Mi sembra doveroso dedicare un mese di VideoteQue alla Prima Guerra Mondiale nell’anno del centenario del suo scoppio. E di film che ne parlano ce ne sono molti e belli. Il primo che però ho scelto in realtà non sembrerebbe proprio parlarne; la nomina e la storia che racconta si svolge poco prima dell’inizio della Guerra.
Il Nastro Bianco è un film di Michael Haneke del 2009 vincitore del Festival di Cannes e racconta una serie di fatti misteriosi, alcuni abbastanza macabri, che avvengono in un piccolissimo villaggio della Germania: sono incidenti strani, rapimenti, pestaggi violenti di cui pare non si riesca a venire a capo. Per chi un pochino Haneke lo conosce, lo sa che i suoi film raramente spiegano gli eventi che accadono, e quindi anche per Il Nastro Bianco mettetevi l’animo in pace.
E come per molti film di Haneke (non li ho visti tutti) non ci sono chiare interpretazioni né del significato degli eventi e tanto meno del significato del film, ma questo film è legato alla Prima Guerra Mondiale da una delle prime frasi del narratore – tutto il film è raccontato con voice over dall’allora giovane maestro di scuola del villaggio quando è anziano, quindi molti anni dopo. Il maestro dice di voler raccontare i dolorosi fatti perché forse possono raccontare gli eventi avvenuti dopo in Germania.
Forse allora i vari atti violenti misteriosi, ma anche l’educazione severa e repressiva del pastore protestante del villaggio o anche le azioni riprorevoli del medico del villaggio vorrebbero spiegare quello che succederà in Germania nel corso del secolo breve? Chissà. Il film è girato in un bellissimo bianco e nero. La fotografia è curatissima. Le inquadrature sono spesso fisse e molte sono nel buio di case illuminate solo da lampade ad olio. Gli attori anche sono notevoli, molti dei quali bambini e adolescenti, belli da guardare e vedere recitare. Belli i costumi ma anche i campi di grano d’estate e il paesaggio coperto di neve d’inverno.
È un film perfetto mi viene da dire, e questo secondo me aiuta a guardare il film del regista austriaco che come per i suoi altri riesce benissimo a creare nello spettatore un bel po’ di ansia. Ma Haneke lo dice, vuole uno spettatore attivo nella poltrona; e ci riesce.