Un gruppo di abitanti del campo della Bigattiera, accompagnati dal Comitato per la difesa dei diritti dei bambini e delle bambine della Bigattiera e da Africa Insieme, hanno convocato una conferenza stampa per denunciare l’imminente sgombero. La notizia è che nei giorni scorsi gli assistenti sociali del Comune hanno contattato le famiglie rom – 15 nuclei, 120 persone circa in totale e oltre 50 bambini, quasi tutti di origine macedone – annunciando l’intervento delle forze dell’ordine, che arriverà con ogni probabilità nei prossimi 30 giorni (ancora non c’è una data precisa) e proponendo soluzioni alternative.
“Che fine faranno le famiglie, che fine faranno i bambini, dopo che il campo sarà chiuso?” si chiedono i rappresentanti del Comitato. I rom sono stati convocati in due momenti distinti e le proposte sono diverse a seconda del possesso o meno del permesso di soggiorno. Per i “regolari”, dotati cioè del permesso di soggiorno, è stata ventilata l’ipotesi di abbandonare volontariamente il territorio regionale, “senza alcuna garanzia di un inserimento sociale” spiega il comunicato del Comitato. “Se avessimo voluto avremmo potuto farlo da molto tempo, stiamo qui da 20 anni ed è difficile andare in una città dove non conosciamo nessuno e dove trovare un lavoro sarebbe molto dura” afferma Kamil Selatin, abitante del campo della Bigattiera.
In alternativa alla partenza dalla Toscana, ai rom “regolari” è stato promesso un contributo all’affitto in caso di trasferimento in una casa. Opzione molto difficile da realizzare secondo gli abitanti del campo della Bigattiera. “Se avessimo potuto trovare una casa lo avremmo già fatto – continua a spiegare Kamil – il problema è che i proprietari non vogliono affittare agli zingari. Noi lavoriamo, io ad esempio ho una ditta individuale da 20 anni, ma non riesco comunque a trovare la casa. Questo perché si continua a parlare male degli zingari”.
Per i rom della Bigattiera sprovvisti di permesso di soggiorno invece l’unica soluzione proposta è il rimpatrio assistito. Il ritorno al paese di origine con il viaggio pagato dal Comune e un contributo di 200 euro a persona. “Se torniamo dobbiamo chiedere asilo politico – spiega Kamil – altrimenti saremmo considerati clandestini. Siamo arrivati a Pisa nel 1994, i nostri figli sono nati qui e in Macedonia non esistono, non parlano nemmeno la lingua”. I bambini del campo che non sono registrati all’anagrafe in Italia sono apolidi di fatto, visto che in Macedonia superata una certà età non è possibile ottenere la cittadinanza.
“Chi dice che è un campo abusivo dice il falso – ricorda Sergio Bontempelli di Africa Insieme – il campo della Bigattiera è stato costruito ufficialmente dall’amministrazione comunale tra 2004 e il 2005 nell’ambito del progetto Città sottili. È cresciuto perché chi stava nelle case, quando il programma è stato tagliato da un giorno all’altro, ha subito gli sfratti senza nessuna soluzione alternativa”. “Loro pensano che dopo lo sgombero noi ce ne andremo” afferma Kamil, “ma anche gli uccelli, quando li scacci lanciando un sasso, fanno un giro e poi tornano. Così faremmo noi dalla Bigattiera, come già abbiamo fatto in questi anni, andremo a Coltano, dove c’è posto, acqua e luce. Per liberarsi di noi il Comune deve metterci in un forno e bruciarci tutti. Così dopo non dovrà più occuparsi dei rom”.
“Oggi siamo di fronte ad un elemento di ulteriore gravità, perché il Consiglio comunale di Pisa si è impegnato a ripristinare gli allacci della corrente elettrica e dell’acqua, oltre al servizio di scuolabus per i bambini” spiega Bontempelli. Un impegno che per adesso non si è ancora tradotto in fatti concreti, nonostante l’intervento delle associazioni. “Oggi Palazzo Gambacorti prepara lo sgombero giustificandolo con l’impossibilità di vivere in condizioni di emergenza” continua padre Agostino Rota Martir, un prete che da anni vive nel campo di Coltano, “ma le condizioni sono state create, quindi si tratta di un cortocircuito. Fin quando non ci sono soluzioni percorribili, occorre ripristinare il minimo necessario perché le persone vivano dignitosamente”.
Il gruppo consiliare Una città in comune – PRC ha chiesto che della questione si parli nella riunione della II Commissione consiliare, quella che si occupa di politiche sociali e che si riunirà lunedì 3 novembre.
e io pago!
Visto che i pisani sono razzisti e inspiegabilmente non vogliono affittare le loro case ai rom, invito il sig. Bontempelli ad aiutarli a trovare una casa come si deve facendosi garante con i propri beni.