellum. La proposta invece realizza l’auspicato superamento solo parzialmente. Se è sicuramente apprezzabile e condivisibile l’introduzione del ballottaggio e della doppia preferenza di genere all’interno delle circoscrizioni plurinominali, non altrettanto la permanenza del ‘listino regionale’ di partito, seppur facoltativo e ridotto ad un massimo di 3 candidati, ma comunque di lista e non di coalizione”.
Fanno notare poi che “con un consiglio regionale ridotto a 40 membri si rischia che per molte delle forze politiche gli unici candidati eletti saranno proprio quelli scelti dalle segreterie di partito”, scelta “tanto meno accettabile alla luce delle riforme costituzionali attualmente in discussione. Nella prospettiva di una seconda Camera con senatori eletti da e tra i consiglieri regionali, si corre il rischio che si trovino a rappresentare la nostra regione in Senato consiglieri che mai si sono sottoposti alle preferenze degli elettori e che hanno scarso radicamento territoriale. E ciò potrebbe incredibilmente verificarsi anche laddove i consiglieri medesimi fossero stati bocciati dagli elettori, in virtù della prevista possibilità di plurime candidature, nel listino regionale e in due liste circoscrizionali”.
“Con la candidatura plurima – aggiungono – se si perde in un collegio si può vincere in un altro, o addirittura senza nemmeno “giocare” si vince comunque essendo inseriti anche nel listino. Un evidente e grave vulnus del principio rappresentativo, o più banalmente, una presa in giro degli elettori. La Direzione non ha accolto queste proposte, chiudendo con un voto di rigetto che ha visto renziani e cuperliani incredibilmente uniti nella difesa del listino bloccato e delle soglie differenziate. Qualcuno ha anche detto, come il Presidente Rossi, per consentire al centrodestra di riorganizzarsi e fare così da stimolo alla sinistra”.
E concludono annunciando che la battaglia non è chiusa: “Quello che sicuramente non si chiuderà è la battaglia dell’area Civati contro il listino bloccato, le candidature multiple e in favore delle primarie. Questi saranno i temi da cui partirà la costituenda associazione Toscana Possibile che porterà avanti anche nella nostra regione le proposte, il nuovo PD e la nuova sinistra di Pippo Civati: un PD in cui non sono i politici a scegliere i politici, ma i cittadini. Un’associazione trasversale a tutta la sinistra, dentro e fuori il PD, senza steccati, con l’obiettivo non di abbattere ma di ricostruire ciò che appare sempre più sfocato: l’orizzonte della sinistra italiana”.