Quando Sir John Eliot Gardiner si ferma a intrattenersi con il pubblico alla fine del concerto è pallido e madido. Deve essere esausto, dopo quasi due ore di concerto senza intervallo, eppure sorride soddisfatto e si concede anche un velo di umorismo. Trattiene il pennarello dorato che gli aveva porto un ragazzo per farsi autografare una fotografia e continua imperterrito a distribuire autografi e sorrisi. Si rivolge al ragazzo che aspetta la restituzione del pennarello in un italiano flebile ma gioioso e si giustifica dicendo: E’ molto bello, mi piace molto.
Ha proprio ragione di esser soddisfatto, Sir John: ha presentato in rapida successione tre lavori molto diversi fra loro di tre autori diversi, ed è andato tutto benissimo, come sottolineato anche dal pubblico del Duomo di Pisa in questo concerto del festival Anima Mundi 2014, pubblico che, nonostante il contesto compassato della cattedrale, si è scatenato in applausi deliranti a sottolineare i punti forti della rappresentazione: il soprano Esther Brazil nella Cantata BWV 199 di Bach, il Coro Monteverdi (che compie cinquant’anni quest’anno) nello Stabat Mater di Scarlatti e tutto il complesso vocale e strumentale nel suo insieme per il Dixit Dominus di Handel.
La Cantata BWV 199 di Bach è apparentemente anomala: non c’è il coro, la parte strumentale si concentra soprattutto sulle parte solistiche (in particolare, l’oboe) e per il soprano costituisce un vero e proprio tour de force: una rapida successione di quattro cicli recitativo + aria, con estenuanti da capo, quasi senza respiro. La soprano Esther Brazil ha risposto in modo molto convincente alla sfida, fornendo una interpretazione impeccabile e mandando in deliquio il pubblico. Altrettanto è stato apprezzato l’oboista (anche per lui un lavoro massacrante), che però non è dato sapere chi sia, in quanto sul libretto di sala non figura fra i musicisti del complesso English Baroque Soloists, mentre sul sito web del festival Anima Mundi non è indicata neanche la soprano…
Lo Stabat Mater a dieci voci di Domenico Scarlatti, per il quale entra il coro, e si distribuisce in avanti, vicinissimo al direttore, e proiettato verso il pubblico (del resto ci sono solo una manciatina di strumenti di accompagnamento), incanta con le sue polifonie delicate eppure articolate e ipnotiche. Ma incanta soprattutto quel coro affiatatissimo, intonatissimo e sincronizzato alla perfezione in tutti i registri e in tutti i tempi. Una vera gioia nell’ascolto.
Il Dixit Dominus di Handel era forse, fra le tre, la composizione più familiare al pubblico. Fu composto da Handel all’età di 22 anni, mentre si trovava in Italia. Qui tutti e due i complessi diretti da Gardiner hanno mostrato una perfetta amalgama, e ha incantato il pubblico in particolare il delicatissimo De torrente, tanto che le due soprano soliste del Coro Monteverdi hanno ricevuto un particolare tributo da parte del pubblico.
Nel complesso una serata proprio ben riuscita, forse anche perché, non trattandosi di un’imponente rappresentazione sinfonica (come fu la serata inaugurale di questo Festival Anima Mundi, di cui si ragionava qui), la delicatezza strumentale è risultata compatibile con l’incerta acustica della cattedrale. Via giù, proprio una bella serata di musica, tanti giovani e giovanissimi fra il pubblico e alla fine una grande soddisfazione generale, anche da parte del settantenne Sir John.
Per la cronaca 1: Su Youtube sono disponibili i video della Cantata di Bach (con Magdalena Kozena!) e del Dixit Dominus di Handel entrambi nell’interpretazione dei complessi di Sir John Eliot Gardiner.
Per la cronaca 2: Prima del concerto è stato annunciato che il Coro Monteverdi dedicava la sua performance pisana all’iniziativa del giorno successivo (21 settembre) denominata One Day One Choir, in occasione della Giornata Internazionale per la Pace.
Michele Lischi
enezvaz.wordpress.com