Passi indietro nel comune di Pisa sulla raccolta differenziata. Se nel 2012 la percentuale era stata del 40,13% nel 2013 assistiamo a una flessione di raccolta differenziata di circa il 2%, che attesta Pisa al 38%.

Un tendenza che trova conferma nel primo semestre del 2014 in cui la percentuale di raccolta differenziata scende al 37%. Un dato ancora parziale quest’ultimo che potrebbe risollevarsi negli ultimi sei mesi dell’anno anche in virtù dell’introduzione della raccolta porta a porta in nuovi quartieri della città e l’introduzione di 614 nuove campane per la raccolta del vetro che dovrebbero contribuire anche a una migliore qualità del rifiuto differenziato.

L’obbiettivo è quello di raggiunge il 65% di raccolta differenziata entro il 2016: soglia sotto la quale i comuni sono sanzionati attraverso la cosiddetta “ecotassa” e il cui raggiungimento, prima previsto entro il 2012, è stato prorogato con la legge di stabilità di quest’anno.

“Questi dati – dice Marco Ricci consigliere di Una città in comune – Prc – confermano le scelte errate delle amministrazioni comunale che si sono succedute negli ultimi anni e che in termini puramente economici, incidono per 1 milione di euro, a causa dell’ecotassa, sulle bollette dei cittadini pisani. Oggi ci troviamo ad aver appena superato i limiti di legge previsti per il 2006, otto anni fa”.

Ad essere contestato dal gruppo consiliare la scelta di un sistema misto, fatto di cassonetti interrati (che doveranno essere realizzati nel centro storico) porta a porta e stazioni ecologiche mobili. Un sistema quest’ultimo dice  Ricci che “nonostante abbia comportato spese non ha dato risultati, come dimostra il calo delle percentuali di differenziata”.

“Il sistema misto – prosegue Marco Ricci – crea confusione e disparità fra i cittadini e, oltretutto non funziona. Comuni simili al nostro che hanno scelto la soluzione unica del  porta a porta hanno raggiunto risultati soddisfacenti, come Novara che raggiunge il 70%, o come comuni vicini a noi ad esempio Cascina e San Giuliano terme che raggiungono rispettivamente il 78% e l’80% e che che contestualmente hanno anche ridotto i costi globali di conferimento in discarica”.

Sull’aumento delle tariffe per la Tari dicono Ricci e Ciccio Auletta “come abbiamo già sottolineato, pesano la spesa per i cassonetti interrati, un’ecotassa pari a 1 milione di euro e i sovrappiù che il comune deve pagare secondo quanto stabilito dalla circolare Orlando per il conferimento dei rifiuti in discarica tali e quali”.

Sforamenti quest’ultimi su cui polemizza Ciccio Auletta: “Le sanzioni sui rifiuti vengono prese come una fatto naturale. Mentre se si chiede di sforare i patto di stabilità per interventi di contrasto al rischio idrogeologico e per la sicurezza nelle scuole si ripete che i vincoli vanno rispettati”. “Da tempo – continuano – sosteniamo che l’unico modo per aumentare rapidamente la porzione di rifiuto differenziato è l’applicazione del porta a porta in tutta la città. Ciò che serve è una volontà politica forte e di una strategia chiara ed univoca”.

Fra le obiezioni classiche di chi si oppone al porta a porta c’è il maggior costo del servizio. Un costo spiega marco Ricci “che si ripaga in 2, 3 anni con un’applicazione rigorosa del sistema del porta a porta. Senza sottolineare che i costi di questo servizio sono principalmente individuabili in lavoro: un sistema dunque che crea anche occupazione”.