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“Riparte il futuro”, la campagna di Libera contro la corruzione all’università

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“Clientelismi, corruzione, baronato, raccomandazioni: quando qualcuno nel mondo dell’istruzione approfitta del suo ruolo per guadagnare un vantaggio personale distrugge molto più di quello che pensa. Non è un caso che il diritto allo studio venga garantito dalla Costituzione: chi danneggia le nostre università aggredisce la fiducia nel sistema pubblico che è alla base del nostro domani.” Sono queste le motivazioni alla base della nuova petizione lanciata da Riparte il futuro, la mobilitazione on-line contro la corruzione promossa da Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, e dal Gruppo Abele.

Riparte il futuro è la più grande campagna digitale contro la corruzione mai organizzata in Italia. Nasce circa due anni fa, spin-off del Master universitario pisano in “Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione”, ormai da anni vera e propria incubatrice di professionalità sui temi dell’antimafia e dell’anticorruzione. Da allora sono numerosi gli obiettivi raggiunti dalla campagna, grazie al coinvolgimento di migliaia di cittadini: Obiettivo 100% sanità trasparente, un monitoraggio dell’attività delle aziende sanitarie; la riforma del 416 ter del codice penale, che punisce lo scambio elettorale politico-mafioso; impegni concreti contro mafie e corruzione per i candidati alle elezioni comunali ed europee del 2014.

Da qualche settimana il nuovo protagonista della campagna è il nostro sistema universitario: per troppo tempo incancrenito in perversi meccanismi clientelari e corruttivi, viene oggi coinvolto attivamente da Riparte il Futuro nella lotta contro il malaffare. Come? I Rettori di tutte le università italiane saranno invitati ad assumere iniziative concrete contro la corruzione nel settore accademico, innanzitutto rimanendo accanto e proteggendo coloro che hanno il coraggio di esporsi per denunciare le cose che non vanno: “Gli atenei possono fare molto. La legge anticorruzione del 2012 ha infatti introdotto l’istituto del “whistleblowing”: letteralmente “suonare il fischietto”, un’espressione per indicare chi sceglie di rompere i muri del silenzio sulle illegalità a cui talvolta può capitare di assistere. Chiediamo a tutti i rettori degli atenei pubblici italiani di sottoscrivere con noi un impegno a favore del whistleblowing“,  sottolineano gli organizzatori della campagna.

La proposta si articola in tre punti e mira a incentivare e tutelare le segnalazioni di illeciti e ad estendere la protezione a tutti gli attori coinvolti: non solo l’apparato amministrativo dunque, ma anche docenti, ricercatori precari e studenti. Ciò sarà possibile anche grazie alla promozione di canali di segnalazione certi e semplificati, in costante contatto con l’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione.

Numerosi i movimenti studenteschi partners di questa nuova campagna, convinti che quella sull’istruzione sia la madre di tutte le battaglie. Chiediamo un meccanismo per difendere e incoraggiare chi segnala corruzione, malaffare, nepotismi e raccomandazioni nelle Università italiane.”

Emilia Lacroce

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