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Mini dizionario sugli amori Lgbtq: sei cose che nessuno vi ha mai detto

famiglie

Piccolo breviario lessicale in due puntate per capire la differenza tra un’unione civile e un matrimonio gay, tra una stepchild adoption e una maternità surrogata.

di Caterina Coppola

Tranquilli: nessun tecnicismo legale, solo elementi per capirci qualcosa di più.

È l’argomento del giorno: le coppie gay, il matrimonio, le unioni civili, le adozioni. Se avete letto i giornali e visto i TG (e perfino i talk show!) dell’ultimo mese, sicuramente vi sarete imbattuti in un servizio, in un articolo o un dibattito che affrontava questi temi. Difficilmente, però, qualcuno che ha usato uno dei termini sopraelencati (o altri correlati) ha spiegato di cosa si trattasse, nel dettaglio. Perfino i tanti sondaggi fatti da prestigiosi istituti nelle ultime settimane, tendono a confondere tra unioni civili e matrimonio. Cerchiamo, allora, di fare chiarezza, perché ognuno possa farsi un’opinione con un minimo di conoscenze di base. Tranquilli: nessun tecnicismo legale, solo alcuni elementi per capirci qualcosa di più.

1) Registro delle unioni civili – Molti comuni italiani (Pisa è stata una delle prime città ad approvarlo, nel 1996) hanno istituito e stanno continuando ad istituire, il Registro delle Unioni Civili, uno speciale elenco a cui si possono iscrivere le cosiddette coppie di fatto, ovvero coppie di gay e di lesbiche conviventi, legate da un rapporto d’amore ma che la legge italiana non riconosce in alcun modo e a cui, di conseguenza, non permette di sposarsi. I diritti a cui possono accedere le coppie iscritte ai Registri delle Unioni Civili possono cambiare da comune a comune, ma hanno comunque valenza locale (parliamo, ad esempio, dell’accesso alle graduatorie per le case popolari come coppia e non come singoli, ad eventuali assegni di sostegno per pagare l’affitto o altri contributi e benefici previsti dai singoli comuni per le coppie sposate). Non rientrano in questi diritti, quelli previsti dalle leggi nazionali per le coppie eterosessuali sposate (diritto di assistere il partner in ospedale, diritto al colloquio in carcere, all’eredità, al subentro nell’affitto della casa in caso di decesso di uno dei due, alla reversibilità della pensione etc. etc.). I registri delle unioni civili hanno una valenza poco più che simbolica dal punto di vista giuridico, ma ad essi viene riconosciuto un forte valore politico che va nella direzione del riconoscimento delle coppie dello stesso sesso. I Registri delle Unioni civili sono aperti anche alle coppie etero che preferiscono non sposarsi.

2) Unioni Civili – Al centro del dibattito politico attuale, la definizione “Unioni Civili” (spesso usata nella variante inglese “civil partnership“) è molto generico e, di per sé, non indica un istituto ben definito e standardizzato. Stati diversi nel Mondo hanno approvato leggi che istituiscono le unioni civili, ognuno prevedendo che esse includano o escludano determinati diritti previsti dal matrimonio per le coppie eterosessuali, come ad esempio le adozioni (si va dai vecchi Pacs francesi, alle “Unioni di vita insieme” della Germania, passando per il “Partenariat légal” del Lussemburgo). Non sempre le unioni civili sono aperte anche alle coppie eterosessuali. Nel dibattito italiano si parla di “unioni civili alla tedesca”. Nella sostanza, si tratta di un istituto che riconosce alle coppie dello stesso sesso tutti i diritti previsti per le coppie di sesso diverso che si sposano, eccezion fatta per l’adozione di bambini nati all’esterno della coppia. È prevista, invece, la cosiddetta stepchild adoption.

3) Stepchild adoption – Letteralmente “adozione del figliastro” è un istituto che permette al/alla partner della coppia che non è il genitore biologico del figlio o della figlia di adottarlo, assumendone così la patria potestà al pari del padre o della madre biologici. Le stime ufficiali dicono che in Italia ci siano, al momento circa 100 mila bambini che vivono con genitori dello stesso sesso. Si parla, in questi casi, di “famiglie omogenitoriali”. Sono stime di qualche anno fa, da considerarsi quindi inferiori alla realtà. L’esigenza di prevedere le stepchild adoption per le coppie omosessuali parte dal principio di tutela del bambino o della bambina. Non solo nella vita quotidiana, il genitore non biologico non ha formalmente alcun diritto né dovere nei confronti di quello che, di fatto, è suo figlio (ad esempio, non può andare a prenderlo a scuola, accompagnarlo dal medico, iscriverlo in palestra, ottenere congedi dal lavoro per prendersene cura in caso di malattia etc etc), ma nel caso in cui il genitore biologico dovesse trovarsi nell’impossibilità di prendersi cura del figlio o della figlia, l’altro componente della coppia non potrebbe per legge in alcun modo sopperire ai suoi bisogni.

Questo comporterebbe il ricorso a misure drastiche quali l’affido ai nonni biologici o, addirittura, ai servizi sociali. Ne conseguirebbe un doppio trauma per il figlio che si vedrebbe privato di entrambi i genitori con cui, fino a quel momento ha condotto una regolare vita familiare. I detrattori delle stepchild adoption sostengono che permetterle alle coppie gay e lesbiche aprirebbe alla “compravendita di bambini e feti” o allo “sfruttamento di donne del terzo mondo” a cui le coppie gay si rivolgerebbero perché portino avanti la gestazione per loro conto. In realtà, la cosiddetta maternità surrogata (o “gestazione per altri”) è una pratica legale in molti paesi occidentali in cui donne (sposate o single) si mettono a disposizione di coppie (etero o omosessuali) che non possono avere figli diversamente per portare avanti la gravidanza al loro posto. Esistono, ad esempio negli Usa e in Canada, cliniche riconosciute dalle autorità sanitarie locali in cui è possibile ricorrere alla gestazione per altri. La locuzione “utero in affitto” viene solitamente utilizzata in senso dispregiativo per esprimere un giudizio morale su chi vi fa ricorso.

 

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Pubblicato il: 3 novembre 2014

Argomenti: Cultura, Politica, Sociale

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