Tre giovani ragazzi livornesi,
con lo scalpello e altri arnesi,
tre pietre grigie e grezze
trasformarono in bellezze.
Bellezze dell’arte di Modì
che fermatosi a Livorno
con la sua mano le scolpì
lasciando traccia del soggiorno.
In quell’estate di ritrovamenti,
i livornesi, con animo commosso,
assiepati lungo i canali puzzolenti,
guardavano dragare il fosso smosso.
La benna dentro l’acqua immersa
portava all’aria ogni detrito,
ma quando la speranza era ormai persa
ecco le tre teste di granito.
“Sono vere, sono vere!”
gridò subito l’esperta,
che non colse la presa pel sedere
e la figura che l’avrebbe ricoperta.
Dopo un po’ di tempo
arrivò la confessione:
“l’abbiam fatte a passatempo,
col martello a percussione.”
Oggi quelle teste di Modì
le trovi esposte nel museo,
ma ‘un sai più se quelle lì
son proprio quelle d’Amedeo.
Frama
Pisa 2 ottobre 2014
Tutti i diritti dell’opera sono come l’autore: riservati
Oggi al Museo: teste false illuminate, capolavori al buoi. segno dei tempi?